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Migranti, Conte o Draghi la storia non cambia: nuovo fermo amministrativo per la Sea Watch

Nuovo fermo amministrativo per la Sea Watch 3: la colpa della Ong tedesca è di aver trasportato più persone di quante la nave ne poteva ospitare a bordo. La risposta su Twitter: “Che cosa avremmo dovuto fare? Avremmo dovuto abbandonare quelle persone in mare?”. Il Tar di Palermo aveva appena sospeso le misure cautelari per le altre navi dell’Ong.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La Sea Watch 3 è stata sottoposta ad un fermo amministrativo nel porto di Augusta. Cambiano i governi, ma non la linea politica che viene portata avanti sull'immigrazione: nessuna discontinuità tra Conte e Draghi. Le motivazioni del fermo sono legate ad alcune irregolarità riscontrate dalla Guardia costiera, che ha condotto un'ispezione a bordo dopo l'attracco della nave il 3 marzo scorso. Il problema principale è che la nave della Ong tedesca è autorizzata a trasportare non più di 22 persone, ma ne aveva a bordo 385 soccorse al largo della Libia. Secondo la Guardia costiera, pesa anche la "mancata effettuazione da parte dell'Unità delle preventive comunicazioni di ingresso nel porto di Augusta relative alla sicurezza marittima e al conferimento dei rifiuti generati nel corso dell'ultimo periodo di navigazione". Segnalando anche "carenze in materia di sicurezza" a bordo.

Non è la prima volta che succede, anzi. Ma il Tar di Palermo ha recentemente deciso che non questo tipo di controlli per certificare la sicurezza a bordo non spetta allo Stato italiano, e che per questo si attende un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea: "Da ieri la Sea Watch 3 è di nuovo in stato di fermo amministrativo, la Guardia costiera italiana ha deciso di ignorare completamente la decisione del Tar di Palermo di poche settimane fa che disponeva la sospensione delle misure cautelari che tenevano bloccate le nostre navi dopo l'ultima ispezione in porto – spiega l'Ong tedesca su Twitter – Ci si contesta di aver messo in pericolo le persone soccorse, il nostro equipaggio e la nostra nave per aver adempiuto all'obbligo di soccorrere queste persone". Il Tar di Palermo "è stato chiaro nel definire che non è competenza dello Stato italiano definire gli standard di sicurezza da applicare a bordo di una nave straniera, questa competenza giace con lo Stato di bandiera e in Germania non esiste una certificazione di soccorso applicabile alle navi private, ma neanche in Italia è chiaro quale sia la normativa di riferimento".

Il punto centrale è che la nave viene fermata, di nuovo, in un porto, per aver salvato più persone di quelle che era possibile ospitare a bordo. "Ci si contesta di aver soccorso un numero di persone maggiore rispetto a quello che la nave è certificata a trasportare", continua l'Ong sul profilo Twitter in italiano. E poi vengono rivolte alcune domande direttamente alle autorità del nostro Paese: "Che cosa avremmo dovuto fare? Avremmo dovuto abbandonare quelle persone in mare? Perché non siete lì con noi a soccorrerle? Perché siamo puniti costantemente per le omissioni delle autorità?".

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