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Meno tasse a chi fa figli, Paglia: “Balle, non si incentiva la natalità senza lavoro e casa per i giovani”

Giovanni Paglia, responsabile nazionale Economia di Sinistra italiana, dice che l’idea del ministro Giorgetti di detassare le famiglie che fanno figli avrebbe costi troppo elevati: si parla di circa 7-8miliardi. “Non c’è nessuna evidenza che si possa risolvere un problema strutturale come quello della denatalità per via fiscale”, dice in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, per contrastare il calo delle nascite vorrebbe detassare le famiglie con figli, introducendo una detrazione di 10mila euro o 5mila euro all'anno per ogni figlio, che si andrebbe ad aggiungere all'assegno unico. Secondo il sottosegretario della Lega Massimo Bitonci, per le coperture si potrebbero trovare risorse grazie a un riordino della ‘tax expenditure', perché, ha spiegato "nella legge delega per la riforma del fisco è previsto di mettere mano a sgravi, esenzioni, bonus, deduzioni e detrazioni, in totale sono circa 600 voci".

"Sarà uno sgravio fiscale di 5mila euro l'anno a qualcuno che ha un lavoro precario a convincerlo che ora ci sono le condizioni per fare figli? No, perché se fosse così l'assegno unico familiare avrebbe già risolto il problema", ha detto Giovanni Paglia, responsabile nazionale Economia di Sinistra italiana, contattato da Fanpage.it.

La misura non avrebbe alcun effetto sulla natalità, non sarebbe affatto un incentivo. Il costo di una misura del genere poi sarebbe elevatissimo: se si rispettasse quanto anticipato negli annunci servirebbero circa 7-8 miliardi di euro, un budget sufficiente a mettere in piedi un vero programma di asili nido in questo Paese.

"Non si annunciano in questo modo misure che varrebbero circa 7-8 miliardi di euro, se venissero applicate alle famiglie che attualmente hanno due o più figli a carico. Se questa misura poi avesse successo e portasse a un qualche risultato, in termini di aumento delle nascite, potrebbe costare anche di più. Il ministro dell'Economia fino ad ora ha semplicemente annunciato un provvedimento con numeri a caso, totalmente in contraddizione con il quadro di economia e finanza che solo pochi giorni fa ha presentato al Paese. È un sintomo di scarsa serierà", ha detto Paglia a Fanpage.it.

L'assegno unico universale non ha aumentato le nascite

"Inoltre non c'è nessuna evidenza che si possa risolvere un problema strutturale come quello della denatalità per via fiscale. Ricordo che noi non più di due anni fa abbiamo riformato il sistema degli incentivi monetari alle famiglie con l'introduzione dell'assegno unico universale, che tra l'altro è molto generoso ed esteso, rispetto al sistema precedente, per chi ha due o tre figli. Ma anche questo non risulta che abbia in alcun modo contribuito ad aumentare le nascite, lo dicono gli studi. Non c'è stata alcune impennata delle nascite negli ultimi due anni, piuttosto di registra un'ulteriore contrazione".

"Il punto vero è che se si vuole in questo Paese aumentare il tasso di natalità bisogna considerare prima di tutto che i giovani da molti anni se ne vanno: se 40-50mila giovani all'anno lasciano l'Italia – e stiamo andando avanti così da una decina d'anni – è ovvio che ci saranno famiglie di italiani, ma queste saranno altrove. Bisognerebbe capire qual è il tasso di natalità delle famiglie formate da italiani che sono andati all'estero, giovani che sono partiti perché non hanno trovato opportunità adeguate rispetto alle loro aspettative qui. Non ci sono figli anche perché non ci sono più quelli che li dovrebbero fare. Abbiamo compensato per anni con i figli degli immigrati, ma anche così i conti non tornano, perché abbiamo reso molto difficili i ricongiungimenti familiari e perché l'Italia ormai è un Paese di transito per i migranti".

"Quindi i giovani emigrano, e se nemmeno gli stranieri arrivano più, è inevitabile che il tasso di natalità cali. La prima cosa da fare sarebbe intervenire sul mercato del lavoro, per tagliare la precarietà e dare salari più alti. La seconda è intervenire sul welfare, che vuol dire anche asili nido: significa mettere le persone in condizione di avere il minimo per poter programmare la vita familiare. Tutto questo significa paradossalmente avere più risorse fiscali, non meno risorse fiscali. Significa più progressività del fisco e avere il coraggio di intervenire sui grandi patrimoni e colpire l'evasione fiscale. Se in una situazione in cui non vi è prospettiva di futuro ed elementi di welfare adeguati, si pensa invece di incentivare le nascite attraverso fantomatiche detrazioni, magari anche ai ceti più abbienti che non ne hanno bisogno e che non hanno assolutamente una natalità più alta rispetto a chi ha redditi più bassi, si commette un errore". La natalità insomma non cresce con il reddito, ha spiegato Paglia.

Il nodo delle coperture

Per quanto riguarda il nodo delle coperture, "chi dice che si possono attingere risorse dal riordino delle tax expenditures racconta balle, perché è vero che abbiamo moltissime voci che riguardano questioni di scarsa rilevanza, ma valgono anche pochissimo. Il grosso delle spese fiscali in Italia sono le detrazioni da lavoro dipendente e gli interessi sul mutuo, che nessuno vuole toccare", ha detto Paglia.

La proposta di Giorgetti tra l'altro non risolve un problema: a voler fare i figli spesso sono giovani coppie senza un reddito, per loro quindi sarebbe irrilevante una misura che taglia le tasse.

"In Italia fino due anni fa si è deciso non di incrementare le detrazioni per i figli a carico, ma di passare all'assegno unico familiare, e cioè si è scelto di abbandonare il modello francese, che è appunto un sistema per detrazioni, e di passare a un sistema sul modello della Germania, che è un sistema per corresponsione diretta di una certa cifra per ogni figlio. Questo ha prodotto non solo zero effetti ma anche iniquità e molti costi, perché sono stati dati soldi a genitori che non ne avevano bisogno, perché avevano già un reddito alto", ha spiegato Paglia. "Con 175 euro per 12 mesi per un figlio si arriva circa a 2mila euro. È stata fatta questa scelta, quella dell'assegno unico, perché in Italia abbiamo un'evasione fiscale molto alta e un sacco di giovani che hanno redditi talmente bassi che non pagano le tasse".

"Ma i giovani hanno bisogno di un'abitazione, e in Italia non c'è una politica sulla casa; hanno bisogno di una sicurezza di reddito, e invece continua a esserci un precariato dilagante; hanno bisogno di servizi per l'assistenza ai figli, asili nido, e in Italia non ci sono. Queste tre cose vanno risolte o finanziate. Tutti i sondaggi e gli studi, in cui viene chiesto ai ragazzi perché non fanno figli, la risposta è sempre e solo una: il lavoro è troppo precario, e questo porta all'impossibilità di accesso alla casa".

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