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Elezioni regionali 2024

Meloni, Tajani e Salvini divisi su Regionali. E Truzzu (Fdi) inizia la campagna elettorale in Sardegna

Il centrodestra non ha ancora trovato l’accordo sul candidato unitario del centrodestra in Sardegna. Meloni però anticipa gli alleati e dà il via allal campagna elettorale di Paolo Truzzu nell’isola.
A cura di Annalisa Cangemi
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La soluzione per le candidature per le elezioni regionali è tutt'altro che vicina. Fratelli d'Italia sembra sfidare gli alleati, aprendo di fatto la campagna elettorale in Sardegna con il suo candidato, Paolo Truzzu.

Il sindaco di Cagliari – vincente alle comunali del 2029 per una manciata di voti in più rispetto all'avversaria l'attuale deputata Francesca Ghirra (Avs) – ieri ha fatto la sua prima uscita pubblica da candidato per le Regionali, a Quartu Sant'Elena, dove non si sono visti né la Lega né il Psd'Az, che invece ha deciso di continuare a sostenere Christian Solinas, l'uscente appoggiato dalla Lega.

"Non ci interessa battere la sinistra ma governare per i sardi qualsiasi idea politica abbiano, ci aspettano decisioni che dovremmo prendere tutti insieme, ci sono scelte coraggiose che vanno fatte tutti insieme, al di là delle idee e degli schieramenti politici", ha dichiarato ieri Paolo Truzzu.

Al momento quindi non esiste alcuna candidatura unitaria nel centrodestra. E non c'è stato neanche un passo indietro da parte di Solinas. Il tempo però a disposizione per trattare nella maggioranza sta per scadere: le elezioni si svolgeranno il 25 febbraio prossimo (si vota in una sola giornata, dalle 7 alle 23), e le liste devono essere presentate dal 21 gennaio alle 8 al 22 gennaio alle 20. A quel punto si conosceranno ufficialmente i nomi dei candidati governatori in corsa. Poi dalle ore 8 alle 12 del 25 gennaio. sarà il momento della presentazione delle candidature alla carica di presidente della Regione, del programma politico e della designazione dei rappresentanti di coalizione, presso la cancelleria della corte d'appello di Cagliari.

Da Forza Italia comunque ostentano sicurezza: ci penseranno i leader a superare lo stallo, mettendosi d'accordo su un nome unitario. Il problema è però che Matteo Salvini qualche giorno fa era stato chiaro sulla necessità di una riconferma degli uscenti: se si cambia il presidente della Regione in Sardegna, è il ragionamento della Lega, allora non c'è alcuna certezza su un nuovo mandato del presidente in Basilicata, dove governa l'azzurro Vito Bardi, o in Abruzzo, dove guida la giunta Marco Marsilio (Fdi). Il rebus è complesso, perché lo schema della riconferma degli uscenti anche in Umbria e Piemonte, era la soluzione auspicata anche dal segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. Ma per il momento si naviga a vista.

Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto (Forza Italia), dà per certa la ricandidatura di Vito Bardi alla presidenza della regione Basilicata. L'esponente politico ieri, nel corso della trasmissione Agorà Weekend in onda su Rai 3, ha detto che "Dalla Sardegna alla Basilicata troveremo una soluzione, nella nostra coalizione si discute, ma poi ci si arriva ad una condivisione". Sulla Basilicata, in particolare, Sisto ha espresso appoggio incondizionato all'attuale presidente in carica: "Vito Bardi è stato un eccellente presidente, non c'è nessun motivo per non ridargli la possibilità di continuare ad esserlo. In ogni caso la quadra finale, come sempre, la troveremo". Tradotto: non faremo un favore agli avversari, andando divisi.

Per Salvini, però, sciogliere il nodo non è così semplice. "Si è messo all'angolo – ha commentato un esponente di FdI – dobbiamo vedere come e se saprà uscirne". Nel caso in cui la Lega rinunciasse a Solinas, ci sarà poi da capire quale ruolo verrà riservato al governatore uscente. Se la decisione sembra delegata ai leader, in programma non sembrano esserci vertici sulle Regionali, ma lunedì Salvini riunirà a Milano il Consiglio federale della Lega, anche per discutere dei prossimi appuntamenti elettorali.

Fdi, FI e Lega lontani anche su terzo mandato governatori

Ma le acque nella maggioranza sono agitate anche per un'altra questione, cioè il superamento del limite dei due mandati, un'altra partita su cui la Lega sta puntando tutto, anche perché è interessata alla riconferma per la terza volta di Luca Zaia in Veneto, nel 2025. Per questo giovedì scorso ha presentato una proposta di legge ad hoc.

Ma il superamento del tetto dei due mandati da una parte genera freddezza in Giorgia Meloni, che non sembra interessata al tema e che vorrebbe lasciare lavorare il Parlamento, e dall'altra vede Forza Italia apertamente ostile. "Nel programma di governo non c'è il tema del secondo, terzo, quarto mandato – ha detto il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani – Il Parlamento è sovrano, ma non sono entusiasta dell'idea di cambiare la legge per consentire il terzo mandato".

La riforma permetterebbe la ricandidatura dei presidenti in otto Regioni al voto dal 2025 in poi: Campania, Puglia, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Veneto. E aprirebbe un fronte di scontro anche nel centrosinistra, soprattutto nel Pd: i governatori dem, come Vincenzo De Luca, spingono per abolire il limite dei due mandanti, mentre la segretaria Elly Schlein non ha fretta di cambiare le regole.

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