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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Meloni spiega perché l’Italia non riconosce lo Stato di Palestina: “È troppo presto”

La mossa della Francia di Emmanuel Macron, che riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina, ha spinto anche il governo italiano a una reazione. Dopo un iniziale silenzio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la sua posizione: “Non sono favorevole al suo riconoscimento” prima che inizi un vero e proprio “processo per la sua costituzione”.
A cura di Luca Pons
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Riconoscere lo Stato di Palestina oggi sarebbe "controproducente", per farlo bisogna aspettare che inizi un "processo" per farlo effettivamente nascere. Questa è la spiegazione di Giorgia Meloni, che ha ribadito la linea del suo governo in risposta alla decisione di Emmanuel Macron di riconoscere lo Stato palestinese. La questione è controversa, dal punto di vista politico: la maggior parte dei Paesi del mondo riconoscono la Palestina, ma quasi nessuno in Europa e nel resto del cosiddetto Occidente. La Francia è il maggior Paese che si è impegnato a farlo, mentre l'anno scorso era stato il turno di Spagna, Irlanda e Norvegia.

Meloni: "Riconoscere lo Stato di Palestina oggi è controproducente"

Nessun segnale, invece, dall'Italia. E oggi Giorgia Meloni, interpellata da Repubblica, ha spiegato ancora una volta il perché: "‘L'ho detto varie volte, anche in Parlamento, l'ho detto alla stessa autorità palestinese e l'ho detto anche a Macron: io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo".

Troppo presto, quindi. Per riconoscere la Palestina bisognerebbe aspettare che lo Stato effettivamente nascesse, anche da accordi diplomatici con Israele. Oggi il suo territorio è diviso in due, una sezione in gran parte occupata illegalmente da esercito e coloni israeliani (la Cisgiordania o West Bank), l'altra semi-distrutta dopo anni di bombardamenti delle forze armate di Tel Aviv (la Striscia di Gaza). In realtà, quello che molti palestinesi chiedono da tempo è il contrario: riconoscere lo Stato di Palestina, in modo da mettere più pressione politica al governo israeliano, spingendolo innanzitutto a fermare gli attacchi, e successivamente anche a riconoscere i confini legalmente stabiliti sedendosi a un tavolo delle trattative.

Invece, Meloni vede la questione in modo opposto: "Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è". La presidente del Consiglio dice di essere "favorevolissima allo Stato della Palestina" (sulla carta il governo italiano vuole una soluzione ‘due popoli e due Stati', anche se non è chiaro cosa faccia per promuoverla), ma tiene il punto: "Non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione". Come detto: prima deve nascere lo Stato palestinese, anche se non è chiaro come, e solo dopo l'Italia del governo Meloni sarà disposta a riconoscerlo.

Ieri anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva ribadito la posizione italiana, dicendo che l'esecutivo è pronto a riconoscere uno Stato di Palestina solo se questo, in contemporanea, riconosce lo Stato di Israele. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana aveva detto di non essere "contrario", portando alla reazione del suo partito la Lega, che in una nota ha affermato che il riconoscimento della Palestina può avvenire solo dopo "il rilascio di tutti gli ostaggi e lo scioglimento del gruppo terrorista islamico di Hamas".

Germania, Francia e UK: "Israele si fermi, a Gaza catastrofe umanitaria"

Ieri Regno Unito, Francia e Germania si sono incontrati per un confronto proprio su Israele e Gaza. Al termine del vertice dei leader Starmer, Macron e Merz, i tre hanno diffuso un comunicato congiunto: "La catastrofe umanitaria a Gaza deve cessare immediatamente". L'invito rivolto a "tutte le parti" è di "mettere fine al conflitto raggiungendo un cessate il fuoco", anche con il "rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi". Una condizione è il "disarmo di Hamas", che "non può avere alcun ruolo nel futuro di Gaza".

Ma si chiede anche al "governo israeliano" di "revocare immediatamente le restrizioni alla consegna di aiuti e di consentire urgentemente alle Nazioni Unite e alle Ong umanitarie di svolgere il loro lavoro per combattere la carestia e la fame".

Restano delle distanze, invece, sul riconoscimento della Palestina. La posizione delineata dalla Germania non è lontana da quella di Meloni. Berlino è il governo europeo che finora è stato più ‘morbido' nei confronti di Tel Aviv e dei suoi attacchi militari (insieme a Roma, che pure nelle ultime settimane ha preso in piccola parte le distanze). Il portavoce del governo tedesco ha detto ai giornalisti che riconoscere la Palestina "può essere solo un passo finale verso la soluzione dei due Stati", non quello con cui iniziare le trattative. Anche il premier britannico Starmer ha detto che sostiene il riconoscimento di uno Stato palestinese, ma solo all'interno di "un piano più ampio che porti in ultima analisi a una soluzione a due Stati e a una sicurezza duratura per palestinesi e israeliani".

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