Meloni dice che l’aumento delle spese militari al 5% è sostenibile ma non spiega dove prenderà i soldi

Quello della Nato è stato "un vertice importante per gli impegni che vengono assunti, impegni significativi e sostenibili". Così lo ho definito Giorgia Meloni nel punto stampa al termine del vertice all'Aja. La premier ha spiegato che quelle approvate sono "spese necessarie per rafforzare la nostra difesa e la nostra sicurezza".
La discussione si è concentrata sulla richiesta di portare al 5% il livello di spesa che ciascun Paese alleato destinerà al comparto della difesa, a sua volta suddiviso in un 3,5% per spese militari in senso stretto e un 1,5% in ‘sicurezza‘. Questi investimenti saranno spalmati in dieci anni e senza obblighi di incremento annuali. "Parliamo di un incremento delle spese in difesa dell'1,5% in 10 anni, quindi non distante dall'impegno che l'Italia ha già assunto del 2014 quando era l'1% delle spese di difesa in rapporto al prodotto interno lordo e si impegnò con un impegno che è stato ribadito da tutti i governi che mi hanno preceduto ad aumentarlo dell'1%. A questo si aggiunge un 1,5% di spese sulla sicurezza", ha spiegato. Quest'ultima voce riguarderebbe un ambito più ampio che include la "difesa dei confini, la migrazione irregolare, le infrastrutture critiche, la mobilità militare, le infrastrutture nel senso più generale, ma anche l'intelligenza artificiale, la ricerca, l'innovazione tecnologica", ha detto ancora.
Meloni non dice dove verranno presi i soldi da spendere in difesa
Per Meloni questo aumento si inserisce in un "contesto che lo necessita, ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo già che non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del Governo a difesa e a tutela degli italiani". Tuttavia la premier non ha spiegato dove andranno reperite queste risorse, che secondo i calcoli dell'osservatorio Milex, si aggirerebbero attorno ai 6-7 miliardi di euro all'anno per dieci anni.
La flessibilità del nuovo piano Nato sarà "totale", ha assicurato. "Abbiamo chiesto che su molte di queste spese fosse a totale discrezione degli stati nazionali di decidere cose ritengono una minaccia, perché le minacce che affronta una nazione che si affaccia sul Mediterraneo sono distanti anni luce da quelle sul mar Baltico. E lo abbiamo ottenuto". In altre parole quindi, saranno i singoli Stati a scegliere in quali settori della difesa investire. "O ci fidiamo uno dell'altro e ognuno fa il suo pezzo di lavoro, in un quadro totale, oppure se pensiamo di imporre a tutti un unico standard non è utile per nessuno", ha ribadito Meloni.
Per raggiungere l'obiettivo del 5%, l'Italia non intende ricorrere alla clausola di salvaguardia prevista dal nuovo Patto di Stabilità. Il governo "ha fatto i suoi calcoli sulle spese per la difesa e per il 2026 non crede sia necessario utilizzare le clausole di salvaguardia e per gli anni a venire si valuterà sulla base della situazione economica", ha detto la premier. "Una parte importante di queste risorse, se siamo bravi, viene utilizzata per rafforzare imprese italiane" e ciò crea "una politica economica espansiva che produce risorse, e quindi e' un circolo virtuoso se lo sappiamo usare bene", ha affermato. "il ragionamento non va fatto solo in termini di costi ma anche in termini di ritorno, come sempre va fatto quando ci si muove verso una politica espansiva", ha dichiarato.
Sul fronte interno, i nuovi obblighi di spesa avrebbero trovato l'accordo di tutta la maggioranza, nonostante le resistenze più volte espresse dalla Lega, contraria anche al piano di riarmo europeo. "Mi pare che siamo tutti d'accordo. Io vengo qui con una risoluzione votata da tutta la maggioranza. È una decisione che noi abbiamo preso con cognizione di causa, con il ministro dell'Economia (Giancarlo Giorgetti, ndr)", ha sottolineato.
Anche la contrarietà della Spagna, che negli scorsi giorni aveva richiesto una deroga rispetto al raggiungimento del target, sarebbe rientrata. "L'Italia ha fatto come la Spagna. O la Spagna ha fatto come l'Italia, scegliete voi. Abbiamo firmato lo stesso documento", ha detto Meloni. "Non ho visto interventi particolarmente polemici" sull'intesa questa mattina, "è stato tutto un evviva, bravi…".
Che cosa ha detto su Medio Oriente, dazi e Ucraina
Al vertice si è parlato anche di Medio Oriente, di dazi e di Ucraina. "Salutiamo con soddisfazione l'avvio di un cessate del fuoco nella crisi tra Israele e Iran. È un tema sul quale bisogna continuare a lavorare perché il nostro obiettivo è arrivare a delle negoziazioni, un accordo sul nucleare iraniano tra Iran e Stati Uniti", ha spiegato Meloni. Al presidente Donald Trump "ho detto che la stessa determinazione" usata sulla guerra tra Israele e Iran "va usata anche per due altri cessate il fuoco, per l'Ucraina e per Gaza. A Gaza la situazione è insostenibile", ha detto.
Quanto all'ipotesi dei dazi al 10% nell'ambito di un'eventuale intesa tra Ue e Usa "sono abbastanza d'accordo. Non sarebbe particolarmente impattante per le imprese", ha commentato. La discussione con Washington prosegue, è "ongoing – ha detto Meloni – ma sono ottimista". "La maggiore integrazione e forza della nostra Alleanza atlantica e una maggiore integrazione delle nostre economia sono cose che devono camminare insieme", ha proseguito. "Dalle interlocuzioni che vedo, che sono sempre più frequenti e di cui vado fiera penso che sia una risultato su cui l'Italia ha avuto un ruolo determinante e di questo sono molto soddisfatta".