Matteo Salvini: “A giorni la direttiva per togliere la scorta a chi non ne ha bisogno”

"La prossima settimana firmerò personalmente la nuova direttiva sulle scorte, che andrà a mettere un po' di ordine e a recuperare un po' di carabinieri e poliziotti, che invece di fare da tassisti torneranno a fare un po' di ordine pubblico in strada". Con queste parole, citando i suggerimenti del procuratore antimafia Cafiero de Raho e di Nicola Gratteri, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha annunciato l'imminente direttiva sulla revisione delle scorte, a lungo annunciata nel corso degli ultimi mesi. Per Salvini si tratterebbe di una scelta di "buonsenso" che servirà a "restituire ai cittadini un po' di poliziotti togliendo la scorta a chi non ne ha bisogno". Sulla questione è da tempo aperta la polemica con lo scrittore Roberto Saviano, che ha più volte replicato al ministro dell'Interno.
La direttiva dovrebbe andare a modificare le modalità di lavoro dell'UCIS, l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, che fa riferimento al Viminale e si occupa di “contrastare efficacemente le situazioni di pericolo e di minaccia", con competenza proprio sul processo di assegnazione, revoca e valutazione del livello di protezione necessaria per i singoli soggetti.
Come funzionano assegnazione e revoca della scorta
La segnalazione sulla necessità di assegnare la scorta a un soggetto parte sempre dal prefetto, che segnala l'esigenza all'UCIS sulla base di riscontri oggettivi derivanti da analisi e indagini. Per ottenere la scorta deve esserci un rischio concreto per l'incolumità personale del soggetto in questione. L'ufficio di analisi dell'UCIS analizza le informazioni sulle persone a rischio ed esprime una valutazione, dopo aver sentito la Questura competente e gli uffici provinciali per la sicurezza. La determinazione sull'assegnazione della scorta è poi adottata dal direttore dell'UCIS, che lascia all'ufficio servizi di protezione e vigilanza la pianificazione sulla tipologia di scorta da assegnare (esistono quattro livelli di allerta, a seconda della gravità della minaccia e di una serie di altri fattori, che coprono in modo diverso anche le varie aree territoriali).
Il meccanismo di revoca segue una procedura più complessa, dal momento che bisogna accertare la cessazione del rischio concreto. La decisione spetta alla commissione centrale consultiva, che comprende i diversi uffici dell'UCIS e i rappresentanti delle forze dell'ordine.