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Mattarella dice che il capitalismo di rapina è contro la Costituzione e che la ricchezza va diffusa

Il capo dello Stato ha detto all’assemblea di Confindustria che la Costituzione “non guarda al capitalismo di rapina” e che “il principio non è quello della concentrazione delle ricchezze, ma della loro diffusione”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'economia, le imprese, la sicurezza sul lavoro, i giovani, la Costituzione. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, interviene all'assemblea di Confindustria toccando una serie di temi di stretta attualità e indicando una strada chiara da seguire. "Un'economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità", dice subito il capo dello Stato. "Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici – spiega Mattarella davanti agli industriali – Le imprese sono veicoli di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione, moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power. E sono, anche, agenti di libertà".

"Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale. È una delle prime responsabilità sociali dell'impresa. Naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive – continua Mattarella – Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco. Il principio non è quella della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione. Il modello lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l'Italia e l'Europa".

Dopo le lodi agli imprenditori che non hanno permesso che l'Italia si fermasse durante la pandemia di Covid, Mattarella parla dei giovani: "La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali – dice il capo dello Stato – Nella libertà d'intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il ‘capitale sociale' di cui un Paese dispone". E sottolinea: "Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all'estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili".

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