Manifestazione contro il riarmo, Conte: “100mila persone dicono che escalation militare è folle”

"Questa piazza ha un precedente: il 5 aprile 100mila persone hanno detto no al riarmo, lo riaffermano oggi. C'è un popolo, la stragrande maggioranza, che dice che questa corsa al riarmo è folle, è folle contribuire all'escalation militare mentre si tagliano i fondi al welfare, al modello sociale euroopeo che abbiamo costruito faticosamente per anni. Tagliamo sanità, istruzione, asili nido in un'illusoria prospettiva di sicurezza che invece genererà sempre maggiore insicurezza". Lo ha dichiarato il leader M5s Giuseppe Conte al corteo contro il riarmo europeo, che si è tenuto oggi a Roma. Per i promotori dell'iniziativa, la mobilitazione è riuscita: ci sarebbero stati 100mila partecipanti. Sono state 500 circa le sigle che hanno aderito, dalle Acli alla Fiom.
"Questo – ha aggiunto Conte – è un passaggio per noi importante, una testimonianza ulteriore con tutto il popolo che dice no al riarmo ma ci ritroveremo anche il 24 giugno a L'Aja lanciando un appello per tutte le forze europee che condividono sia folle il riarmo: creeremo con altri leader di forze europee che condividono questa visione un confronto permanente una rete per contrastare la corsa al riarmo".
Oltre al presidente del M5s, alla manifestazione di oggi pomeriggio a Roma hanno partecipato i leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e ha aderito anche Rifondazione Comunista. Assente invece la segretaria del Pd Elly Schlein, impegnata con la riunione dei Verdi e dei Socialisti ad Amsterdam. Il Pd ufficialmente ha lasciato la scelta ai suoi esponenti di partecipare a titolo personale: i dirigenti del partito non ha sfilato al corteo, ma hanno presenziato i deputati Arturo Scotto e Paolo Ciani e gli europarlamentari Sandro Ruotolo, Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Quest'ultimo, eletto tra i dem come indipendente, ha affermato: "È importante che ci sia una delegazione del Pd, una presenza, perché questa è una parte del popolo dell'alternativa alla guerra e all'attuale quadro politico italiano ed europeo. Qui ci sono quelli che rappresentano una base larga dentro il centrosinistra italiano e tante parti dell'opinione pubblica italiana che oggi non hanno rappresentanza politica".
Il flash mob finale: il ‘Die-in'

La manifestazione, in cui si vedevano tante bandiere della pace e della Palestina, si è chiusa con un flash mob per Gaza al Colosseo: decine di manifestanti si sono stesi per terra su lenzuoli bianchi, richiamando le morti dei civili a Gaza, mentre il camion-palco trasmetteva un audio di 4 minuti, con il rumore delle bombe sulla Striscia registrato sul posto dall'ingegnere del suono palestinese Oussama Rima. Il corteo, che inizialmente doveva fermarsi proprio al Colosseo, ha poi proseguito oltre, per permettere alle tante persone che hanno partecipato, più di quanto inizialmente previsto, di defluire in maniera ottimale.
Bruciate le bandiere di Israele in un secondo corteo
Durante una manifestazione più radicale, parallela a quella principale organizzata dalle associazioni ‘No-Rearm', promossa dai collettivi studenteschi, Usb e da Potere al Popolo, che si è svolta a Roma con partenza da piazza Vittorio, alcuni manifestanti hanno dato fuoco a bandiere di Israele, della Nato e dell'Unione Europea. "A fuoco i simboli dell’oppressione", hanno gridato, alzando e sventolando cartelli contro le guerre e in solidarietà con il popolo palestinese. La protesta, che si è svolta in concomitanza con altri eventi pubblici, ha visto la partecipazione di decine di studenti e attivisti. Sul posto è intervenuta la Digos per identificare i responsabili. Sarebbero stati circa 30mila i partecipanti.
Il centrodestra non ha fatto mancare le sue critiche: "Oggi abbiamo avuto conferma che in piazza a Roma è andato in scena l'ennesimo trionfo dell'incoerenza da parte del Movimento 5 Stelle e parte del Partito Democratico", ha detto Pino Bicchielli di Noi Moderati. "Bruciare le bandiere di Israele vuol dire alimentare un antisemitismo che ha già portato ai momenti più oscuri della storia contemporanea", è il commento di Maurizio Gasparri.
Conte al corteo rilancia appello per raduno a L'Aia contro il summit Nato del 24 e 25 giugno
"Lunedì partiremo per L'Aia, in coincidenza con il summit Nato. A pochi passi, nel Parlamento olandese, ci riuniremo: al momento siamo una quindicina di forze politiche europee e saremo con tutti i leader per un confronto per organizzare meglio la nostra battaglia a livello europeo contro la corsa al riarmo", ha spiegato, rilanciando l'appello in vista del vertice Nato del 24 e 25 giugno, dove presumibilmente emergerà una richiesta ai governi europei di aumentare spese militari al 5% Pil.
Pd, M5s e Avs si ricompattano nella condanna del governo israeliano: la mozione unitaria
Pd, M5s e Avs, anche se non hanno marciato uniti contro il riarmo lungo le strade di Roma, si sono ricompattati oggi per un'iniziativa parlamentare di condanna al governo israeliano. I leader Angelo Bonelli (Avs), Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Avs) ed Elly Schlein (Pd), hanno annunciato oggi in una nota congiunta che "non lasceremo che l'Italia venga macchiata dalla pavidità di Meloni e dei suoi epigoni. Questa mattina abbiamo depositato una mozione unitaria – con le nostre prime firme – per chiedere la revoca del memorandum d'intesa con il Governo israeliano nel settore militare e della difesa, nonché la sospensione di qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele. Noi non ci gireremo dall'altra parte, questo massacro non continuerà in nostro nome", perché "da una settimana ormai le ostilità tra Israele e Iran hanno catalizzato la preoccupazione dell'opinione pubblica mondiale, distogliendo l'attenzione sui crimini contro l'umanità in corso a Gaza e sui piani israeliani di annessione coloniale della Cisgiordania. Avs, M5S e Pd hanno più volte sollecitato il Governo Meloni – trincerato dietro silente complicità con le criminali politiche di Netanyahu – a promuovere in sede europea la richiesta di sanzioni contro il Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale. Davanti al massacro di decine di migliaia di civili, però, il Governo Meloni si è limitato a qualche parola di circostanza, evitando qualsiasi azione concreta che potesse puntare il dito contro Netanyahu".