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L’unica opposizione a Giorgia Meloni si chiama realtà

La vicenda della mancata conferma del taglio delle accise dimostra che Giorgia Meloni non ha avversari, tranne uno. Il più difficile di tutti.
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Lo diciamo subito per chi ci spera: no, il governo Meloni non cadrà sulla mancata conferma dei tagli alle accise sulla benzina, così come non è caduto sulla legge di bilancio. E molto probabilmente non cadrà nemmeno a marzo, quando finiranno i soldi per mitigare l’impatto del caro bollette su famiglie e imprese. Questo piccolo squarcio di legislatura, tuttavia, è abbastanza paradigmatico nel mostrare cosa aspetta Giorgia Meloni e il suo governo, nei mesi e negli anni a venire: in estrema sintesi, una costante mancanza di soldi a fronte di problemi sempre più grandi da gestire e di promesse sempre più difficili da mantenere.

“Bisogna fare i conti con la realtà”, ha detto Giorgia Meloni in un video pubblicato sui suoi canali social, spiegando il mancato taglio delle accise sui carburanti. Che, se ci pensate, non è che la punta dell’iceberg, trattandosi di una misura che costa “solo” 12 miliardi l’anno. Poca roba, se pensate ai 108 miliardi che servirebbero per prorogare gli aiuti contro il caro bollette – che termineranno a fine marzo – fino alla fine del 2023. Cui si sommano i quasi 60 miliardi l’anno di gettito che si perderebbero con la flat tax, i circa 35 miliardi l’anno di costo per il taglio di 10 punti del cuneo fiscale, i 5 miliardi l’anno, che diventerebbero quasi 10 nel giro di pochi anni, che costerebbe una misura sulle pensioni come Quota 101.

Già prima della pandemia di Covid 19, quando ancora i tassi stavano a zero e la banca centrale europea comprava quasi tutti i titoli di debito emessi dall’Italia trovare tutti quei soldi sarebbe stata un’impresa ai limiti dell’impossibile. Col debito pubblico al 150%, la fine del Quantitative Easing e il ritorno post pandemia a regole europee più stringenti su debito e deficit ogni promessa è ancor più velleitaria. Tanto più se si pensa che il 2023 si è aperto con l’attestazione di una recessione globale alle porte, cui difficilmente rimarrà indenne il Paese che cresce di meno del continente che cresce di meno. Se a questo ci aggiungete una possibile recrudescenza della pandemia di Covid-19, e la possibilità concreta che Meloni debba rimangiarsi la sua avversione a misure di contenimento del virus, ecco che la tempesta perfetta sarebbe completa.

In questo scenario, paradossalmente, Giorgia Meloni sta riuscendo a guadagnare consensi, approfittando di alleati di governo incapaci di farle una fronda degna di questo nome né di condizionare l’azione di governo, e da opposizioni balcanizzate e autolesioniste, interessate solamente a farsi la guerra tra loro. Sarebbe un errore da matita rossa, tuttavia, pensare che questa luna di miele col Paese possa durare in eterno, soprattutto se le condizioni materiali di famiglie e imprese continueranno a peggiorare e se le promesse elettorali continueranno a rimanere lettera morta, così com’è quasi inevitabile che accada.

A quel punto, per Giorgia Meloni sarà dura anche solo trovare emergenze o spauracchi o nemici con cui distrarre l’opinione pubblica, dai migranti ai rave, dall'ideologia gender alle carte di credito. E le toccherà affrontare i nodi al pettine che la politica ha sempre delegato ai governi tecnici, salvo poi prendersela con loro e disconoscerne l’operato, all’avvicinarsi delle elezioni. In questo, negli anni passati, Giorgia Meloni e la destra italiane sono state abilissime. Ora però sono al governo, ed è a loro che tocca ballare con la realtà. Musica, maestro.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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