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Lollobrigida dice che il governo Meloni non vuole cacciare l’ad Fuortes dalla Rai

È una “malignità” l’idea che il governo abbia approvato una recente norma sui sovrintendenti di fondazioni liriche per spingere Carlo Fuortes alle dimissioni dalla Rai. Lo ha detto Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, in un’intervista al Corriere della Sera.
A cura di Luca Pons
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Con la recente decisione di fissare un'età pensionabile per i sovrintendenti di fondazioni lirico-sinfoniche, il governo non ha fatto altro che "rimuovere una criticità che provocava una disparità di trattamento tra sovrintendenti italiani e stranieri". Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, in un'intervista al Corriere della Sera.

C'è il fatto che questa decisione va a colpire proprio il sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli, Stéphane Lissner, che ha compiuto 70 anni quest'anno. E che la guida del San Carlo, come si sa da tempo nell'ambiente, è una delle cose che convincerebbe l'attuale ad della Rai, Carlo Fuortes, a lasciare la televisione pubblica in modo che il governo Meloni possa nominare un amministratore delegato più vicino alla sua linea politica. Ma questa, per Lollobrigida, è una "strana connessione" che viene fatta solo dai giornali.

Fuortes è una "persona autorevole", ha detto il ministro, e perciò "può decidere se accettare o meno l’opportunità di guidare il San Carlo, nel caso si presentasse. È una sua valutazione". Il mandato dell'attuale ad della Rai, che il governo non hai mai nascosto di gradire poco con attacchi in diverse occasioni come il festival di Sanremo, scadrà tra un anno. Se presentasse le dimissioni prima per dirigere il San Carlo, l'esecutivo potrebbe piazzare un'altra persona alla guida della tv di Stato. Secondo il ministro, però, "la malignità è nella testa di chi mette in connessione questa possibilità con il decreto sui soprintendenti".

Formalmente, ha sottolineato Lollobrigida, "a me risulta che nessuno lo abbia costretto ad andarsene e credo che la legge gli consenta di restare. Nessuno ha fatto una norma per commissariare la Rai, non c’è una azione diretta del governo". Se Lissner dovesse lasciare il posto (la norma entra in vigore il 10 giugno) toccherà poi al Teatro proporre al ministero della Cultura un nome per la nuova nomina. Quindi, anche in questo caso, non ci sarebbe una "azione diretta del governo".

Fuortes, come detto, "in teoria ha ancora un anno in Rai. È una persona in gamba e se volesse andare in un altro posto credo sia libero di farlo". In alternativa, invece, si potrebbe arrivare a "una ricomposizione del consiglio di amministrazione", che "si farà con le regole e gli equilibri garantiti a ogni governo", ha detto il ministro, rivendicando poi che "nella scorsa legislatura, per la prima volta, l’opposizione è stata esclusa dal Cda della Rai, l’unico atto di occupazione sistematica da parte di una maggioranza".

Resta comunque evidente la "strana connessione" che secondo Lollobrigida il governo non avrebbe preso in considerazione: con le dimissioni di Fuortes per andare al San Carlo, la carica di ad resterebbe libera e a scegliere il suo sostituto sarebbe il ministero dell'Economia. Il nome favorito al momento sarebbe quello di Roberto Sergio, attuale direttore di Radio Rai. Come direttore generale, invece, potrebbe trovare spazio Giampaolo Rossi, intellettuale vicino a Meloni e teorico della "rivoluzione conservatrice" della televisione pubblica.

Ci sono però degli ostacoli, in questo presunto piano. Prima di tutto il fatto che Lissner, ancora alla guida del San Carlo, non sarebbe entusiasta di essere stato estromesso con un decreto. Secondo le indiscrezioni, il sovrintendente sarebbe pronto a fare ricorso, soprattutto perché la norma sull'età pensionabile non avrebbe il carattere d'urgenza che deve essere alla base dei decreti adottati dal governo. In caso di ricorso, le cose resterebbero in sospeso ed è improbabile che Fuortes darebbe le dimissioni dalla Rai senza la certezza di avere il posto al San Carlo.

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