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La destra dice no alle sanzioni contro Israele: bocciata in Aula la mozione dell’opposizione

La Camera ha bocciato la mozione unitaria delle opposizioni che chiedeva lo stop all’export di armi verso Israele e l’attivazione di sanzioni per le gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza. A presentarla erano stati Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra, dopo settimane di confronto e mediazione tra le tre forze, nel tentativo di portare in Aula un documento comune capace di imprimere una svolta alla posizione italiana sul conflitto.
A cura di Francesca Moriero
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La Camera ha bocciato la mozione unitaria delle opposizioni che chiedeva lo stop all'export di armi verso Israele e l'attivazione di sanzioni a Israele per le gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza. A presentarla erano stati Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra, dopo settimane di confronto e mediazione tra le tre forze, nel tentativo di portare in Aula un documento comune capace di imprimere una svolta alla posizione italiana sul conflitto. L'esecutivo ha espresso, parere favorevole solo su alcuni punti della mozione di Iv. Il centrodestra, dunque, ha fatto muro, respingendo il testo e approvando una mozione "alternativa", più generica e meno incisiva, che si limita a esprimere "preoccupazione" per la situazione umanitaria.

Le mozioni parlamentari

La seduta della Camera si è aperta questa mattina attorno a un punto politicamente incandescente: l'invasione militare israeliana in corso nella Striscia di Gaza e la posizione che l'Italia intende assumere di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti. All'ordine del giorno la discussione di quattro mozioni unitarie parlamentari, ognuna espressione di visioni politiche divergenti ma tutte tese, almeno formalmente, a invocare un ruolo attivo dell'Italia nella direzione della pace. Le mozioni rappresentano un passaggio rilevante perché riflettono non solo il dibattito tra maggioranza e opposizione, ma anche il posizionamento internazionale del nostro Paese in una fase in cui le cancellerie europee e mondiali stanno ridefinendo le proprie relazioni con Israele. La mozione congiunta del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra chiede: sanzioni contro Israele, l'immediata sospensione dell'importazione di armi, il riconoscimento dello Stato di Palestina entro i confini del 1967 e la condanna esplicita del piano israeliano noto come Carri di Gedeone, definito un atto finale di "annientamento sistematico" della popolazione civile a Gaza. Un testo forte, che punta apertamente il dito contro il governo Netanyahu e si pone in rottura con l'orientamento fin qui tenuto dall'esecutivo di Giorgia Meloni.

Bonelli legge i nomi dei bambini morti ammazzati a Gaza

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È stato Angelo Bonelli, co-portavoce di Alleanza Verdi e Sinistra, ad aprire la discussione generale con un gesto destinato a restare, scegliendo di illustrare la mozione leggendo uno ad uno i nomi dei bambini uccisi a Gaza: "Nomi ed età. Tutti bambini. Un lunghissimo elenco", ha detto con la voce rotta dalla commozione, prima di cominciare a leggere la "lista, lunga, molto lunga" delle piccole vittime dei "bombardamenti del criminale Netanyahu a Gaza". Un silenzio irreale ha attraversato l'Aula, rotto solo dalle voci dei deputati che, uno dopo l’altro, si sono alzati in piedi, anche tra i banchi della maggioranza. Bonelli ha poi denunciato l'assenza del ministro degli Esteri: "Credo che l’assenza di Tajani sia un pessimo segnale in un momento in cui c’è una discussione di questo genere in Parlamento. Ieri la Gran Bretagna ha richiamato l'ambasciatore in Israele come avevamo chiesto noi al question time alla premier Meloni, richiesta che è stata invece respinta. L'Italia ha invece votato contro la revisione dell’accordo Ue-Israele". Poi, rivolto direttamente al governo, ha aggiunto: "Schieratevi dalla parte giusta della Storia e non voltate le spalle a chi viene ucciso. Siamo davanti a una pulizia etnica".

Le opposizioni chiedono sanzioni a Israele

Accanto ad Avs, il Movimento 5 Stelle ha sostenuto con forza la mozione unitaria: "Quasi 60 mila palestinesi trucidati, oltre 15 mila bambini. Qui non siamo di fronte ad eventuali errori, tutto questo ha un solo nome, scandiamolo bene: genocidio. È uno sterminio di donne, bambini, giornalisti, operatori umanitari, medici, infermieri e pazienti" ha detto il presidente del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte, nell'Aula della Camera; "Da italiani proviamo vergogna per una Italia che ieri è stata tra i due Paesi che hanno votato contro la revisione degli accordi tra Unione europea ed Israele: questo governo non ci rappresenta", per poi concludere, "Meloni non ci racconti più la vicenda di una madre, cristiana e patriota. Una cristiana non si gira dall'altra parte quando si fanno a pezzi i bambini. Sono 15mila i bambini uccisi a Gaza".

Arnaldo Lomuti ha parlato di un "atto morale, non politico", denunciando l'ipocrisia del governo e l'approvazione, appena il giorno prima in Commissione Difesa, di un provvedimento che autorizza nuovi accordi per l'acquisto di tecnologia militare da Israele: "Non abbiamo fatto in tempo a tornare da Gaza con l'intergruppo per la pace che ieri la commissione Difesa approvava il testo sulle armi da Israele alla presenza del sottosegretario dei Trasporti. Com'è possibile tutto questo? Gaza è un cumulo di macerie". Più duro ancora l'intervento del collega pentastellato Dario Carotenuto: "Non è una guerra, questo si chiama genocidio. Mentre il governo tace, Salvini invita Netanyahu magari a venirsi a fare una gita nel nostro paese. È ora di dire basta. Non possiamo accettare che la Palestina paghi per colpe della Germania nazista o dell’Italia di Mussolini. Se non troviamo il coraggio di agire, saremo ricordati per sempre come complici di questo genocidio". "A Rafah abbiamo sentito il boato delle bombe che facevano tremare la terra e facevano piangere i nostri amici palestinesi che sotto quelle bombe avevano le loro famiglie. Abbiamo visto tonnellate di cibo e medicine, sedie a rotelle e bombole di ossigeno bloccate da Israele. Abbiamo raccolto gli appelli strazianti delle madri di Gaza disperate per i loro bambini che stanno morendo di fame. I palestinesi sono sacrificabili per governanti che non hanno coscienza, ma non sono sacrificabili per i popoli che manifestano in tutto il mondo. Oggi il Governo italiano puo' dare un segnale importante votando la nostra mozione e dire tutto insieme stop al genocidio" ha detto invece la deputata M5s Carmen Di Lauro.

A farle eco, Laura Boldrini, ex presidente della camera, deputata del Partito Democratico, che ha puntato il dito contro l'assenza della presidente del Consiglio: "Non vedo la presidente del Consiglio in Aula. Ieri tre gruppi di opposizione sono intervenuti per chiederne la presenza. Stiamo parlando dello sterminio del popolo palestinese, che meriterebbe la sua presenza". Poi ha aggiunto: "Quello in corso è una pulizia etnica. Se Netanyahu può uccidere 53mila persone di cui 17mila bambini, se può annunciare la deportazione di 2milioni di persone, se può radere al suolo il 70 per cento delle infrastrutture, case, ospedali e scuole, se può massacrare 218 giornalisti e 433 operatori umanitari, se può bloccare per 75 giorni ogni aiuto di vitale importanza usando la fame come arma di guerra è grazie all'inerzia della comunità internazionale, dell'Unione europea e di tutti quei governi che fanno finta di non vedere l'orrore e la quantità di crimini commessi a Gaza e in Cisgiordania dall'esercito israeliano", ha poi concluso. "L'Italia deve essere all'altezza del proprio ruolo e il governo Meloni non può continuare a voltarsi dall'altra parte di fronte a ciò che sta accadendo a Gaza o non votare la revisione degli accordi con Israele proposta dall'UE altrimenti diventa complice. Non permettiamo, come ci ha detto il responsabile del Centro palestinese dei diritti umani, che la Palestina diventi la tomba del diritto internazionale", ha detto poi Valentina Ghio, vicepresidente del Partito Democratico alla Camera. Anche da Azione sono arrivate parole segnate dall’emozione; Giulia Pastorella ha detto: "Ero tentata di prendermi questi dieci minuti per stare in silenzio per il rispetto dovuto alle vittime, lette dal collega Bonelli. Da madre di due bimbi piccoli, questo dolore mi prende allo stomaco, ma non siamo qui per stare in silenzio".

"A Gaza c'è l'inferno in terra con più di 50mila morti, 15mila bambini. Bombe sugli ospedali, da marzo hanno impedito che arrivasse ogni aiuto umanitario. Abbiamo assistito all'uccisione di medici e paramedici. La fame viene usata come arma di guerra. L'Onu ha detto che l'escalation a Gaza è pulizia etnica. Bisogna fermare i crimini dell'estrema destra di Netanyahu, il mondo non può stare a guardare. Chiediamo al Governo di uscire dal silenzio complice ed esprimere una ferma condanna dei crimini del governo israeliano. Chiediamo sanzioni e un embargo totale delle armi da e per Israele" ha invece detto la segretaria Pd Elly Schlein. "Con la nostra mozione chiediamo al governo di uscire da un silenzio complice e di esprimere una ferma condanna dei crimini del governo israeliano", ha aggiunto la leader.

Il testo della maggioranza: toni cauti e obiettivi diplomatici

Di tutt'altro tono il testo della maggioranza: la mozione firmata dalle forze di governo si muove infatti su un terreno più cauto, evitando qualsiasi riferimento diretto a responsabilità israeliane. Chiede di "sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi, anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi, per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell'ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all’interno di confini mutualmente riconosciuti". Il documento impegna inoltre il governo a "lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all’immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza". Una formulazione diplomatica, certo, che riconosce il diritto alla pace e al cessate il fuoco ma si ferma a una lettura bilaterale e simmetrica del conflitto, lontana dalla denuncia di crimini di guerra e della sproporzione delle vittime civili portata avanti invece con forza dalle opposizioni.

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