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L’Italia è la peggiore in Ue per tasso di occupati: davanti a noi anche Grecia e Romania

La media di occupati in Ue nel 2022 ha raggiunto il valore più alto mai registrato. Ma non è certo l’Italia a trainare il miglioramento: il nostro Paese è infatti l’ultimo della classifica per tasso di occupazione. Davanti a noi anche Grecia e Romania.
A cura di Annalisa Girardi
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Quando si parla di occupazione e lavoro, l'Italia registra i livelli peggiori di tutta l'Unione europea. Davanti a noi anche Grecia e Romania. È quanto emerge dai dati di Eurostat, che già a febbraio avevano certificato il miglioramento della Grecia e lo slittamento dell'Italia a fanalino di coda dell'Ue.

Se la media europea per il tasso di occupazione, per quanto riguarda il 2022, è al 74,6%, l'anno scorso in Italia questa si è fermata a dieci punti in meno, al 64,8%. È il valore più basso di tutta l'Unione. Nei Paesi dell'Est, dove storicamente si registrano tassi di occupazione molto bassi, viaggiano a cifre più elevate, come il 66,3% della Grecia o il 68,5% della Romania. La Spagna, unico Paese dell'Europa occidentale a essere come noi sotto la soglia del 70%, raggiunge comunque un tasso di occupazione del 69,5%. I livelli più elevati si registrano nel Nord Europa: in cima alla classifica ci sono i Paesi Bassi, con un tasso di occupazione all'82,9%. Seguono Svezia ed Estonia, entrambe all'82%.

Ad ogni modo, il valore europeo che sfiora il 75% è la quota più alta mai registrata nelle serie temporali di Eurostat, iniziate nel 2009. In numeri assoluti, si parla di 193,5 milioni di persone tra i 20 e i 64 anni che vivono in Ue e sono occupate. Il Piano di azione 2030 del Pilastro europeo dei diritti sociali ha fissato l'obiettivo del 78%. Al momento ci sono undici Paesi che hanno già oltrepassato questa soglia. L'Italia, però, è ancora molto lontana.

L'indagine dell'Eurostat si è soffermata anche su un altro aspetto che riguarda la vita lavorativa degli europei. Gli analisti dell'Ue, infatti, hanno evidenziato come il 22% dei lavoratori sia over-qualificato per il lavoro che svolge, un tasso che è più alto per le donne che per gli uomini. Per le prime la percentuale è infatti del 23%, mentre per gli ultimi scende al 21%.

In Italia il divario di genere si allarga. Se gli uomini troppo qualificati per il lavoro che svolgono sono al di sotto del 20%, per le donne il tasso supera quota 25%. Per la precisione il gap è di sette punti, un numero tra i più alti che sono stati registrati. Hanno differenze più marcate di noi solo Malta e Cipro, rispettivamente con undici e otto punti. La media generale italiana, invece, è in linea con quella europea.

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Fonte: Eurostat

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