Liste d’attesa, Meloni incolpa i governatori, Regioni a Fanpage: “Per ridurre i ritardi servono risorse aggiuntive”

Nei suoi interventi nell'Aula del Senato, durante il premier time di mercoledì, Giorgia Meloni ha risposto alle interrogazioni che le sono state fatte dai parlamentari su riforme, difesa, politica internazionale e sanità.
In particolare, a proposito del problema dei ritardi nelle liste d'attesa, la presidente del Consiglio, rispondendo al dem Francesco Boccia, ha detto sostanzialmente che la responsabilità del problema è in capo alle Regioni: "Noi ogni anno stanziamo delle risorse; non le gestiamo noi, le gestiscono le Regioni, ma la responsabilità per quello che riguarda voi è tutta del Governo". Da qui l'attacco delle opposizioni, con la segretaria del Pd Elly Schlein che ha replicato con una nota, accusando Meloni di aver "varato un decreto fuffa che non aggiungeva un euro per tagliare le liste d'attesa", e di aver fatto in Aula "il solito scaricabarile".
Sulle liste d'attesa, dopo il richiamo della premier Meloni, il ministro della Salute Schillaci ha detto l'interlocuzione con le Regioni è aperta. Dopo la mancata intesa dello scorso 17 aprile, la Conferenza delle Regioni ed il ministero della Salute hanno previsto un mese di tempo per continuare il confronto per l'applicazione della legge sulle liste di attesa, che si è arenata proprio a causa dei ritardi nell'emanazione dei decreti attuativi necessari a definire criteri e modalità di funzionamento delle diverse misure messe in in campo dal governo. In particolare, il braccio di ferro è legato al mancato decreto attuativo sui poteri sostitutivi in capo al ministero in caso di inadempienza delle Regioni, uno dei punti del decreto Schillaci. Ne abbiamo parlato con Massimo Fabi, assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna e coordinatore della Commissione Salute delle Regioni.
A che punto è il confronto con il ministero sul decreto attuativo che riguarda poteri sostitutivi in caso di inadempienze da parte delle Regioni nella gestione delle liste d’attesa, previsto dal dl Liste d’attesa? Siete ancora in una situazione di stallo?
Come coordinamento della Commissione salute della Conferenza Stato-Regioni stiamo tenendo aperto un canale di negoziazione con il ministero rispetto all’approvazione o alla condivisione di una intesa sul Dpcm in merito alle modalità e alle procedure per l’esercizio dei poteri sostitutivi, riconosciuti all’organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria istituito dal decreto legge 73 del giugno dello scorso anno. Vogliamo mantenere aperto questo canale perché siamo profondamente convinti della necessità di trovare un’intesa istituzionale tra Regioni e Governo funzionale agli obiettivi del contenimento dei tempi di attesa.
Cosa c’è nella controproposta avanzata dalle Regioni? Quali garanzie chiedete al governo?
Proponiamo di incontrarci per definire congiuntamente quali sono appunto le modalità e le procedure per l’esercizio dei poteri sostitutivi. Vogliamo arrivare a una massima condivisione. Com’è noto, come Regioni abbiamo fatto delle proposte che in un primo tempo non sono state accolte. Confidiamo nell’apertura di un tavolo che ci veda presenti contestualmente; dal momento che abbiamo gli stessi obiettivi del contenimento delle liste d’attesa possiamo arrivare a una soluzione condivisa.
Quello dei poteri sostitutivi è l’unico nodo da sciogliere?
In questo momento il tema dei poteri sostitutivi è un nodo particolarmente delicato e credo che sciogliendo questo si possa riaprire una stagione di collaborazione più proficua.
Il decreto sulle liste d’attesa è stato emanato un anno fa, e ha prodotto ben pochi risultati. Cosa serve secondo voi per abbattere i tempi?
Per abbattere i tempi non serve solamente cercare di incrementare l’offerta o incrementare i livelli di monitoraggio e controllo che siano di competenza propria delle Regioni, come da fisiologia applicativa della nostra Carta costituzionale, ma che possa prevedere anche l’intervento di un organismo di verifica e controllo, che non vogliamo escludere. Riteniamo invece che ciò che serve ed è essenziale in questo momento è intervenire sull’appropriatezza delle prescrizioni di specialistica ambulatoriale e avere delle linee guida e degli orientamenti altrettanto chiari. Questo perché è una legge dei servizi sanitari come il nostro, universalistici e finanziati dalla fiscalità generale, che nel momento in cui incrementiamo l’offerta di prestazioni, al tempo stesso si incrementa anche la domanda. Questo sistema è integrato, non prevede delle soluzioni semplici, ma prevede oltre ai provvedimenti sull’appropriatezza prescrittiva, un’alleanza forte con tutti gli operatori del settore, a partire dai medici di medicina generale e dagli specialisti ambulatoriali ed ospedalieri. Oltre ad adeguati livelli di finanziamento per incrementare la rete dell’offerta non solo attraverso quanto è stato realizzato in questi anni, ovverossia all’interno del finanziamento ordinario del Fondo sanitario nazionale introdurre delle percentuali vincolate di utilizzo di quelle risorse rispetto all’abbattimento dei tempi di attesa. Le risorse dedicate devono essere aggiuntive, altrimenti arriviamo a quello che stiamo vedendo ora, cioè nel 2025 a fronte di un 1,8% di incremento del Fondo sanitario nazionale la previsione dei costi di funzionamento del Servizio sanitario nazionale si aggira sul +3,8%, e questi non sono dati forniti dalle Regioni o da un organismo terzo, ma sono indicati dai documenti di finanza pubblica del ministero.
Qual è la situazione in Emilia-Romagna?
Abbiamo destinato più di 50 milioni di euro di risorse regionali, ben oltre lo stanziamento dello 0,4% sul Fondo sanitario nazionale previsto dal Governo, ovvero 38 milioni, per ridurre le liste d’attesa nella nostra regione arrivando così a erogare più di un milione e mezzo di prestazioni aggiuntive nel 2024. Questo ha migliorato in modo significativo i tempi di attesa, così come l'introduzione sistematica delle pre-liste di presa in carico e la disponibilità delle agende a 24 mesi. La situazione è quindi migliorata ma questo per noi non è sufficiente.
Giorgia Meloni in Senato ha sostanzialmente scaricato alle Regioni la colpa dei disservizi, dicendo che ogni anno il governo stanzia delle risorse, ma poi queste sono gestite dalle Regioni. È così? Cosa non va in quest’affermazione?
Non va che il finanziamento non è aggiuntivo e ritorno al primo punto: occorre ricercare tutti i momenti e tutte le possibilità per arrivare a una intesa che superi questa situazione di oggettiva difficoltà istituzionale, perché l’obiettivo comune che abbiamo come Regioni e come Stato deve essere quello di arrivare a trovare delle soluzioni concrete e percorribili in grado di mantenere in tutto il Paese una sanità pubblica e universalistica di eccellenza.