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Linardi: “Moonbird dà fastidio, Sea Watch boicottata perché denuncia violazioni dei diritti umani”

In un’intervista a Fanpage.it la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi spiega perché il velivolo di ricognizione Moonbird è stato costretto a sospendere l’attività di monitoraggio nel Mediterraneo Centrale. In questo momento tutti i mezzi dell’organizzazione umanitaria sono fermi: Sea Watch 3 è ancora in fermo amministrativo e Sea Watch 4 è stata posta in quarantena.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'ong tedesca Sea Watch è momentaneamente fuori gioco. Lo stop obbligato sta interessando tutti i suoi mezzi, aerei e marittimi: è bloccata da luglio la nave Sea Watch 3, per un fermo amministrativo, a seguito di un'ispezione della Guardia costiera; è ferma la Sea Watch 4, la nuova nave operativa in mare da agosto, che si trova in quarantena nel Golfo di Palermo, dopo aver sbarcato sulla GNV Allegra oltre 300 migranti salvati nelle acque di Lampedusa; e da venerdì le autorità italiane hanno imposto lo stop anche a Moonbird, il velivolo di ricognizione dell'organizzazione umanitaria.

Ma l'organizzazione non starà a guardare: Sea Watch è pronta a difendersi per vie legali, contestando il provvedimento dell'Enac, l'Ente nazionale per l'Aviazione civile. Secondo l'autorità l'ong avrebbe effettuato  un'attività di monitoraggio, in violazione dell'articolo 802 del codice di navigazione, per un periodo prolungato, segnalando per troppe volte la presenza di imbarcazioni in ‘distress' nel Mediterraneo, senza averne l'autorizzazione. Nell'articolo citato, il divieto di partenza, si legge: "L'Enac vieta la partenza degli aeromobili quando, a seguito dei controlli previsti dall'articolo 801, emergono situazioni di pregiudizio per la sicurezza della navigazione aerea, nonché quando risultano violati gli obblighi previsti dalle norme di polizia e per la sicurezza della navigazione, ovvero quando risulta accertato dalle autorità competenti che l'esercente ed il comandante non hanno adempiuto agli obblighi previsti dalla normativa di interesse pubblico in materia sanitaria e doganale".

Secondo l'Enac l'attività di Search and rescue deve seguire procedure rigorose "dal punto di vista internazionale e le dichiarazioni della ong erano incompatibili con queste". Da giugno il velivolo privato ha effettuato 47 missioni e avvistato 2600 persone in pericolo, avvisando le autorità, come prescrive la legge. Abbiamo chiesto alla portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi come l'ong ha intenzione di reagire, dopo il divieto di partenza per Moonbird.

Cosa è successo e cosa vi contesta l'Enac?

Noi riteniamo che questo provvedimento abbia delle motivazioni molto deboli, stiamo valutando di ricorrere. Le autorità italiane hanno cercato in tutti i modi una giustificazione per disporre il fermo dell'aereo attraverso l'articolo 802. Ci è stato detto che Moonbird violerebbe le norme di polizia relative alla sicurezza della navigazione aerea, perché secondo le autorità il nostro aereo effettua attività si ricerca e soccorso nell'area di competenza italiana, non essendo però un assetto autorizzato dalla Guardia Costiera, che è l'ente competente. Ma questo costrutto, stando al diritto internazionale, non sta in piedi, perché qualsiasi assetto che si trovi in mare o in cielo, ha l'obbligo di segnalare l'eventuale presenza di persone in difficoltà in mare. Inoltre non ci risulta che ci sia evidenza di attività di ricerca e soccorso in zona Sar italiana. Noi facciamo semplicemente un lavoro di segnalazione alle autorità competenti nel caso in cui ci siano persone in difficoltà. Questo naturalmente dà fastidio, perché in questo modo quello che succede nel Mediterraneo viene continuamente esposto, e questo esercita una pressione non indifferente sulle autorità. Quando invece è molto più semplice che nessuno sappia quello che avviene quotidianamente in mare. Come si vede non c'è alcun tipo di irregolarità tecnica contestata al velivolo o condotta illecita, visto che noi dichiariamo di effettuare voli privati con lo scopo di monitoraggio di violazione di diritti umani.

Perché l'l'Ente nazionale per l'Aviazione civile si è fatto vivo solo adesso?

In realtà l'Enac ci aveva già scritto un anno fa, non a caso d'estate, che è il momento di più intensa attività per la presenza di persone in mare. Quest'anno ci dice esplicitamente nel provvedimento che per via della continuità delle operazioni e del numero delle ore di volo, stando alla loro interpretazione, l'assetto del velivolo violerebbe le norme sull'attività di ricerca e soccorso. Questo dimostra proprio come sia stata la costante attività di monitoraggio e la presenza in cielo, con la relativa denuncia di situazioni di pericolo in mare, a fare attivare la macchina statale, per impulso del ministero dell'Interno che ci risulta aver aperto un'indagine nei nostri confronti a fine giugno, con la connivenza del ministero dei Trasporti da cui dipende l'Enac.

Perché secondo le autorità il vostro velivolo intralcerebbe le attività di ricerca e soccorso?

Perché secondo loro siccome il nostro mezzo è privato, e non siamo un assetto autorizzato, intralciamo l'attività svolta dalle autorità italiane. Ma vorrei sottolineare che tutte le attività delle motovedette della Guardia costiera italiana nelle acque territoriali non si configurano come ricerca e soccorso: a livello di procedura non vengono aperti dei protocolli Sar, ma queste attività vengono trattate come normali operazioni di Polizia, tanto che viene coinvolta anche la Guardia di finanza.

Perché questo stop può causare danni a Moonbird?

Il mezzo è soggetto a corrosione se non vola almeno per qualche ora alla settimana, soprattutto in un contesto come quello di Lampedusa, esposto alle intemperie. Si danneggia stando fermo per mesi.

La Sea Watch 4 è ferma a Palermo. Tutti i membri dell'equipaggio sono risultati negativi al test. Cosa state aspettando?

Non possiamo ripartire perché abbiamo ricevuto un provvedimento di quarantena di 14 giorni. Lo scorso 2 settembre concluse le operazioni di trasbordo dei migranti che abbiamo salvato al largo di Lampedusa sulla nave Allegra abbiamo immediatamente ricevuto un provvedimento che istituisce la quarantena obbligatoria. Non abbiamo poi ricevuto alcuna comunicazione da parte delle autorità. Siamo riusciti ieri a effettuare ieri tamponi sull'equipaggio, risultati negativi. Questo però non cambia la condizione della nave, che resta in quarantena fino a mercoledì prossimo. Visto l'atteggiamento del governo degli ultimi mesi abbiamo motivo di credere che possano sorgere nuovi problemi, tali da bloccare ancora una volta la nave in porto, come avvenuto anche per le altre navi umanitarie.

Ora il governo ha pubblicato un nuovo bando per nuove navi quarantena, per potenziare una ‘flotta' che riduca l'impatto dell'accoglienza a terra. Come giudicate questa strategia?

Noi riteniamo che l'ingresso dei migranti nel territorio dovrebbe essere trattato come qualsiasi altro ingresso di stranieri in Italia. Mi chiedo come mai ci sia un trattamento totalmente diverso riservato a queste persone, c'è una disparità di trattamento considerevole rispetto per esempio ai turisti. Nessuno contesta il fatto che si debbano mettere in atto misure precauzionali come la quarantena. Il ricorso a questi mezzi è però assolutamente dispendioso, e ancora una volta si va a sostituire a un approccio più strutturale e a investimenti che possano garantire un'accoglienza più dignitosa. Non si può riempire il mare di nave quarantena.

Per quanto riguarda il fermo della Sea Watch 3 ci sono stati aggiornamenti? Quando potrà riprendere una nuova missione?

Stiamo lavorando a livello tecnico per far sì che la nave risponda ai requisiti richiesti dall'Italia, e tuttavia lo Stato di bandiera, lo Germania ritiene che non tutta questa regolamentazione sia applicabile a una nave tedesca. Alcuni standard richiesti non sono previsti, e questo crea uno stallo. Stiamo cercando di fare un lavoro di mediazione con le autorità competenti, anche se ci sono dei rilievi evidentemente pretestuosi, viene contestato l'ingaggio in operazioni di assistenza ai migranti. Ma questa categoria semplicemente non esiste: il fatto che la nave sia impegnata regolarmente in operazioni di assistenza ai migranti è comunque un'attività che la nave svolge in ottemperanza all'obbligo di soccorrere persone in difficoltà mare. Si tratta poi di un tipo di attività che prima degli accordi con la Libia veniva anzi sollecitata dalla Guardia costiera italiana. Allora alle ong, quando disponevano ancora di imbarcazioni meno equipaggiate rispetto a quelle attuali, veniva chiesto di dotarsi di navi più grandi per effettuare l'imbarco e poi lo sbarco delle persone soccorse, diventando quindi degli assetti che coadiuvassero la Guardia costiera a 360 gradi, nel momento in cui a livello europeo a quest'ultima era stato negato un dispositivo di ricerca e soccorso istituzionale. In pratica a parità di normativa è radicalmente cambiato l'approccio rispetto all'attività delle navi umanitarie, un'attività che prima veniva incoraggiata e ora viene ostacolata con ogni mezzo.

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