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Liliana Segre: “Sto con l’Ucraina, se i russi sono gli invasori vanno rimandati indietro”

“Io mi ricordo il discorso di quando l’invasor è chiamato invasor: non è chiamato ‘un altro con cui trattare’. È quello che entra nella tua terra e bombarda le tue case, uccide giovani, vecchi e bambini. Sarei falsa se dovessi dichiarare che io non sto con l’Ucraina”: a dirlo è Liliana Segre, parlando dell’aggressione di Mosca a Kiev.
A cura di Annalisa Girardi
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"Sarei falsa se dovessi dichiarare che non sto con l'Ucraina: se i russi sono gli invasori vanno mandati indietro". A dirlo è la senatrice a vita, Liliana Segre, ospite de L'Aria Che Tira su La7, parlando della guerra in Ucraina. "Io mi ricordo il discorso di quando l’invasor è chiamato invasor: non è chiamato ‘un altro con cui trattare'. È quello che entra nella tua terra e bombarda le tue case, uccide giovani, vecchi e bambini. Sarei falsa se dovessi dichiarare che io non sto con l'Ucraina pur avendo un grande amore per la musica e i romanzi russi, che ho letto da ragazzina e che non ho mai dimenticato. Se i russi sono gli invasori, vanno rimandati indietro", ha poi ribadito.

Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, ha parlato di diversi temi durante il suo intervento. Tra questi l'indifferenza:"Oggi piace più di prima e questo mi fa paura. Per me è una parola importante. Tutto quello che ci succede intorno temo cada di nuovo in quella indifferenza che è la base di tutto, in quel ‘tanto non me ne importa, non mi riguarda'. Ciò che accadde allora non vide la gente in piazza a protestare, nessuno cercò di fermare i camion che andavano via, nonostante una tragedia che ciascuno vedeva negli occhi dell'altro".

Segre ha raccontato anche del giorno in cui è stata liberata: "Le date sono molto importanti, per qualcuno per nulla, ma il primo maggio al di là della mai abbastanza onorata festa dei lavoratori per me è una data molto particolare. Perché io sono stata liberata dalla prigionia il primo maggio e poi, quando ho avuto la possibilità di avere una famiglia, abbiamo sempre festeggiato il primo maggio come il mio compleanno. Per festeggiare la rinascita e la nascita". E ancora: "Il primo maggio mi riporta a un mondo che sembrava scomparso, perché avevo fatto la marcia della morte attraversando un'Europa in fiamme, e l'ho ricordato anche a Bruxelles dove le bandiere dell'Europa garrivano tutte insieme".

Le date simboliche, ha quindi aggiunto Segre, non vanno percepite come divisive, ma vanno vissute per la ricchezza che sono: "Con il 25 aprile e con il primo maggio non devono essere divisivi. Ci sono cose vissute come ricchezze civili e altre che ti vengono proposte. Non sono all'altezza di decidere politicamente, ma solo umanamente e ho visto la foiba di Basovizza e sono andata al funerale di Ramelli. Ho sempre scelto di partecipare umanamente e non ideologicamente, perché sono testimone e nonna, non un politico".

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