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Cambiamenti climatici

Lettera d’amore ai ragazzi che hanno “imbrattato” il Senato

Ieri siete stati indisponenti e dispettosi: quindi, perfetti. Avete spogliato il Re, gettandogli addosso una vernice colorata e lavabile. Io vi amo, ragazzi.
A cura di Saverio Tommasi
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Vernice contro il Senato
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Vedo in TV i risultati fisici della vostra azione: avete imbrattato il portone del Senato con della vernice lavabile, ora è colorato e sono tutti arrabbiati con voi.
Siete stati indisponenti, dispettosi, fastidiosi: a parere mio, quindi, perfetti.

Vi siete dati un nome: "Ultima Generazione", perché se l'umanità non invertirà il suo modello di sviluppo, non ci saranno altre generazioni che potranno vivere in un mondo come lo conosciamo oggi in Occidente.

Voi ieri avete disturbato le complicità del palazzo con un'azione colorata e senza danni al patrimonio artistico; però siete giovani, irriverenti e zeppi di fantasia: quindi il bersaglio perfetto per gente che vive di idee che hanno portato al collasso climatico e ambientale il nostro Pianeta.

Potrebbero perdonarvi un furto, una bancarotta fraudolenta, uno sversamento in mare, ma non vi perdoneranno mai di avere degli ideali che loro hanno perso fra i banchi di scuola. Nessuno vi perdonerà per aver lottato per qualcosa di così grande che va oltre voi stessi, e in qualche modo favorisce anche chi oggi vi attacca in modo così osceno.

Ve lo dico con il cuore già oltre l'ostacolo: ragazze, ragazzi, continuate così. Fracassate la pazienza degli immobili, siate irritanti, molesti e seccanti verso ogni legislazione carente.
Disequilibrate i conniventi, fate lo sgambetto ai correi, sbilanciate a terra chi dice "non possiamo farci niente" e continuate a indisporre chi volutamente non si occupa del cambiamento climatico preferendo trasformarsi in un tappetino verso gli inquinanti.

Chi inquina poi vota, invece gli alberi non si recano ai seggi elettorali. Per questo il potere preferisce gli oli esausti ai sogni.

La Contessa ieri si scandalizzava per il sangue con cui gli operai "han sporcato i cortili e le porte, chissà quanto tempo ci vorrà per pulire", e oggi si scandalizza per un barattolo di vernice lavabile gettato contro il palazzo che rappresenta il lordume dell'inazione contro il cambiamento climatico.
Insomma: dimmi per cosa ti scandalizzi e ti dirò chi sei.

Ragazze, ragazzi, continuate a pretendere un mondo vivibile – e non soltanto a chiederlo per favore – e un giorno vi ringrazieranno anche tutti quelli che oggi non capiscono e vi inzuppano d'odio.
Ragazze, ragazzi, non togliete mai il cappello di fronte a chi male vi giudica, e tenete sempre in punta di lancia sogni colorati come la vernice e l'arcobaleno.

Ragazze, ragazzi, non preoccupatevi di chi oggi non comprende e vi attacca.
Chi oggi si scandalizza sono le stesse persone che ritroviamo infastidite da uno sciopero, da una manifestazione qualsiasi, da un blocco stradale, dai sindacati, da un questuante, da una ONG che sbarca senza permesso bollato, da qualunque cosa o persona che per il solo fatto di esistere li obblighi a scegliere da che parte stare, a renderlo evidente, a esserci, a non sottrarsi.

Come siete belli, giovani e forti. Indisponenti, provocatori e molesti. Vi amerò per sempre.

Queste ragazze e ragazzi hanno smosso l'attenzione mediatica, sono riusciti a inventarsi una protesta che senza arrecare danno alle cose, ha obbligato al sussulto chi dormiva beato, al calduccio del torpore complice.
Ragazze, ragazzi, vi stimo perché vi siete inventati una protesta libera, colorata, rivolta contro chi dovrebbe prendere provvedimenti in favore del clima – e dunque dell'umanità – ma non lo fa perché del resto non si può essere la soluzione se si è parte del problema.

Ieri il potere politico, sentitosi pungolato, scalfito, chiamato in causa e alla responsabilità da un chilo di vernice, ha reagito compatto: "Che orrore, una protesta! Non si fa così!" provando poi lui stesso – il potere! – a dettare i modi e i tempi delle proteste: si possono fare a patto che non infastidiscano chi comanda, altrimenti non vanno bene.

Il destinatario della protesta che vorrebbe dettare le regole su come lo si può contestare, spiegando che il manovratore – tutto sommato – non deve essere infastidito.
Farebbe ridere, se non facesse orrore.

Secondo le varie maggioranze governanti si può dunque protestare – forse, e chiedendo il permesso – se le proteste non infastidiscono le prime alla Scala e neanche fuori dalla Scala, e chi viaggia in auto non venga fermato neanche per dieci minuti, il tempo dell'esibizione di uno striscione e della lettura di un volantino.
Le proteste non si devono sentire – secondo loro – dobbiamo farle nelle case ben chiuse o nelle piazze ben lontane, magari in un giorno di festa e senza cori e fischietti e bandane e striscioni, a meno che non siano di marca. Proteste al massimo di cinque minuti, i cori soltanto in rima approvata, sottovoce e controvento, insomma una cosa veloce e poi tutti a consumare, poi il giorno dopo si torna a produrre e il terzo giorno si crepa.

E invece, guarda un po', oggi c'è chi ha scelto di non voler crepare per il surriscaldamento del clima causato dagli inquinanti introdotti dall'Uomo nell'ambiente.

"Un gesto oltraggioso", così la presidente Giorgia Meloni ieri ha definito l'atto di apertura alla vita di un piccolo gruppo di coraggiose e coraggiosi, davanti al Senato.
Se lo metta in testa, la presidente che tutto compie per escludere: la difesa dell'ambiente in cui viviamo non è mai un oltraggio, e questi ragazzi stanno soltanto difendendo se stessi e il mondo intero dagli effetti ormai quasi irreversibili del cambiamento climatico.
Queste ragazze e questi ragazzi sono semplicemente il megafono della voce degli scienziati di tutto il mondo: "Cambiate il modello di sviluppo".

Concetto semplice, per questo così fastidioso.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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