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L’ennesima trovata del governo contro la disforia di genere: il registro per schedare i minori transgender

La crociata del governo che demonizza l’infanzia transgender prosegue con un ddl che istituisce un registro per schedare i bambini e gli adolescenti che fanno uso dei bloccanti per la pubertà. Una decisione che preoccupa la comunità lgbqia+ perché mette ancora una volta in discussione i diritti delle persone trans.
A cura di Jennifer Guerra
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Dopo la campagna contro il Careggi di Firenze e la nomina di Marina Terragni a garante per l’infanzia, la crociata del governo che demonizza l’infanzia transgender trova compimento in un disegno di legge a firma della ministra della Famiglia Eugenia Roccella e di quello della salute Orazio Schillaci che istituisce, fra le altre cose, un registro che scheda i bambini e gli adolescenti che fanno uso dei bloccanti per la pubertà. Una proposta che desta molte preoccupazioni nella comunità LGBTQ+, che sostiene che dietro la scusa della salvaguardia dei bambini si celi un progetto repressivo più grande, come d’altronde sta già accadendo negli Stati Uniti, dove i diritti delle persone trans sono stati messi in discussione proprio a partire da quelli dei minori.

Cosa prevede il ddl

Il disegno di legge approvato lunedì dal Consiglio dei Ministri sulle “Disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere” si compone di tre articoli, il primo dei quali riguarda la somministrazione della triptorelina, un farmaco che blocca temporaneamente la pubertà e che da anni è al centro di numerose polemiche, ma anche della terapia ormonale sostitutiva. L’uso off-label (cioè per scopi diversi da quelli per cui il farmaco è stato formulato) della triptorelina per i minori con varianza di genere è stata autorizzato dall’Aifa nel 2019 e secondo la legge attuale qualsiasi medico può prescrivere un medicinale off-label, assumendosene la responsabilità. Il nuovo ddl invece prevede che la somministrazione venga approvata “a seguito di diagnosi di una équipe multidisciplinare e degli esiti documentati dei precedenti percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici”. Finché il ministro della Salute non elaborerà un protocollo ad hoc, verra istituito un comitato etico pediatrico che dovrà valutare caso per caso.

Il comma tre prevede inoltre l’istituzione presso l’Aifa di un registro per la prescrizione e la dispensazione dei farmaci e degli ormoni, che verrà condiviso con il ministro della Salute ogni sei mesi, oltre che di tutti i percorsi diagnostici e psicologici. Sono proprio questi due punti a preoccupare le associazioni LGBT+, perché i membri dei comitati decisionali, se il ddl verrà approvato in via definitiva, saranno anche di nomina governativa. Le regole così stringenti, poi, andranno a snaturare il senso stesso dei bloccanti della pubertà, il cui scopo è quello di ritardare o sospendere la comparsa dei caratteri sessuali secondari e che spesso vengono usati in via esplorativa, prima di passare eventualmente a interventi più significativi.

La campagna del governo contro i minori transgender

Da quando è al potere, la destra ha fatto di tutto per demonizzare il percorso di affermazione di genere per i minorenni, impegnandosi in una campagna diffamatoria che sostiene che i medici “sperimentino” sui bambini, che le diagnosi di disforia di genere siano un fenomeno fuori controllo o esagerando la portata delle terapie mediche e sociali. Non sono mancati gli interventi politici più diretti, come l’interrogazione parlamentare del senatore Gasparri che ha portato all’ispezione e al successivo blocco delle attività dell’ospedale Carocci di Firenze, un centro di eccellenza per la varianza di genere nei minori, o come l’attacco alle carriere Alias in scuole e università, che permettono agli studenti di usare nomi e pronomi di elezione nei documenti scolastici.

Nel 2024, il Comitato Nazionale di Bioetica (che aveva già dato parere favorevole ai bloccanti nel 2018)  aveva chiesto che lo Stato sostenesse studi indipendenti sulla reversibilità della triptorelina, aspetto su cui la comunità scientifica è ancora divisa. Ma è davvero difficile pensare che questa sia la direzione intrapresa dal ddl appena approvato dal consiglio dei Ministri. È noto che per i rappresentanti del governo, e le associazioni e le figure anti-gender che lo sostengono, l’esistenza di bambini e adolescenti con varianza di genere è solo frutto di “propaganda gender”. Per Marina Terragni, nominata lo scorso gennaio Garante dell’infanzia, “i bambini trans non esistono”, ma come ha ricordato commentando il ddl, si tratterebbe di “bambine impaurite dalla pubertà”.

Ovviamente nessuna di queste iniziative ha visto il coinvolgimento o il parere di associazioni di persone transgender o di genitori di bambini con varianza di genere, le cui voci restano sempre inascoltate. Lo stesso governo che grida allo scandalo di “sperimentazioni ideologiche” sulla pelle dei bambini ha di fatto preso una decisione unilaterale sulla loro salute.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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