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Legge elettorale, si va verso il modello spagnolo: ecco di che si tratta

Ancora polemiche intorno alla revisione della legge elettorale. Ora anche il Movimento 5 Stelle sembrerebbe “disposto” a ragionare sul modello spagnolo. Con correzione svizzera.
A cura di Redazione
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Si parte dagli appuntamenti prefissati per scrivere una nuova puntata del copione della telenovela che da ben otto anni regala un alibi comodo a più di un partito. La Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica si riunisce per la presentazione dei "principi condivisi" su cui comincerà il cammino verso la revisione della legge elettorale. La relazione introduttiva sarà affidata al pidiellino Donato Bruno ed al democratico Doris Lo Moro, ma nei prossimi giorni si succederanno le opinioni di analisti, costituzionalisti e rappresentanti della maggioranza. Una prima, parzialissima intesa, sembra possibile sul "modello spagnolo" che sembra convincere anche il Movimento 5 Stelle (che chiede delle "integrazioni" sul modello svizzero).

Si tratterebbe sostanzialmente di un "sistema elettorale proporzionale" con correzioni sostanziali che nel tempo hanno di fatto favorito il bipolarismo. A spiegare nel dettaglio, una nota del costituzionalista Stefano Ceccanti:

Il sistema ha due pilastri: la proporzionale solo dentro ogni circoscrizione (senza che esse comunichino tra di loro, mettendo in comune i resti) e un numero molto elevato di circoscrizioni, corrispondenti alle province, che sono 50. Considerando che i deputati del Congresso (cioè della Camera che esprime la fiducia) sono 350, il numero di rappresentanti che si eleggono in ogni circoscrizione è molto basso: varia da 1 (solo a Melilla e Ceuta), fino agli oltre 30 di Madrid e Barcellona. In molte circoscrizioni i seggi sono, tre, quattro o cinque. La media è di sette seggi. Agisce pertanto uno sbarramento implicito molto consistente che, insieme, alla regola matematica per la conversione dei voti in seggi costituita dal metodo del divisore d’Hondt, tende a sovrarappresentare le formazioni più grandi a discapito di quelle più piccole.

La legge elettorale prevede anche una soglia di sbarramento formale del 3% a livello circoscrizionale. Essa vale a escludere i partiti molto piccoli nelle circoscrizioni più grandi, come, ad esempio, quelle di Madrid e Barcellona. La soglia di sbarramento formale ha quindi effetti limitati, molto più incisivo è l’effetto degli altri elementi prima citati. Questo insieme di elementi avvantaggia i partiti più grandi. Ma, allo stesso tempo, non penalizza le formazioni regionali i cui consensi sono concentrati in specifiche circoscrizioni e consente alle formazioni nazionali capaci di superare la soglia del 3 per cento in sede circoscrizionale di conseguire una rappresentanza parlamentare, sia pure di più ridotte dimensioni. Per cui esso permette di bilanciare la rappresentatività popolare con la rappresentatività territoriale espressione delle istanze autonomistiche.

Le liste sono “bloccate”, senza voto di preferenza.

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