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L’economista Tabarelli: “La benzina salirà a 2 euro al litro nel 2024, il governo non può farci niente”

Il prezzo della benzina ha superato gli 1,90 euro al litro, ma secondo l’economista Davide Tabarelli, intervistato da Fanpage.it, è solo l’inizio. Ad aumentare è il prezzo del petrolio, che il governo Meloni non può controllare. Un taglio delle accise è sempre possibile, ma significherebbe anche tagliare la spesa pubblica.
Intervista a Davide Tabarelli
Economista e presidente di Nomisma Energia
A cura di Luca Pons
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Il caro benzina è tornato a tenere banco nel dibattito politico. Con il prezzo medio attorno a 1,93 euro al litro (ma ieri erano 2,019 euro in autostrada), è partita la mobilitazione di opposizioni e consumatori per chiedere che il governo Meloni tagli le accise, dopo averle ripristinate a inizio anno. Davide Tabarelli, economista e presidente della società di ricerca Nomisma Energia, ha commentato la situazione a Fanpage.it.

I prezzi aumenteranno ancora, ha detto Tabarelli, fino a due euro al litro di media: circa dieci centesimi in più rispetto a ora. Finora il governo Meloni "non ha fatto male", ma sicuramente nessuna delle sue misure è servita a ridurre i prezzi. E un nuovo taglio delle accise si può fare, ma "col bilancino", tenendo a mente che un taglio delle tasse significa anche ridurre la spesa pubblica da qualche altra parte.

Professore, perché il prezzo della benzina sta aumentando?

L'aumento è dovuto soprattutto al prezzo della materia prima, cioè il petrolio greggio. Ha segnato una leggera ripresa nelle ultime settimane, come era fisiologico. Il motivo principale è l'Arabia saudita che ha tagliato la produzione, sia a luglio che ad agosto. Il Brent (indice di riferimento per il prezzo del petrolio, ndr) è passato da 70 dollari al barile agli attuali 85-87 dollari, nel giro di due mesi.

Si parla di cifre record?

No, no. A marzo del 2022, pochi giorni dopo l'inizio della guerra della Russia (uno dei principali produttori al mondo di petrolio) il prezzo era salito a 120 dollari.

E adesso, quanto salirà ancora il prezzo?

Noi facciamo una previsione al rialzo, ma non drammatica: verso i 100 dollari al barile, come soglia per il 2024.

Per la benzina cosa significa?

Circa altri 10 centesimi in più al litro. Ora il prezzo medio nazionale è attorno a 1,93 euro, quindi verso i due euro al litro. Poi ieri i prezzi del petrolio sono un po' scesi, quindi nei prossimi giorni potrebbe esserci un calo di 2 centesimi per la benzina. Ma sul lungo termine siamo su valori più alti.

Si potrebbe andare anche oltre i due euro al litro, in media?

Il rischio di impennate c'è, perché non ci sono alternative al petrolio. Si parla molto di affrancarci dai combustili fossili e di transizione energetica, ma il dato di fatto è che il 90% dei trasporti si affida ai derivati del petrolio. E così la domanda mondiale cresce.

E quando ci sarà, se ci sarà, una nuova discesa dei prezzi?

Questo dipende, perché anche la produzione di petrolio sale. Ad esempio negli Stati Uniti e nel Sud America, ma anche la Russia non ha mai smesso di esportare nonostante la guerra. Perciò di petrolio nel mondo per il momento ce n'è tantissimo. Ma ci sono dei momentanei squilibri, che ci portano a prevedere una soglia di 100 dollari per il 2024.

Il ministro Urso ha detto che l'Italia "ha fatto meglio degli altri Paesi europei" perché il prezzo della benzina, senza contare le accise, è sotto la media europea. Ha ragione?

Mah, si parla di differenze molto ridotte, 2-5 centesimi. Insomma, poca roba. Dire "meglio" o "peggio" non è così rilevante. È vero che l'Italia ha un sistema raffinativo particolarmente efficiente: penso alle raffinerie di Livorno o di Ancona. Però questo non è merito del governo, anzi spesso la politica se ne dimentica. Queste raffinerie sono a rischio chiusura, ma attenzione: non è chiudendo le raffinerie che nei trasporti si sostituisce il petrolio con l'elettricità fatta da fonti rinnovabili.

Urso ha anche detto che il rallentamento degli aumenti della benzina dimostra che il suo ministero e il governo hanno operato bene. Il ministro si sta prendendo un merito che non è suo?

Il governo italiano, come tutti i governi europei, ha poco potere sulle dinamiche del prezzo del petrolio. Chi lo decide è fuori dall'Europa, in Medio oriente, in parte in Russia. Quindi l'andamento dei prezzi, con l'operato del governo, non c'entra. Al di là di questo, si può dire che l'esecutivo non ha fatto male.

I cartelloni ai distributori con il prezzo medio regionale, di cui si discute molto, sono serviti a limitare i prezzi?

Ma no. Fa bene avere dei consumatori più informati sul prezzo, ma non è quella la causa né degli aumenti, né di eventuali riduzioni. In generale, in Italia nessun bene di primaria importanza ha tanta trasparenza sul prezzo quanto la benzina: dagli anni Novanta si è molto lavorato sul tema, oggi in quasi tutti i 21mila distributori italiani i prezzi sono immediatamente evidenti ai clienti, e questo è molto positivo. I prezzi medi possono aiutare i consumatori a decidere meglio.

Ha detto che il governo non può intervenire sul prezzo del petrolio. Però può farlo sul prezzo della benzina, con un taglio delle accise. Cosa ne pensa?

Dobbiamo sempre considerare che siamo tra i Paesi con il più alto debito pubblico al mondo. Ogni anno l'Italia con gli interessi spende 800 e incassa 600, e in quei 600 che incassa ci sono anche le accise sulla benzina. Ridurle è un problema, anche perché adesso veniamo da un anno di super spesa per la crisi ucraina, ci sono stati tanti interventi di sconti sull'energia.

L'anno scorso, le accise furono ridotte di 30 centesimi dal governo Draghi. Pensa che si potrebbe ripetere una riduzione parziale?

I prezzi sono sempre più bassi dei valori di un anno fa. Quell'intervento fu fatto quando la benzina era a 2,20 euro al litro. Oggi il gasolio ha un prezzo simile a quello dello scorso ottobre, la benzina è al livello di luglio 2022. Non sono livelli eccezionali. In ogni caso, basta ricordarsi che entrate e uscite devono essere bilanciate: se riduciamo le tasse, dobbiamo tagliare le spese o aumentare in qualche altro modo le entrate. E le polemiche sul prezzo della benzina, alimentate anche dalle associazioni dei consumatori, sono un po' tristi e deboli dal punto di vista della cultura economica.

Quindi niente taglio delle accise? Il governo aveva anche approvato l'accisa mobile, una sorta di "taglio automatico" delle tasse se il prezzo fosse diventato troppo alto. Ma per adesso non è entrata in funzione.

L'importante è agire col bilancino. E provare anche pensare all'inverso: quando il prezzo del petrolio è passato da 120 dollari a 70 dollari al barile, nessun consumatore si lamentava, ma nessuno parlava del fatto che le entrate per lo Stato stavano calando. E quelle entrate servono per pagare la sanità, per fare le strade, per pagare gli insegnanti.

Quindi cosa si può fare per ridurre il prezzo?

L'economia segue le sue leggi. Il prezzo sta aumentando, i consumatori devono rispondere. State attenti, consumate meno. Ieri ad esempio, i prezzi del petrolio hanno avuto un rallentamento perché la Cina sta consumando meno. Domanda, offerta.

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