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Perché il governo Meloni non vuole tagliare le accise sulla benzina nonostante l’aumento dei prezzi

Il ministero dell’Economia ha fatto sapere che non c’è motivo per tagliare le accise sui carburanti, mentre il governo punta tutto sull’entrata in vigore del cartello dei prezzi medi.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Non c'è motivo per tagliare le accise sulla benzina, secondo il governo. La linea dell'esecutivo, fin dall'inizio, è stata sempre la stessa: nonostante le promesse fatte in campagna elettorale – e poi negate da Giorgia Meloni in persona – il problema del prezzo dei carburanti è la speculazione dei distributori. Tanto che, nonostante l'affermazione sia stata parzialmente ritrattata, l'unica soluzione proposta dal governo per abbassare il costo dei carburanti al distributore – oggettivamente in aumento – è stato il cartello dei prezzi medi, entrato in vigore ieri dopo mesi di polemiche con la categoria. Insomma, secondo Meloni e i suoi ministri, affiancare al prezzo praticato dal distributore quello medio regionale e nazionale può far abbassare i prezzi.

L'ipotesi di tagliare le accise non è stata minimamente considerata: "Il prezzo del petrolio non ha registrato, con riferimento alla media del precedente bimestre, un aumento rispetto al valore di riferimento indicato nel Def che consenta l'adozione del decreto di riduzione delle aliquote di accisa applicate al gasolio e alla benzina", ha detto ieri la sottosegretaria all'Economia Lucia Albano. Nessun taglio delle accise, nemmeno all'orizzonte.

Il ministro Urso ha tirato le somme del primo giorno di applicazione della nuova misura: "Non si siano registrati intoppi nell'acquisizione dei valori da parte dei gestori e nella diffusione delle statistiche – ha detto il titolare del Made in Italy – tutelerà la stragrande maggioranza di gestori onesti, isolando chi mette in pratica comportamenti scorretti e mettendo fine alle periodiche campagne a danno della categoria". Non si capisce come, però, la misura dovrebbe aiutare la diminuzione dei prezzi, che restano comunque "ben al di sotto dei 2 euro".

Nel frattempo, tra i benzinai che si sono dovuti adeguare alla misura cresce il malcontento: "È una stupidaggine perché genera confusione nel consumatore finale – dice il titolare di un distributore a Roma – I clienti in questo modo vedono troppe cifre e non capiscono". Gli fa eco un collega: "Per me il prezzo medio è uno svantaggio – dice il benzinaio – È la compagnia che decide, non io".

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