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News su migranti e sbarchi in Italia

“L’acqua ha iniziato a salire, poi le grida e il caos”: parlano i superstiti della strage di Cutro

Nei verbali della Procura di Crotone, visti da Adnkronos, il racconto di chi è sopravvissuto al naufragio di Steccato di Cutro. Dalle parole dei superstiti emerge il rapporto con gli scafisti, la paura durante il viaggio e il disperato tentativo di salvarsi quando la barca ha iniziato ad affondare.
A cura di Luca Pons
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La Procura di Crotone sta indagando sul naufragio avvenuto a Steccato di Cutro in cui sono morte almeno 79 persone migranti, di cui 32 minorenni, 23 di questi al di sotto dei 12 anni. Nel corso dell'inchiesta sono stati raccolti i racconti di chi è sopravvissuto alla strage, e l'agenzia Adnkronos ha potuto prendere visione di questi verbali. Ne emerge il quadro drammatico della partenza, le condizioni del viaggio e gli attimi di terrore in cui la barca ha iniziato ad affondare.

"Avevamo paura di affondare, donne e bambini gridavano"

"La barca procedeva molto lentamente e noi avremmo voluto chiedere l'intervento dei soccorsi", ha riportato uno dei superstiti. "Ma chi conduceva la barca per tranquillizzarci ci fece vedere su un tablet che saremmo arrivati a breve". Al timone, ha raccontato un altro, "si alternavano due soggetti che parlavano esclusivamente il turco, sia due che parlavano alternativamente turco e arabo, di questi non ho certezza dello Stato di provenienza". In più, "vi erano anche due persone di nazionalità pakistana che, ricevendo ordini dai turchi, ci indicavano quando poter salire in coperta per prendere una boccata di aria o per esigenze fisiologiche".

Un sopravvissuto ha ricordato le condizioni dell'imbarcazione e il timore di un naufragio: "Tante volte ho avuto paura che l'imbarcazione potesse affondare a causa del mare mosso e delle precarie condizioni della barca, infatti spesso chiedevo di salire in coperta per chiedere se gli scafisti fossero sicuri che la barca sarebbe arrivata". Uno degli scafisti "mi diceva di stare tranquillo perché aveva 15 anni di esperienza in quei viaggi". Anche un'altra delle persone a bordo ha "sempre avuto paura che l'imbarcazione potesse imbarcare acqua perché le condizioni del maree non erano delle migliori e le donne e i bambini impauriti, in queste circostanze, hanno sempre pianto e gridato aiuto, perché si temeva che la barca potesse affondare in mare aperto". D'altra parte, "l'imbarcazione era in condizioni pessime e non siamo mai stati equipaggiati con nessun giubbotto di salvataggio o altro sistema di salvataggio".

"Gli scafisti ci hanno sentiti urlare e si sono gettati in mare"

"Dopo cinque giorni di navigazione sapevamo di essere in prossimità delle coste italiane, quando ho sentito un forte rumore, e da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua". Inizia così la testimonianza del naufragio nei verbali. "Il livello di acqua sottocoperta è salito molto rapidamente generando il caos a bordo. Salito in coperta, mi sono ritrovato in acqua e mi sono aggrappato a un pezzo di legno. La corrente mi ha spinto via".

La reazione è stata scomposta, e uno dei superstiti afghani ha tentato di bloccare gli scafisti che tentavano la fuga nel buio della notte, con le luci della Guardia di finanza visibili sulla costa: "Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire, io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco, ma questi mi ha strattonato e si è tuffato in acqua. Ho provato la stessa cosa con l'altro turco ma lui è riuscito a spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto. Ho provato a bloccare anche il cittadino siriano ma mi è sfuggito". Uno degli scafisti è poi arrivato a riva: "L'ho rivisto sulla spiaggia nascosto in mezzo agli altri migranti fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di Polizia che lo hanno fermato", si legge nei verbali.

"Il mio viaggio dall'Afghanistan, partito nel 2021 dopo l'occupazione talebana"

Un uomo sopravvissuto al naufragio ha raccontato il suo viaggio dall'Afghanistan, iniziano poco dopo il ritorno del regime talebano: "Dopo una settimana dall'occupazione dei talebani dell'Afghanistan, il 15 agosto del 2021, ho lasciato il mio Paese per andare da Kabul e raggiungere la provincia di Nimruz in autobus, una provincia dell'Afghanistan, e da lì entrare clandestinamente in Iran, tramite i trafficanti".

Dopo questa prima tappa del viaggio, "sono stato due mesi a Sanandaj, una provincia dell'Iran a casa di un amico. Il mio amico ha contattato dei trafficanti per organizzare il viaggio clandestino in Turchia. Sono arrivato in Turchia a ottobre del 2021. Da quel mese sino alla partenza per l'Italia sono stato cinque mesi in cerca di un lavoro, senza trovarne. Poi, tramite un amico di mio zio che aveva aperto un negozio di vestiti afghani, ho iniziato a lavorare fino a quando non ho intrapreso il viaggio degli ultimi giorni verso l'Italia".

La lunga traversata verso l'Italia è iniziata perché "a Istanbul, nelle vicinanze del negozio di generi alimentari di mio zio c'era l'ufficio di un trafficante e mio zio mi ha detto che un suo amico si era rivolto a questo ufficio per organizzare un viaggio in Italia e che questo viaggio era andato bene. Così mio zio mi ha proposto di rivolgermi a lui per arrivare anche io in Italia". Il sopravvissuto ha raccontato di averci "pensato un pochino, perché la mia famiglia era contraria alla mia partenza", ma di avere poi accettato la proposta.

"Una settimana fa circa", ha continuato, "mio zio mi ha contattato dicendomi di preparare subito lo zaino e di recarmi a un indirizzo che gli era stato dato dal cittadino. Qui, quando sono arrivato, c'erano solo tre cittadini, due dei quali hanno fatto il viaggio con me". Infine c'è stato l'ultimo spostamento verso Cesme, il punto di partenza della barca. "Prima di noi era partito un altro camion con altre 90 persone, sempre dirette alla località di partenza per l'Italia. Erano le 20-21 del 21 febbraio quando ci hanno fatto scendere nella foresta, dopo tre ore di cammino a piedi siamo arrivati nei pressi della spiaggia. Ci hanno fatto salire su una imbarcazione bianca lunga 15-18 metri a due piani e alle 3 del 22 febbraio siamo partiti con a bordo 180 persone circa". A causa di un guasto tecnico, poi, le persone a bordo sono state fatte salire su un'altra imbarcazione. Da quel momento è iniziato il viaggio terminato sulla costa di Steccato di Cutro.

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