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Global Sumud Flotilla

La testimonianza di Saverio Tommasi al festival Rumore: “I soldati israeliani ci trattavano come animaletti”

La testimonianza di Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage, appena rientrato in Italia dopo la missione umanitaria a bordo della Global Sumud Flotilla: “Ci davano dei comandi, ‘up’ e ‘down’, ci davano le botte sulla schiena e sulla testa. Mi avevano dato un soprannome, un qualcosa che significa forse scemo o idiota, e si divertivano a farmelo ripetere quando mi chiedevano ‘What’s your name?’, e scoppiavano a ridere. Questa tortura è durata alcune ore”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Al festival di Fanpage.it Rumore dal palco è intervenuto il nostro giornalista Saverio Tommasi, che ha partecipato alla missione della Global Sumud Flotilla, ed è rientrato in Italia ieri sera da Israele, dopo che la barca sulla quale viaggiava, la Karma, è stata intercettata dall'Idf giovedì mattina presto, ed è stata costretta ad attraccare al porto di Ashdod.

Poco prima di rientrare in Italia il nostro collega ha riferito di aver subito violenze fisiche e verbali, insieme agli altri attivisti della Global Sumud Flotilla, che aveva lo scopo di rompere l'assedio di Gaza e portare aiuti umanitari ai palestinesi. Nonostante l'esercito israeliano sia riuscito nell'intento di abbordare le barche, mai una missione umanitaria negli ultimi anni era riuscita ad arrivare così tanto vicino alle coste di Gaza. La Karma, su cui viaggiavano i due parlamentari del Pd Arturo Scotto e Annalisa Corrado, per esempio, è riuscita ad avvicinarsi fino a 50 miglia nautiche dalla costa, prima che i militari prendessero il controllo dell'imbarcazione.

Saverio, intervistato dal direttore Francesco Cancellato, ha raccontato le ore che hanno preceduto l'abbordaggio, quando la nave della Marina Militare italiana, la Alpino, si è fermata, e ha smesso di scortare la Flotilla. "La Alma era stata abbordata per prima, noi vedevamo attorno a noi gli abbordaggi. Una situazione surreale. Le barche a vela procedevano a una velocità di 4 o 5 nodi, praticamente la velocità di una bicicletta Graziella".

Nel viaggio verso il porto israeliano gli attivisti della Karma sono rimasti sottocoperta. "Sono saliti i militari scelti della Marina israeliana con i mitra spianati e i volti coperti. Ci hanno intimato di scendere sottocoperta e lì ci hanno chiusi, finché non siamo arrivati al porto di Ashdod".

Arrivati al porto il gruppo è stato portato in un piazzale, obbligato a sedersi e costretto a stare con lo sguardo basso: "Siamo stati obbligati per ore a stare con lo sguardo giù. Obbligavano le persone sedute ad alzarsi, per spostarsi da una parte all'altra del piazzale", ha riferito Tommasi, raccontando di spostamenti apparentemente senza alcuno scopo. "I soldati si divertivano a giocare come se fossimo degli animaletti. Erano giovanissimi".

"Ci davano dei comandi, ‘up' e ‘down', ci davano le botte sulla schiena e sulla testa. Mi avevano dato un soprannome, qualcosa come ‘bidini', o ‘bitini' un qualcosa che significa forse scemo o idiota, e si divertivano a farmelo ripetere quando mi chiedevano ‘What's your name?', e scoppiavano a ridere. Questa tortura è durata alcune ore", ha raccontato il giornalista. "Non abbiamo commesso alcuna illegalità, l'illegalità l'ha commessa il governo israeliano". Tel Aviv ha accusato invece la Flotilla di non aver trovato alcun aiuto a bordo delle barche. Una vera e propria fake news, ha assicurato il giornalista.

"I legali c'erano al porto, non erano quelli che avevamo scelto noi, e come sapete questa è una violazione dei diritti umani. Era una presa in giro continua da parte dei soldati. Avevamo i numeri scritti sulle braccia o sulle gambe. Facevamo presente che non avevamo i telefoni, e loro ci rispondevamo ‘nemmeno noi', una presa in giro continua".

"Ci hanno tolto tutto e mai restituito: telefono, computer, due videocamere, microfoni. Sono riuscito a farmi restituire le fedi. Me le avevano strappate. Urlavano continuamente, ci urlavano addosso per rendere impossibile qualsiasi conversazione colloquiale". Saverio ha raccontato della visita del ministro israeliano Ben Gvir, il quale si è rivolto agli attivisti chiamandoli "terroristi". "Ci ha accusato di uccidere i bambini ebrei. Ci hanno dato da mangiare del pane in cassetta, il cibo però non è stata la cosa peggiore".

"L'interrogatorio è avvenuto solo in presenza del giudice, senza che vi fosse un avvocato. Abbiamo chiesto dell'acqua, ma non ce l'hanno data. Venerdì mattina abbiamo ricevuto la visita consolare, solo per 15 minuti".

"A Istanbul siamo stati accolti, e ci hanno dato dei vestiti. Avevo una maglietta bianca, e come forma di resistenza, ho subito cercato un uniposca, per scrivere sopra ‘Fanpage.it'. Quando sono arrivato in aeroporto a Fiumicino ho provato una sensazione meravigliosa, ma la soddisfazione più bella non è stata personale, è stata collettiva. Senza Fanpage.it, il giornale per cui sono fiero di lavorare, questa storia non ci sarebbe stata". Al termine dell'intervento il giornalista è stato salutato con una lunga standing ovation. Al termine dell'intervista del direttore Francesco Cancellato a Saverio Tommasi sono saliti dal palco anche Annalisa Corrado e Arturo Scotto per un saluto.

"Non è finita", ha detto Arturo Scotto, rivolgendo un pensiero agli altri 15 italiani ancora detenuti. "Quello che ha raccontato Saverio è un decimo di quello che vivono tutti i giorni i palestinesi", ha concluso Scotto. "Mi aspetto qualche parola da parte del governo anche il giorno dopo della liberazione di tutti i membri della Flotilla, mi aspetto che dica che Israele ha agito a di fuori dell'arco delle democrazie".

"L'ultima volta che avevo visto Saverio prima di ieri sera in aeroporto, è stato quando ci avevano tirato fuori da una camionetta, per farci fare un video, affinché noi parlamentari dicessimo che stavamo bene. C'erano 40 militari armati attorno a noi, e avevo visto visto Saverio portato da due militari. Lui ci ha salutato e ci ha sorriso. Ho pensato alla scena di Benigni che sorride al figlio", ha detto Corrado, citando la scena finale de ‘La vita è bella'. "Durante il viaggio di ritorno la hostess sull'aereo ha detto che sul quel volo stavano viaggiando quattro amici di Hamas", ha raccontato Corrado, parlando degli insulti che sono stati rivolti a lei e ai colleghi Scotto, Croatti e Scuderi, da parte anche di altri passeggeri israeliani sul volo verso l'Italia.

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