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La storia del servizio sulle promesse di Renzi ai disabili bloccato per la par condicio

La mancata messa in onda del servizio sul Nomenclatore tariffario “ci ha davvero spiazzati tutti. La tesi secondo la quale è per via della legge sulla par condicio nell’imminenza del voto referendario che il servizio è stato bloccato non regge assolutamente”, ha commentato il copresidente dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Gentili, secondo cui è “l’ennesima delusione”.
A cura di Claudia Torrisi
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Domenica sera sarebbe dovuto andare in onda su Italia Uno un servizio delle Iene riguardante il mancato aggiornamento del Nomenclatore tariffario, il documento del ministero della Salute contenente l’elenco di strumenti di supporto – come protesi, sedie a rotelle, puntatori oculari per leggere o parlare – forniti dallo Stato alle persone disabili. Nel video era presente anche un'intervista a Matteo Renzi, nella quale il presidente del Consiglio prometteva, come già accaduto in passato, un aggiornamento imminente – non corrispondente però a verità.

Il servizio, però, non è stato mandato in onda da Mediaset, per il rispetto della par condicio in vista del referendum del 4 dicembre. Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, la redazione del programma aveva contattato preventivamente l'Agcom, che ha fatto notare come la messa in onda sarebbe stata una violazione della normativa: non essendo le Iene una testata giornalistica, ma un programma di intrattenimento, tenuta a non trasmettere servizi nei quali compaiono politici nei sessanta giorni che precedono una consultazione elettorale. "Da quello che mi risulta e da quanto mi hanno raccontato i miei autori, l’ufficio legale di Mediaset ha preventivamente contattato l’Agcom per chiedere informazioni sulla messa in onda del servizio. L'Authority ha spiegato che il nostro servizio non poteva andare in onda perché la sola presenza in video del premier a meno di un mese dal referendum avrebbe potuto influenzare il voto degli italiani. A mio avviso si tratta di un’interpretazione della legge un po’ troppo restrittiva", ha dichiarato Filippo Roma, l'autore del servizio.

La questione ha scatenato diverse polemiche. Il Movimento 5 stelle, ad esempio, ha avanzato l'ipotesi che il video girato dalle Iene non sia stato messo in onda per nascondere una brutta figura del presidente del Consiglio: "Eravamo rimasti che il ruolo dell’Agcom fosse quello di far rispettare la par condicio. Non certo quello di censurare un servizio tv che evidenzia il mancato impegno del governo Renzi sul rinnovo del nomenclatore tariffario, cioè l’elenco degli ausili rimborsabili. E poi con quale motivazione? Che un servizio sui problemi che affrontano i disabili possa condizionare il voto referendario? Ridicoli", ha commentato con una nota la parlamentare M5S Paola Taverna. Dello stesso avviso anche Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, secondo cui "sarebbe davvero grave se, per il solo fatto che Renzi non fa un’ottima figura sulla vicenda, questo tipo di informazione e denuncia di importanza vitale per centinaia di migliaia di disabili fosse negata con il pretesto della par condicio referendaria, che nulla ha a che vedere con il tema trattato, mentre nel frattempo il presidente del Consiglio è presente ovunque in televisione".

La mancata messa in onda del servizio sul Nomenclatore tariffario "ci ha davvero spiazzati tutti. La tesi secondo la quale è per via della legge sulla par condicio nell’imminenza del voto referendario che il servizio è stato bloccato non regge assolutamente e per questo abbiamo provveduto nell’immediato a scrivere, come Associazione Luca Coscioni, una lettera ai Presidenti rispettivamente dell’Agcom e di Mediaset, per chiedere loro di sbloccare il servizio e consentirne la messa in onda", ha spiegato Marco Gentili, copresidente della Associazione Luca Coscioni, tra i protagonisti del video. "In base alla normativa di riferimento – ha aggiunto – prendiamo ad esempio la Delibera n. 345/15/CONS, non esistono motivazioni formali che supportino questa decisione insensata. L’ennesima delusione".

L'aggiornamento del Nomenclatore

Le voci del Nomenclatore tariffario sono le stesse dal 1999, nonostante dovrebbero essere aggiornate al massimo ogni tre anni. Questo fa sì che dal Nomenclatore siano oggi escluse tutte le tecnologie più moderne, con apparecchi che raggiungono il costo di 15 mila o 20 mila euro.  Già nell'autunno del 2014 – sempre in un servizio delle Iene – il presidente del Consiglio aveva promesso un aggiornamento del Nomenclatore "entro un mese"; stessa cosa a gennaio del 2015. Ad oggi, però, non si è ancora giunti a un risultato, nonostante nel servizio in questione Renzi prometta che il nomenclatore sarebbe andato in Consiglio dei ministri "domani alle ora 13" – cioè nella seduta nel 9 novembre. Nemmeno in quell'occasione, però, si è discusso del decreto sui nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), che contiene il nomenclatore ed è fermo a palazzo Chigi da due mesi.

Tra l'altro l'attuale proposta secondo l'Associazione Luca Coscioni andrebbe modificata, per consentire una personalizzazione sulla base delle esigenze del disabile di dodici tipi di ausili per cui il governo propone una procedura di gara per forniture standardizzate. Secondo Gentili parliamo di "ausili che rispondono a bisogni complessi della persona disabile e che non sono dunque destinati ad assolvere una funzione meccanica e generica, rischiano di essere depotenziati perché inseriti nell’elenco dei dispositivi standard soggetti a bando di gara". Ad esempio, carrozzine a spinta con telaio basculante e sistema di supporto posturale a configurazione regolabile, carrozzine elettroniche con comandi speciali, apparecchi acustici retroauricolari, seggioloni a configurazione regolabile. Sono dispositivi, ha aggiunto, che "esistono per rispondere a specifiche necessità della persona che li richiede, esplicitate tra l’altro nel suo progetto riabilitativo, e la gara non è uno strumento idoneo di acquisizione. Non tutti i prodotti possono andare a gara. Per queste dodici tipologie di ausili è necessario che si faccia una scelta accurata prima di tutto del modello più adatto ed è fondamentale che la persona che dovrà utilizzarlo partecipi alla scelta, assieme ad un team multifunzionale di professionisti. Ci deve cioè essere un percorso di fornitura ad personam". Per questo motivo, Gentili e l'Associazione chiedono a "in maniera perentoria al governo e ai nostri rappresentanti, tutti, di non soprassedere" sull'aggiornamento e su un miglioramento della riforma. "So benissimo – ha concluso – che in un mondo come in quello in cui viviamo raggiungere l’obiettivo finale è arduo ma qui c’è in gioco il benessere di tantissime persone, adulti e minori, che chiedono solo di vivere nella maniera più serena e felice possibile, anche quando le sorti non sono state poi così tanto generose nei loro confronti".

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