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La Russa dice che nell’attentato di via Rasella i partigiani volevano il comunismo e uccisero dei musicisti, non dei nazisti

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha dichiarato che nell’attentato di via Rasella a Roma – da cui derivò l’eccidio delle Fosse Ardeatine a opera dei soldati nazisti – i partigiani uccisero solo dei musicisti pensionati pur conoscendo il rischio di rappresaglia. E ha aggiunto che il 25 aprile renderà omaggio ai partigiani, anche se quelli comunisti “non volevano l’Italia libera”.
A cura di Luca Pons
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"Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della Resistenza" perché i partigiani uccisero dei musicisti "semipensionati" e non dei soldati nazisti. Fanno discutere le parole – storicamente false – di Ignazio La Russa, presidente del Senato, in un'intervista a Libero. L'attentato di via Rasella fu un'azione condotta da partigiani romani il 23 marzo 1944, in cui morirono 33 soldati tedeschi e due civili italiani. Per quanto vi sia un dibattito storiografico, diverse fonti hanno chiarito che i morti non erano certamente dei "semipensionati" ma dei soldati in piena età da combattimento. La risposta dei militari nazisti fu l'eccidio delle Fosse Ardeatine: 335 uomini uccisi, tra cui anche ebrei, antifascisti e partigiani.

Quest'anno, nella commemorazione dell'eccidio, ha creato una polemica il fatto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non abbia mai parlato di fascismo e abbia detto che le vittime vennero uccise "solo perché italiane". Per La Russa quello a Meloni è stato "un attacco pretestuoso", perché "tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro".

Il presidente del Senato è poi andato oltre, criticando i partigiani che condussero l'attentato di via Rasella: "L'attentato di via Rasella non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana, quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semipensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani), sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non".

Tra le numerosi fonti storiche e giuridiche, anche una sentenza della Cassazione nel 2007 ha affermato il contrario: non è mai stata smentita la versione di Rosario Bentivegna, trai partigiani organizzatori, secondo cui "si trattava di soggetti pienamente atti alle armi, di età ricompresa tra i 26 ed i 43 anni", dotati "di sei bombe e di ‘machine pistolen'".

Il 25 aprile? "Lo festeggio, ma i partigiani comunisti non volevano l'Italia libera e democratica"

Mentre il governo affronta l'ennesimo scivolone sul rapporto con il fascismo, si avvicina il 25 aprile. La Russa nell'intervista ha affermato: "Non sarà il primo che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi", cioè comunisti, che "come è noto non volevano un'Italia libera e democratica ma volevano un'Italia comunista, perché avevano il mito della Russia comunista. Chi muore per un'idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione".

La risposta alle critiche: "Ho condannato eccidio delle Fosse Ardeatine e confermo, lo innescarono i partigiani"

Nel pomeriggio, dopo le dure critiche arrivate dai partiti di opposizione, dall'Anpi e dalla comunità ebraica, è arrivata una precisazione. La Russa ha voluto chiarire: "Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito ‘una delle pagine più brutali della nostra storia'". Ma è poi tornato sulla critica ai partigiani, omettendo alcuni dei dettagli storici più sbagliati: "Confermo, altresì, che a innescare l'odiosa rappresaglia nazista fu l'uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita ‘ingloriosa' bensì ‘tra le meno gloriose della resistenza'".

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