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La Russa boccia la riforma Meloni: “Se il premier viene sfiduciato si deve tornare al voto”

La bozza di riforma costituzionale del governo Meloni non convince del tutto Ignazio La Russa, che boccia l’ipotesi anti-ribaltone: “Se il premier si dimette o viene sfiduciato”, secondo il presidente del Senato, bisogna tornare al voto.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Nessuna norma anti-ribaltone, ma il ritorno diretto alle urne. Ignazio La Russa, che prima che presidente del Senato è tra i più alti dirigenti di Fratelli d'Italia, lancia un segnale chiaro parlando con diversi giornali della riforma costituzionale che dovrebbe approdare alla fine di questa settimana in Consiglio dei ministri: così non va bene, bisogna modificarla e cercare il più possibile un consenso in Parlamento, anche per evitare il referendum confermativo che rischia di cancellare il lavoro di governo e Camere.

A non convincere La Russa, in particolare, è l'articolo 4 del testo su cui da mesi sta lavorando la ministra Casellati. Nella bozza si legge:

All’articolo 94 della Costituzione sono apportate le seguenti modifiche:

  • Il terzo comma è sostituito dal seguente: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia al Governo presieduto dal Presidente eletto, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo. Qualora anche quest’ultimo non ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere.”;
  • dopo l’ultimo comma è aggiunto il seguente: “In caso di cessazione dalla carica del Presidente del Consiglio, il Presidente delle Repubblica può conferire l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al Presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all'indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha chiesto la fiducia delle Camere.”

È la seconda modifica che, secondo il presidente del Senato, va cambiata: "Parlo a titolo personale, non ho ovviamente partecipato alla stesura del testo – dice a Repubblica – Io toglierei quel meccanismo che prevede che, una volta caduto un premier, possa nascere un altro governo con un altro presidente del Consiglio, a patto di essere sostenuto da chi ha votato almeno una volta la fiducia al precedente esecutivo".

Per La Russa si tratta di un sistema "arzigogolato", e aggiunge: "Se devi fare l'elezione diretta del premier, allora meglio farla fino in fondo. Sarebbe meglio dire: se il premier si dimette o viene sfiduciato, si torna al voto". Sul pensiero di Giorgia Meloni in merito, il fondatore di Fratelli d'Italia prende comunque posizione: "Non ne ho parlato con lei. So però che la pensa così in generale, diciamo storicamente, perché di queste cose dibattiamo da molti anni".

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