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La Riforma Gelmini bocciata dal Tar del Lazio

La riforma sarebbe dettata da “malcelate ragioni di contenimento della spesa pubblica” e mirerebbe soprattutto a tagliare un gran numero di cattedre: 87.400 per la precisione.
A cura di Biagio Chiariello
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La riforma Gelmini bocciata dal tribunale amministrativo regionale del Lazio. La notizia è riportata da Repubblica.it, che spiega come la sentenza resa nota dallo Snals lo scorso 9 dicembre accoglie il ricorso contro la riduzione delle ore settimanali introdotta per tagliare la spesa. A questo punto nelle scuole superiori italiane si rischia di tornare ai quadri orari in vigore prima della riforma del 2010, con più ore settimanali di materie d'indirizzo. "La sentenza – commenta Marco Paolo Nigi, segretario generale dello Snals – assicura la serietà degli studi, dal momento che la riduzione di orario aveva inciso proprio sulle materie professionalizzanti, determinando una violazione dei livelli minimi delle prestazioni didattiche". La storia risale a tre anni fa, quando vengono pubblicati i due regolamenti sul "riordino" degli istituti tecnici e professionali. Si punta a tagliare un gran numero di cattedre – 87.400 per la precisione – attraverso il taglio delle ore settimanali di lezione. Una modifica del curriculum scolastico avvenuta durante l'anno e che ha interessato anche le classi che non avrebbe dovuto. Per questo i giudici del Tar Lazio hanno accolto il sindacato che accusa di "illogicità e incongruenza manifeste" i provvedimenti in questione.

Ecco perché:

Secondo il Testo unico delle leggi sull'istruzione – si legge nel dispositivo, scrive Repubblica – scopo precipuo dell'istruzione tecnica sarebbe quello di preparare all'esercizio di talune funzioni tecniche o amministrative", mentre "l'istruzione professionale avrebbe quello di impartire una preparazione teorico pratica adeguata per consentire l'esercizio di qualificate mansioni".

Ma la riforma taglia le ore di lezione. E lo fa "sulla base di un criterio del tutto discrezionale": la riduzione del 20 per cento dell'orario di insegnamento delle discipline relative alle materie con non meno di 99 ore annue. In questo modo, la riforma interviene "sulle discipline caratterizzanti i corsi, in maniera per di più indiscriminata, senza individuare le discipline sulle quali incidere".

Una bocciatura a tutti gli effetti. Anche perché i giudici amministrativi osservano che "le due disposizioni regolamentari più che recare norme per la "ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari" portano "sic et simpliciter il taglio degli orari".

Ora la palla passa al ministro Maria Chiara Carrozza. Alla sua attenzione ci sono migliaia di classe tirate in ballo per ridurre le spese  . "Lo Snals-Confsal – conclude Nigi – auspica che il ministro rispetti la decisione del Tar. In caso contrario, il sindacato continuerà a portare avanti le proprie iniziative a tutela degli insegnanti, degli studenti e delle loro famiglie".

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