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La proposta sulle mini zone rosse attorno ai focolai: “Non possiamo permetterci un nuovo lockdown”

La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, chiarisce che l’economia italiana non può semplicemente permettersi nuove chiusure. Se il prossimo autunno dovessero effettivamente verificarsi nuove ondate di contagi, il Paese non potrà andare ancora una volta in lockdown. Meglio pensare a un sistema di mini zone rosse per isolare tempestivamente i nuovi focolai ed evitare che il coronavirus si diffonda come accaduto lo scorso febbraio.
A cura di Annalisa Girardi
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Da settimane ormai medici e scienziati avvertono sul pericolo di una nuova ondata di contagi da coronavirus con la fine della bella stagione. Tuttavia il governo è stato chiaro: il Paese non può permettersi un secondo lockdown. La Commissione europea prevede per quest'anno un calo del Pil dell'11,2%, il dato peggiore tra tutti gli Stati membri. La nostra economia è già in grave sofferenza per i mesi di chiusura forzata nel pieno dell'emergenza Covid-19 e non può fermarsi una seconda volta: altrimenti rischierebbe di non riprendersi più. Il governo sta quindi pensando a come affrontare l'ipotesi di nuove ondate di contagi, evitando di tornare al lockdown. La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, chiarisce oggi sul Messaggero: "Non si può immaginare un altro lockdown del Paese. Molto più efficace e sostenibile sarà l’opzione delle singole zone rosse per territori in difficoltà. Interventi più limitati e tempestivi".

Quindi un piano per circoscrivere tempestivamente i nuovi focolai evitando che il virus si diffonda, in modo da non dover poi procedere con chiusure generalizzate che metterebbero in ginocchio l'economia. Delle mini zone rosse, in altre parole, da isolare in presenza di nuovi cluster. Una strategia di questo tipo, per poter essere applicata, andrebbe di pari passo con la proroga dello stato di emergenza al 31 ottobre (o al 31 dicembre). Su questo punto, tuttavia, la sottosegretaria ed esponente dem non si sbilancia e sottolinea semplicemente che ci sia un confronto in corso.

Un'altra questione fondamentale per il futuro, specialmente quando ci sarà un'apertura generalizzata dei confini, sarà quella di controllare i casi che arrivano dall'estero. Si è parlato molto, nelle scorse settimane, della possibilità dei tamponi negli aeroporti, almeno a quei passeggeri che provengono da Paesi dove l'epidemia non è ancora sotto controllo. "I tamponi negli aeroporti sono utili. Ci sono anche laboratori mobili che possono farne fino a 20 mila in un giorno, ormai per i test sono state affinate le tecniche. Il tasso di successo è molto alto. Per questo penso che sia giusto eseguire tamponi agli arrivi", afferma Zampa. D'altra parte, però, sottolinea la sottosegretaria non è possibile "pensare di far ripartire l'economia e allo stesso tempo sigillare i confini". Per Zampa si tratta semplicemente di una soluzione "non praticabile". Ad ogni modo, per evitare nuove ondate di contagi nel prossimo autunno, è importante continuare a rispettare tutte le misure di sicurezza: "Nessuno sa cosa succederà davvero, ma ricordiamoci che alcuni vaccini allo studio sono molto promettenti e potrebbero darci risposte prima del previsto", conclude la sottosegretaria.

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