La proposta di Bilotti (M5S) contro i femminicidi: “Avvisiamo sempre la donna quando l’indagato si sposta”

L'educazione affettiva e sessuale obbligatoria nelle scuole, una nuova aggravante per punire l'eccesso di violenza nei femminicidi, notifiche immediate alle vittime in caso di spostamenti degli indagati sottoposti a misure cautelari e poi, strumenti più rapidi per rimuovere online contenuti offensivi dopo un reato. È questo il cuore del disegno di legge presentato dalla senatrice Anna Bilotti (M5S), che prova a intervenire in modo organico su prevenzione, protezione e consapevolezza, mentre il Parlamento ha appena introdotto il reato autonomo di femminicidio e, allo stesso tempo, la maggioranza ha bloccato il ddl sul consenso. Una contraddizione evidente, che apre un dibattito politico e culturale: si rafforza la repressione, ma si rallentano quelle norme che incidono sulle radici della violenza.
Fanpage.it ne ha parlato proprio con la senatrice Anna Bilotti, che spiega perché la sua proposta lega educazione, tutela delle vittime e responsabilità degli autori dei femminicidi, e perché non basta aumentare le pene se non si interviene anche sui comportamenti, sulle relazioni, e sulla cultura.
Nel suo disegno di legge l'educazione affettiva e sessuale diventerebbe obbligatoria a scuola: cosa significa concretamente e perché è così importante introdurla?
L'obbligatorietà significa che questi percorsi diventano parte integrante dell'offerta formativa e non attività occasionali o lasciate alla discrezionalità delle singole scuole. Parliamo di programmi strutturati, modulati per età, condotti da docenti formati e, quando opportuno, da esperti qualificati. Si punta a sviluppare competenze emotive e relazionali, a promuovere il rispetto reciproco, a fornire informazioni scientifiche sulla sessualità e sulla salute e a prevenire dinamiche di violenza, discriminazione e bullismo. È una misura di prevenzione culturale perché interveniamo sulle radici della violenza di genere e forniamo agli adolescenti strumenti fondamentali per vivere relazioni sane e responsabili.
La sua proposta elimina la possibilità per i genitori di negare il consenso ai percorsi di educazione affettiva e sessuale. Perché ritiene necessario questo passaggio?
Perché i diritti formativi essenziali devono essere garantiti a tutti gli studenti, senza distinzioni. L'educazione affettiva e sessuale non è un'opinione, ma è parte integrante della crescita della persona, come l'educazione civica o la prevenzione sanitaria. Prevedere la possibilità di esserne esclusi significherebbe creare disparità tra studenti e lasciare scoperti proprio quei ragazzi che, in qualunque contesto vivano, potrebbero trovarsi senza strumenti per riconoscere e affrontare situazioni di rischio. L'obbligatorietà tutela l'interesse del minore e assicura uniformità ed efficacia degli interventi in tutto il Paese.
Il disegno di legge introduce poi una nuova aggravante per i femminicidi con eccesso di violenza e accanimento. Nella pratica, cosa cambia rispetto a oggi?
Oggi, l'ordinamento non ha una circostanza specifica che riconosca in modo esplicito i casi in cui l'autore utilizzi una violenza abnorme, sproporzionata, spesso prolungata anche sul corpo della vittima dopo la morte. Spesso, è intervenuta la giurisprudenza per punire più severamente simili casi, ma non in tutti i casi e non sempre coerentemente. Questa aggravante permette di valorizzare giuridicamente una dinamica purtroppo ricorrente nei femminicidi e consente alla magistratura di graduare la pena in modo più aderente al disvalore della condotta. È un modo per riconoscere la particolare efferatezza di gesti che non mirano solo a uccidere, ma a punire, a umiliare, ad annientare.
La sua proposta prevede anche la possibilità di avvisare la vittima sugli spostamenti dell'indagato sottoposto a misure cautelari. Che effetto si otterrebbe con questa norma?
Si dà finalmente alla vittima uno strumento concreto di protezione. Nei casi di violenza domestica o di stalking, il rischio di riavvicinamento è reale e improvviso. Allora, sapere tempestivamente che la persona sottoposta a misura cautelare si sta avvicinando permette di scongiurare situazioni di pericolo e, al contempo però, di mettere in atto le precauzioni necessarie. Penso a quelle persone che vivono in piccoli comuni, magari con un solo supermercato o un solo bar, dove le vittime rischiano continuamente di incontrare chi indossa il braccialetto. Naturalmente, tutto avverrà nel rispetto delle garanzie tecniche e della tutela dei diritti dell'indagato. Ma, per la vittima, significa poter vivere con maggiore sicurezza e senza la costante paura dell'inaspettato.
Nel testo ci sono poi nuove tutele per i familiari delle vittime e per la rimozione dei contenuti online lesivi. Per quale esigenza nasce questa parte del disegno di legge?
È il frutto dell'osservazione di una realtà dolorosa: la violenza non finisce con il reato, continua spesso online attraverso contenuti diffamatori, morbosi o che ledono la dignità della vittima e, spesso, anche dei suoi familiari. È una forma di vittimizzazione secondaria che infligge un dolore profondo e ostacola l'elaborazione del lutto. Per questo, prevediamo procedure rapide per la rimozione dei contenuti, obblighi chiari per le piattaforme, la collaborazione con le autorità e sanzioni in caso di inadempienza. È un modo per tutelare il ricordo delle vittime e la dignità delle loro famiglie.
Il Parlamento ha approvato il reato autonomo di femminicidio e, allo stesso tempo, la maggioranza ha bloccato il disegno di legge sul consenso. Cosa ne pensa?
L'introduzione del reato autonomo di femminicidio è un passo importante, che riconosce la gravità e la specificità del fenomeno. È giusto rafforzare gli strumenti penali. Tuttavia, è evidente una contraddizione: non possiamo agire solo sulla repressione e, al tempo stesso, frenare interventi che rafforzino prevenzione e consapevolezza, come le norme sul consenso. La lotta alla violenza di genere richiede un approccio integrato. Serve punire, certo. Ma serve anche educare, prevenire, proteggere. Il mio disegno di legge va proprio in questa direzione perché tiene insieme educazione, tutela delle vittime e responsabilità degli autori. Solo così possiamo costruire un sistema davvero efficace.