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La pandemia di Covid-19 rischia di rovinare la vita agli studenti delle scuole superiori

Uno studio di Ipsos e Save the Children apre gli occhi sulle emozioni provate dagli studenti delle superiori nell’ultimo anno, in cui hanno visto più lo schermo del computer che i banchi e la lavagna. Stanchezza, preoccupazione e ansia sono tra gli stati d’animo più citati. Ma anche l’inadeguatezza della didattica a distanza, la mancanza di attenzione dal mondo degli adulti e la convinzione che quest’anno sia stato sprecato.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Stanchezza, ansia, incertezza, preoccupazione, irritabilità, nervosismo, apatia. Da un anno a questa parte sono questi i sentimenti provati e raccontati dagli studenti delle scuole superiori. La pandemia di Covid-19 ha condizionato tutto l'universo scuola, ma il risultato sugli adolescenti è stato ancora più determinante. Perché sono stati penalizzati più di tutti in termini di didattica a distanza, diventata quasi una regola per licei, tecnici e professionali. Perché è un'età in cui il bisogno di socialità esplode a scuola e fuori, giocando un ruolo determinante per la crescita e l'integrazione. Il Covid è intervenuto a gamba testa discriminando chi non ha i supporti tecnologici adeguati, rivoluzionando la vita di troppi studenti che, rimasti soli, hanno abbandonato la scuola senza voltarsi indietro. Davanti ai dati e all'analisi scientifica delle emozioni degli adolescenti, illustrate in fredde cifre nell'indagine di Ipsos per Save the Children, è necessaria una presa di coscienza collettiva. È stato fatto abbastanza per evitare che il Covid-19 rovinasse irrimediabilmente la vita degli studenti? Le macchie indelebili che resteranno nella loro formazione si potevano evitare? La domanda è ancora più attuale a due giorni dal ritorno a scuola, ma soprattutto dopo la pubblicazione del primo vero rapporto approfondito dell'Istituto superiore di sanità sul contagio in classe, che conferma le tesi portate avanti da moltissimi esperti in questi mesi: la scuola non è un luogo a rischio, anzi.

Dalla sofferenza all'abbandono: la scuola non è stata tutelata

Lo studio di Save the Children accende la luce sui mesi più bui per gli studenti delle superiori. I principali stati d'animo che vivono gli adolescenti in questo periodo non sono dei migliori: il 31% dice di essere stanco, il 17% di provare senso di incertezza e il 17% di essere preoccupato. Ma anche irritabilità (16%), ansia (15%), disorientamento (14%) e apatia (13%). Tra i ragazzi, guardando al futuro, solo uno su quattro crede che tutto tornerà come prima, così come la stessa percentuale crede che continuerà ad avere paura. In generale, il 24% pensa che l’allontanamento da scuola stia peggiorando la propria salute. In quest'ultimo anno gli studenti delle superiori hanno visto i loro amici lasciare la scuola: più di un ragazzo su 4, il 28%, dice che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni. Con il 7% che invece segnala di averne "persi" almeno tre.

La didattica a distanza è una sconfitta per tutti: bocciata dagli studenti

La didattica a distanza, per i ragazzi delle superiori, è stata diventata quasi la normalità. Anche considerando che da marzo dello scorso anno la classe l'hanno vista ben poco. Più di uno studente su tre, però, pensa di essere peggiorato nella preparazione scolastica. Il 35% dice di avere più materie da recuperare rispetto allo scorso anno. Infatti quasi quattro ragazzi su dieci dicono di subire ripercussioni negative sulla capacità di studiare, il 27% anche sul rendimento a scuola. Il 16% invece dice di essere migliorato. In generale, però, il 38% degli studenti boccia la Dad. La metà hanno avuto difficoltà a concentrarsi nel seguire le lezioni online, il 40% ha lamentato problemi tecnici.

La percentuale di studenti che pensa che con la didattica a distanza sia più difficile imparare cose nuove è altissima: il 72%. Mentre il 68% crede che sia più difficile concentrarsi e il 51% che sia impossibile rispettare il programma scolastico. Interessante il tema dell'approccio allo strumento: più di un ragazzo su tre spiega che le lezioni sono continuate esattamente com'erano in classe, solo dietro a uno schermo. Solo uno su cinque dice di aver visto dei cambiamenti nel metodo dei propri insegnanti: dai video alle lezioni digitali, dalle app ai giochi didattici.

Per la metà degli studenti è stato un anno sprecato

Alla domanda diretta se fosse stato o no un anno sprecato, la metà ha risposto di sì. L’85% dei ragazzi intervistati spiega di aver capito l'importanza di relazionarsi in presenza. Tanti – il 63% – hanno sofferto il non aver potuto vivere le esperienze sentimentali fondamentali in un periodo come l'adolescenza. Sul rapporto con il mondo esterno la percezione dei ragazzi è chiara: il 65% è convinto di pagare per l'incapacità degli adulti nella gestione dell'emergenza Covid, ma non solo. Quasi la metà degli adolescenti si sente accusato di essere diffusore del virus, mentre la stessa percentuale pensa che sia ingiusto che i grandi vadano a lavoro e i ragazzi non possano andare a scuola. La socialità è stata la nota più dolente per i ragazzi quest'anno. Sei su dieci credono di aver perso la capacità di socializzazione. Per il 57% è peggiorato il proprio stato d'animo, mentre il 52% dice di aver visto mettere alla prova le proprie amicizie.

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