Mare Jonio rinviata a giudizio per aver salvato migranti in mare: “È un processo ai soccorsi”

Eleonora Schininnà, giudice per l'udienza preliminare al tribunale di Ragusa, ha rinviato a giudizio tutte le persone che erano imputate nel caso della Mare Jonio, la nave Ong che nel settembre 2020 soccorse 25 persone migranti ferme in mare da settimane portandole a Pozzallo. L'accusa è di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con l'aggravante di averne tratto profitto.
Al processo, che inizierà il 21 ottobre, ci saranno i membri dell'equipaggio della nave (il comandante Pietro Marrone e altre tre persone), ma non solo: anche Alessandro Metz, legale rappresentante della società armatrice Idra Social Shipping; il capo spedizione Beppe Caccia (vicepresidente del Cda di Idra); e Luca Casarini, fondatore di Mediterranea Saving Humans, la Ong che gestisce la nave. Gli ultimi due, in particolare, sono stati anche vittime di spionaggio nel caso Paragon, su iniziativa delle autorità italiane.
È la prima volta in Italia che si arriva a processo contro un'organizzazione non governativa per aver effettuato salvataggi in mare. In passato c'erano state indagini, sempre archiviate, mentre in un caso si era arrivati all'udienza preliminare: l'inchiesta della procura di Trapani che coinvolgeva Medici senza frontiere, Save the children e l'Ong tedesca Jugend Rettet, che gestiva la nave Iuventa. Gli inquirenti accusarono la Ong di aver stretto accordi con trafficanti di essere umani per alcune operazioni di salvataggio effettuate tra il 2016 e il 2017. Ad aprile dello scorso anno è arrivato il proscioglimento per tutte le persone coinvolte, dopo che la procura stessa ha chiesto il non luogo a procedere.
Perché la Mare Jonio e la Ong Mediterranea vanno a processo
In questo caso, invece, il processo si terrà. La vicenda in questione risale a settembre 2020. La nave cargo danese Etienne Maersk ad agosto aveva soccorso 27 persone migranti partite dalla Libia e poi naufragate. Dopo il salvataggio, tuttavia, diversi Paesi avevano negato il permesso di attracco alla nave per oltre trenta giorni. Secondo la società armatrice della nave, Maersk Tankers, la richiesta di intervento era partita da Malta, che però poi aveva rifiutato di far sbarcare i migranti (Malta ha negato di aver fatto la richiesta, invece).
Qui era entrata in gioco la Mare Jonio. L'11 settembre, dopo aver preso contatto con la Maersk, la nave Ong aveva fatto salire a bordo le 25 persone rimaste (due nel frattempo erano state portate a terra per motivi di salute) e le aveva portate a Pozzallo, in provincia di Ragusa.
Circa due mesi dopo la Maersk Tankers aveva fatto un versamento da 125mila euro all'Idra Social Shipping, armatrice della Mare Jonio. Questo è l'elemento che ha spinto la procura a contestare anche l'aggravante di aver "tratto profitto" dal favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche se la società danese ha ribadito più volte – anche durante le indagini – che si trattava di una donazione a scopo di beneficenza.
Casarini: "Non ci facciamo spaventare"
Luca Casarini ha detto che "quello alla Mare Jonio è un processo ai soccorsi, non ci faremo spaventare da nessuno". E ha aggiunto: "Sappiamo benissimo cosa abbiamo fatto: abbiamo aiutato 27 persone lasciate in mezzo al mare per 38 giorni". Secondo il fondatore di Mediterranea, "questo processo diventerà l’occasione per chiedere conto a ministri, governi e autorità sul perché queste persone siano state lasciate in mezzo al mare". Nel frattempo, "noi non restiamo impauriti in un angolino, anzi, raddoppiamo".
L'Ong infatti ha annunciato una "nuova, grande e meravigliosa nave pronta a salpare", in risposta a "questo tentativo di criminalizzare la solidarietà". La nave Sea-Eye 4 "diventa Mediterranea e continua la sua missione come nave di cura, solidarietà e dignità", grazie alla "cooperazione tra Sea-Eye e Mediterranea". La Ong ha concluso: "Non ci fermeranno con la diffamazione, lo spionaggio, i processi. La forza di chi salva vite è più grande del potere di chi le lascia morire".
La legale Serena Romano, che rappresenta i membri di Mediterranea, ha confermato: "Porteremo in aula i naufraghi, per raccogliere la loro testimonianza. Questo è un processo ai soccorsi, c’è la piena volontà di processare i soccorsi". Ma ha anche sollevato dei dubbi sulle indagini: "Nel corso delle indagini preliminari sono state utilizzate intercettazioni tra noi difensori e i nostri assistiti. Cercheremo di capire come mai questo provvedimento sia stato ritenuto valido". Per Romano, in aula i rappresentanti della Maersk "ci diranno che non c’è stato nessun accordo economico tra la nave e la Mare Jonio".