La legge Ammazza-orsi del Trentino arriva al Parlamento Ue: “Pasticcio normativo”

Martedì 4 novembre, la legge Ammazza-orsi approvata dalla Provincia Autonoma di Trento arriverà sul tavolo della Commissione Petizioni del Parlamento europeo. La legge consente l'abbattimento di otto orsi l'anno, quattro adulti e quattro cuccioli. Una previsione ritenuta in contrasto con la direttiva Habitat: il principio di proporzionalità, infatti, richiede che si valutino misure meno drastiche prima di procedere con gli abbattimenti.
Raggiunta da Fanpage.it, la vicepresidente della Commissione Petizioni, Cristina Guarda, chiarisce: "Questa legge sconsiderata crea un precedente gravissimo, e introduce a livello locale una deroga alle normative europee sulla protezione delle specie".
La vicepresidente della Commissione Petizioni: "Precedente gravissimo"

La Commissione Petizioni del Parlamento Europeo è l'organismo chiamato a esaminare le petizioni presentate da cittadini o associazioni europei. Si tratta di una componente fondamentale per la democrazia partecipativa nell'Unione e in questo caso a sfruttarla è stata la LNDC Animal Protection, tra le maggiori associazioni di tutela animale italiane.
Sulla legge non nasconde i propri dubbi anche Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi eletta nelle liste di Avs e vicepresidente della commissione stessa: "La Lega di Salvini e Fugatti con questa legge sconsiderata crea un precedente gravissimo, introducendo a livello locale una deroga alle normative europee sulla protezione delle specie. Auspico che martedì la commissione Petizioni riconosca la serietà delle questioni sollevate dalla LNDC Animal Protection e si attivi con l'obiettivo di porre rimedio a un autentico pasticcio normativo".
La Corte di Giustizia dell'Ue aveva già espresso seri dubbi riguardo ai metodi previsti dal Trentino per la gestione di un animale simbolo delle Alpi, ma in questo caso i problemi sarebbero più profondi e legati al contrasto con le norme comunitarie. L'Italia sta già affrontando diverse procedure di infrazione relative alla gestione dell'ambiente e della fauna selvatica, e anche se il governo italiano ha scelto di non impugnare la legge trentina, l'Europa potrebbe decidere di agire diversamente. "Non si possono introdurre deroghe generalizzate – conferma l'eurodeputata dei Verdi – ma occorre ristabilire un sistema uniforme, in linea con la normativa comunitaria, che garantisca la tutela dell’orso bruno con misure preventive proporzionate".
A ciò si aggiunge che il Trentino non è un territorio neutro quando si parla di grandi carnivori: è qui che il 5 aprile 2023 è stata registrata la prima vittima di orso nella storia dell'Italia unita, quando JJ4 uccise il 26enne Andrea Papi nei boschi della Val di Sole. I problemi di approvare e difendere una legge Ammazza-orsi sono relativi soprattutto alla percezione della cittadinanza, come sottolinea Guarda: "Così si rischia solo di soffiare sul fuoco in un territorio in cui, tra l'altro, restano aperti casi di sospetto bracconaggio".
Cos'è la legge Ammazza-orsi approvata dal Trentino
Il ddl n. 11 era stato proposto dall'assessore trentino alle Foreste con delega ai grandi carnivori, Roberto Failoni, e prevede la possibilità per il presidente della Provincia Maurizio Fugatti di disporre l’abbattimento di 8 orsi l'anno tra quelli ritenuti "problematici". Da qui il nome con cui la legge è diventata famosa: Ammazza-orsi. In questo modo, è stata abrogata parte della legge provinciale n. 9 dell'11 luglio 2018 relativa alle misure di prevenzione e d'intervento previste per i grandi carnivori.
Si tratta di un testo nato da un’intesa a monte tra il livello trentino e l’esecutivo nazionale, come hanno fatto sapere i suoi promotori. Da qui la decisione del Governo di non impugnarla.
La legge, nella pratica, prevede l'abbattimento di 8 orsi all'anno per i prossimi tre anni. Non si tratta di una quota da raggiungere, ma di un limite oltre il quale non andare. Inoltre, il numero di 8 orsi può cambiare col variare della popolazione di plantigradi: si tratta infatti della quota stimata dall'Ispra per non compromettere la sopravvivenza della specie sul territorio. Se i prossimi censimenti dovessero evidenziare un calo demografico significativo, ad esempio, la soglia potrebbe essere anche abbassata.