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La Cassazione dice che la prostituzione è un’attività economica libera e non illecita

Per la Cassazione un sindaco non può vietare – con regolamenti “anti prostituzione” – un’attività economica libera e non illecita. Servirebbe, nel caso, una norma dello Stato.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La prostituzione è un'attività economica, non è illecita e non può essere vietata da un sindaco. È quanto emerge dalla sentenza 4927 della Corte di Cassazione, che si è trovata a giudicare illegittimo un provvedimento risalente a diversi anni fa preso da un primo cittadino e valido su tutto il territorio comunale. La misura decisa dal sindaco prevedeva una multa di 500 euro – attraverso un regolamento di polizia locale – per chi si fosse accostato in strada con l'automobile per far salire a bordo delle prostitute. L'accusa (o meglio, la scusa) in questo caso sarebbe stata quella di intralciare il traffico.

Un cittadino, colpito dalla multa da 500 euro, ha presentato il ricorso e si è arrivati all'ultimo grado di giudizio. Il regolamento "anti prostituzione" per la Cassazione è illegittimo, perché "l'attività di meretricio non è illecita e, anzi, rientra nelle attività economiche, per cui non può essere vietato l'esercizio se non attraverso una normativa statale". Insomma, il sindaco non può fermare la prostituzione con un regolamento, servirebbe una norma statale. Per la Corte, in sostanza, quello utilizzato dal primo cittadino è un modo per bloccare l'attività economica, cosa che non può fare.

"Non risponde alla finalità di regolamentare la circolazione stradale degli autoveicoli, onde evitare gli intralci alla circolazione mediante l'eventuale imposizione del divieto di fermata degli stessi in una determinata strada o zona – si legge nella sentenza – l'ordinanza sindacale con la quale si vieta la fermata dei veicoli su tutto il territorio comunale se effettuata al fine di contattare prestazioni sessuali a pagamento". Per la Cassazione si tratta di "un'ordinanza viziata da eccesso di potere", perché "il Comune non ha il potere di bloccare un'attività che non può considerarsi illecita, adducendo che si vuole tutelare la sicurezza del cittadino, in quanto si deborderebbe in una competenza esclusiva dello Stato a cui gli Enti locali non possono sostituirsi".

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