L’Economist è anche a favore del Sì: il referendum italiano spacca la redazione britannica

"The Economist consiglia agli italiani di votare No al referendum: il settimanale britannico auspica la nascita di un nuovo governo tecnico (stile governo Monti, per capirci). Non ci stupiremmo se in un prossimo articolo ci indicassero anche la lista completa dei ministri di questo governo. Ogni settimana, poi, un editoriale del direttore della rivista assegnerebbe a tutti i compiti da svolgere. La verità? C'è chi in Europa fa il tifo per un'Italia forte e autorevole e chi invece la vorrebbe debole, controllabile e silente", scriveva stamane sulla propria pagina Facebook il comitato del Sì. L'endorsement del prestigioso The Economist a favore del fronte del No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre ha fatto ampiamente discutere in Italia, sollevando un vespaio di polemiche. Ma un giornale è una macchina complessa e tanti sono gli editorialisti e i giornalisti che ne fanno parte, e spesso sposano linee di pensiero diametralmente opposte. E così, il giorno dopo la notizia della pubblicazione dell'editoriale dello scandalo, che ha provocato una pubblica presa di posizione del comitato del Sì, si scopre che il settimanale nel nuovo numero in uscita ha pubblicato anche un altro editoriale, questa volta a favore del Sì al referendum.
La nuova opinione è contenuta nel numero speciale "The World in 2017", che analizza minuziosamente lo scenario mondiale che andrà a delinearsi il prossimo anno. Nell'editoriale "La scommessa di Renzi", firmato da John Hooper, l'opinione sull'operato di governo è decisamente differente rispetto a quella del collega. Secondo l'autore, le riforme di Matteo Renzi puntano a rendere il Paese più governabile: "Con un voto sì, l'Italia comincerà il 2017 con una possibilità di lasciarsi alle spalle il suo primato di governi instabili e leggi inefficaci. Con un no, si troverà a confrontarsi con uno scenario deprimente e familiare di instabilità politica e forse anche economica". Nonostante l'analisi decisamente positiva, l'autore rileva un grosso errore commesso dal presidente del Consiglio italiano, ovvero l'aver personalizzato la consultazione elettorale e averla fatta passare per un referendum sull'operato del governo, di fatto appendendo la vita dell'Esecutivo al risultato che uscirà dalle urne. Nell'analisi a favore del No, invece, l'editorialista sostiene che la riforma costituzionale varata dal governo Renzi sarebbe inutile e controproducente, perché di questo assetto istituzionale così sproporzionalmente sbilanciato verso l'uomo forte sostenuto da una – di fatto – minoranza degli elettori potrebbe beneficiarne in un futuro anche non troppo lontano Beppe Grillo con il suo Movimento 5 Stelle.
Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano "La Repubblica", la decisione di schierarsi per il no avrebbe apertamente spaccato la redazione. "Da una parte la direttrice Zanny Minton Beddoes e alcuni giovani editorialisti, dall'altra – schierati per il sì e fortemente perplessi sulla scelta opposta – il corrispondente dall'Italia Hooper, i responsabili dei servizi sull'Europa e altri commentatori e redattori". Repubblica prosegue sostenendo che una fonte all'interno del settimanale avrebbe dichiarato: "Abbiamo appoggiato Remain nel referendum sulla Ue e Hillary Clinton nelle presidenziali americana. La nostra decisione di appoggiare il no nel referendum in Italia potrebbe diventare il bacio della morte".