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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Israele-Iran, Crosetto dice che in Italia c’è il rischio di attacchi terroristici: “Possibili atti dimostrativi”

Il ministro della Difesa Crosetto in un’intervista al Corriere della Sera sulla crisi scoppiata tra Iran e Israele ha detto che non si può escludere rischio di una guerra nucleare. Per quanto riguarda le possibili conseguenze dell’escalation per l’Italia ha detto che “Da noi il rischio maggiore è quello di atti dimostrativi da parte di gruppi radicalizzati”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro della Difesa Guido Crosetto, all'indomani dell'informativa urgente resa alle commissioni esteri di Camera e Senato, dal ministro degli Esteri Tajani  sugli sviluppi della crisi tra Israele e Iran, in un'intervista al Corriere della Sera torna sull'escalation in corso.

"Da noi il rischio maggiore è quello di atti dimostrativi da parte di gruppi radicalizzati", ha spiegato Crosetto, rispondendo a una domanda su possibili conseguenze di un allargamento del conflitto, tra cui possibili attacchi terroristici. "Al momento, non ci sono segnali di organizzazioni specifiche con intenzioni dirette sull'Italia. Ma i nostri servizi di intelligence, così come le forze di polizia, operano con la massima attenzione e reattività come sempre. Sono stati rafforzati i dispositivi di sicurezza in tutto il Paese, ma senza creare allarmismi".

Già ieri il ministro della Difesa da Capri aveva precisato l'Italia è fuori dalle dinamiche dirette, ma non può dirsi al riparo, visto il ruolo che l'Occidente svolge nel sostegno a Israele. "L'integralismo islamico può colpire gli alleati di Tel Aviv", ha detto ieri Crosetto. "Dobbiamo aspettarci che parte dell'integralismo islamico legato all'Iran individui dei responsabili negli alleati di Israele come Francia, Germania, Gb. L'Italia per il momento è fuori da queste dinamiche ma ci può essere in termini generali una ripercussione", ha sottolineato ieri, sottolineando però che  "Negli anni l'intelligence e la polizia ci hanno tenuto lontano dagli aspetti più gravi, affrontati invece da altri Paesi".

Per il ministro della Difesa non si può escludere il rischio di una guerra nucleare: "La corsa dell'Iran verso l'arricchimento dell'uranio e la costruzione della bomba atomica, era ed è inaccettabile per Israele. Perché l'Iran ha ribadito, più volte, che il suo scopo è distruggere non Israele – che non chiama nemmeno Stato di Israele, ma ‘entità sionista' – ma ogni presenza israeliana nella regione. Il giorno in cui l'Iran avesse la bomba atomica, non perderebbe un'ora: la userebbe senza esitazione. Israele lo sa, lo ha sempre saputo, ed è la sua principale preoccupazione. Per questo non era difficile prevedere che prima o poi sarebbe partito un attacco rilevante".

A proposito del pericolo concreto di una guerra nucleare, ha detto: "Purtroppo non possiamo escludere nulla. A ora non ci sono segnali concreti di imminente impiego di armi nucleari da parte di Israele che invece vuole neutralizzare questi armamenti. Ma, come in ogni conflitto, e in questo caso ancora di più, è fondamentale agire con assoluta prudenza. È nostro dovere lavorare affinché la tensione si abbassi il prima possibile e si trovi una forma di nuova convivenza tra Israele e Iran. Altrimenti, il rischio di escalation è molto più grave rispetto ad altri scenari globali".

"Un'escalation – ha detto ancora il ministro – potrebbe avere gravi ripercussioni sull'economia, sull'approvvigionamento energetico e sulla sicurezza interna. Lo Stretto di Hormuz sarà uno dei punti critici, nelle prossime settimane, ma anche a medio-lungo termine la situazione può avere conseguenze importanti, incluso un aumento del rischio di attacchi terroristici".

Crosetto ribadisce il no dell'Italia all'invio di militari in zone di conflitto

Il ministro della Difesa ha poi ribadito che resta ferma la posizione dell'Italia sul no all'invio di militari italiani in Ucraina e in altre zone di guerra: "Noi non mandiamo i nostri soldati in teatri di guerra. Mai. Li inviamo in aree dove si è stabilita una pace o durante fasi di tregua e per garantire la stabilità di quei Paesi. I nostri militari non vanno all'estero per combattere: non rientra, tra l'altro, nelle possibilità previste dalla nostra Costituzione".

Ha assicurato inoltre che "continueremo a sostenere l'Ucraina, nei limiti del possibile, perché non si può lasciarla sola sotto un attacco che continua senza sosta, violando il diritto internazionale. Quando ci sarà una vera tregua e inizierà un realistico percorso di pace, allora cesseremo il supporto militare". Ma, ha ricordato che "non possiamo lasciare le nostre scorte vuote", per cui, visto che i nostri arsenali militari sono quasi vuoti, è necessario attivare nuovi contratti e rivedere la logistica.

"Italia arriverà al 5% delle spese militari nel 2035"

Relativamente alla Nato che ci chiede di arrivare al 5% delle spese militari, Crosetto ha aggiunto che "la Nato chiederà, probabilmente, come spese, un 3,5% in difesa e un 1,5% in sicurezza. È un obiettivo ambizioso, ma nessuno di noi pensa di raggiungerlo in uno o due anni. È ragionevole fissare il traguardo al 2035, con un aumento massimo dello 0,2% l'anno, così da renderlo compatibile con il nostro bilancio e senza toccare spese essenziali come sanità, welfare e istruzione".

Servono 40 miliardi "l'obiettivo è raggiungibile in dieci anni, non in sei mesi", ha detto. Il Rearm Europe, "più che un piano definito, è un'idea che lascia agli Stati la libertà di contribuire secondo le proprie capacità. Il nostro compito è rispettare gli impegni Nato e gli assetti richiesti. Ogni Paese ha un ruolo assegnato. Così, contribuiamo anche a costruire un futuro sistema di difesa europea, basato sugli stessi criteri e principi della Nato".

Cosa ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante l'audizione in Parlamento

"Di fronte a una minaccia esistenziale, Israele ha il sacrosanto diritto di difendere i propri cittadini – è la posizione espressa ieri dal ministro degli Esteri e leader di Forza Italia in Parlamento – Non può esservi, su questo punto, alcuna ambiguità. L’Iran non può dotarsi della bomba atomica". Il vicepremier ha anche aggiunto che l'operazione militare israeliana contro l'Iran "appare destinata a durare diversi giorni, se non settimane".

"Secondo l’intelligence israeliana, in meno di sei mesi l'Iran avrebbe potuto disporre di 10 bombe atomiche, e di oltre 2000 missili per poterle lanciare, verso Israele e non solo – ha proseguito il titolare della Farnesina – Un quadro assolutamente allarmante, confermato in maniera inequivocabile dal recente rapporto dell’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, che ha dichiarato l'Iran in violazione dei suoi obblighi sul tema dell’arricchimento dell’uranio".

Quanto agli italiani presenti nell'area, Tajani ha detto che al momento non risultano rischi: "Attualmente si trovano circa 50.000 italianu in tutta la regione mediorientale. La presenza più significativa è in Israele, con circa 20.000 connazionali, mentre sono circa 500 quelli residenti in Iran. Al momento non ci sono state segnalate situazioni critiche", ha detto nell'audizione, sottolineando che "a questi si aggiungono i nostri militari presenti nell'area, dall'Iraq al Libano, dal Golfo al Sinai, che seguiamo insieme al Ministero della Difesa".

"Le nostre Ambasciate sono in contatto con tutti i connazionali che hanno chiesto informazioni per rientrare in Italia. Stanno tutti bene e stanno ricevendo – uno ad uno – ogni possibile assistenza, tenendo conto dell'interruzione del traffico areo nella regione", ha detto ancora, facendo riferimento in particolare ad "un gruppo di 36 pellegrini della Conferenza Episcopale Italiana, presente a Gerusalemme, è stato assistito dal nostro Consolato Generale ed è riuscito a raggiungere la Giordania".

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