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Inchiesta Mare Jonio, Mediterranea: “Non ci sono prove e non hanno trovato soldi, non ci fermeranno”

Per l’associazione Mediterranea Saving Humans l’apertura del fascicolo da parte della procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di violazione alle norme del codice della navigazione punta “a colpire la pratica del soccorso civile in mare che Mediterranea promuove dal 2018”. Indagato anche il capo dell’associazione Casarini: “Non hanno niente nelle mani e rivoltano tutto per cercare una cosa che non esiste”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La società armatrice della nave Mare Jonio, la Idra social shipping, è finita sotto la lente della procura di Ragusa. Si ipotizzano reati gravissimi: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di violazione alle norme del codice della navigazione. La vicenda è legata al soccorso, avvenuto l'11 settembre del 2020, di 27 migranti della Maersk Etienne, imbarcazione danese che aveva recuperato i naufraghi 38 giorni prima.

Secondo la procura Mare Jonio avrebbe preteso una somma di denaro per il trasbordo dei migranti. Per questo ieri mattina sono scattate perquisizioni a Trieste, Venezia, Palermo, Bologna, Lapedona (FM), Mazara Del Vallo (TP), Montedinove (Ap) e Augusta (SR). Quattro persone risultano indagate: il capo di Mediteranea Savimg Humans (la società che gestisce il rimorchiatore) Luca Casarini, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia, ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, il regista ed ex consigliere regionale triestino Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone.L'associazione Mediterranea non è coinvolta nell'inchiesta: "La ong non risulta indagata – ha spiegato ieri il procuratore capo di Ragusa Fabio D'Anna – , e non risulta coinvolta allo stato attuale".

Ieri l'organizzazione umanitaria ha diffuso un comunicato, spiegando la sua versione: "La Procura della Repubblica di Ragusa ha coordinato perquisizioni effettuate da decine e decine di agenti in tutta Italia, in abitazioni, sedi sociali, e sulla nave Mare Jonio. Le accuse sono pesanti, ma in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare che Mediterranea promuove dal 2018". Per l'ong quello messo in piedi dalla Procura di Ragusa non è altro che un "teorema giudiziario", " in cui si ipotizza che le attività di soccorso e salvataggio siano preordinate allo scopo di lucro".

Per Mediterranea Saving Humans "La ‘macchinazione' ipotizzata è talmente surreale da rendere evidente quale sia il primo e vero obiettivo di questa operazione: creare quella ‘macchina del fango' che tante volte abbiamo visto in azione nel nostro paese, dal caso di Mimmo Lucano alle inchieste di questi giorni contro chi pratica la solidarietà ai migranti che attraversano la rotta balcanica, e sparare ad alzo zero contro chi come noi non si rassegna al fatto che da inizio gennaio ad oggi siano già centinaia le donne, uomini e bambini lasciati morire nel Mediterraneo".

E ancora: "Le perquisizioni cercano ‘prove' perché in realtà l’accusa, nonostante migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, si fonda solo su congetture". L'associazione ricorda che il caso dei migranti sulla nave danese fu definito "vergogna d’Europa", e assicura che "Mediterranea non si fermerà a causa di questo attacco, triste e prevedibile, e continuerà ad essere in mare".

Tra gli indagati c'è anche Luca Casarini, a capo della Mediterranea Saving Humans: "Ho dovuto procurarmi un nuovo telefono, ma non posso chiamare nessuno perché mi hanno sequestrato pure i computer. Hanno rivoltato casa…", ha raccontato al Corriere della Sera il 53enne, ex leader no global. "Tutti a cercare le prove di una macchinazione, di un teorema applicato al soccorso in mare. Se avessero trovato i quattrini ci avrebbero arrestati tutti. Non c’è niente. Non hanno niente nelle mani e rivoltano tutto per cercare una cosa che non esiste".

Sulle intercettazioni spiega: "Parole. Niente fatti. Arrivano a dire che la compagnia armatoriale è una associazione criminale dedita all’attività per lucro e che per fare questo si è inventata la nostra associazione, la ‘Mediterranea'. È solo un modo per cercare di infangarmi. È un’operazione tipo Mimmo Lucano. La Mare Jonio è a Venezia, in cantiere. Si sa che stiamo preparando un’altra nave. E non dico dove altrimenti la sequestrano. Sanno che stiamo per uscire in mare e vogliono bloccarci".

Solidarietà da Alarm Phone

"Le autorità italiane stanno nuovamente criminalizzando il salvataggio in mare e Mediterranea Saving Humans. Siamo solidali con i nostri amici di Mediterranea. Il salvataggio in mare non è un crimine! I veri criminali sono quelli che lasciano che le persone anneghino in mare, non assistono e respingono le persone illegalmente". A scriverlo su Twitter è il call center per i migranti in difficoltà Alarm Phone.

"Hanno messo fine a uno stand-off di 37 giorni a bordo di Maersk Etienne vicino Malta – scrive ancora la piattaforma -. Le accuse sono false, intendono criminalizzare il soccorso in mare. Piena solidarietà ai nostri amici di Mediterranea!".

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