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Migranti, fermo e multa per nave Mare Jonio: “Meloni, non ci fai paura e continueremo a salvare vite”

La nave Mare Jonio non avrebbe ascoltato le indicazioni delle autorità libiche e avrebbe creato una “situazione di pericolo” effettuando un soccorso in mare. Con questa giustificazione ha subito oggi un fermo amministrativo di venti giorni. Durante l’operazione di salvataggio, la cosiddetta guardia costiera libica aveva sparato in mare mettendo in pericolo le persone a bordo di un gommone.
A cura di Luca Pons
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La nave Mare Jonio, della Ong Mediterranea saving humans, è stata posta in fermo amministrativo per venti giorni, con il rischio di una multa fino a 10mila euro. A comunicarlo è stata la stessa Ong. Solo ieri, la nave era rientrata da un'operazione di salvataggio in cui una motovedetta libica aveva sparato in mare per allontanare i soccorritori e riportare le persone migranti in Libia. Durante il salvataggio, alcune delle persone che si trovavano a bordo della motovedetta si erano gettate in mare per essere soccorse e portate in Italia. Eppure, stando alle regole dettato dal decreto Piantedosi, la nave Ong avrebbe dovuto coordinarsi proprio con le autorità libiche in seguito al soccorso, e per di più avrebbe creato una "situazione di pericolo" perché avrebbe spinto le persone migranti sulla motovedetta a saltare in acqua.

Luca Casarini, fondatore della Ong, ha detto: "Di fronte all'azione criminale della cosiddetta guardia costiera libica – che ha il compito non di soccorrere ma di deportare uomini, donne e bambini riportandoli in Libia -, nonostante un salvataggio che la Mare Jonio è comunque riuscita a portare a termine salvando 56 persone dall'acqua, nonostante la Mare Jonio sia stata fatta oggetto di raffiche di mitra da parte di miliziani che usano una motovedetta donata dall'Italia, nonostante i video che hanno documentato tutto, il governo italiano ha deciso di sanzionare la Mare Jonio".

"Nel provvedimento si legge che è colpa della Mare Jonio se le persone sono fuggite dai loro carcerieri libici. Una cosa vergognosa, inaccettabile", ha continuato Casarini, che ha rivolto un messaggio direttamente a Giorgia Meloni: "Non ci fai paura, noi continueremo a pensare che è giusto salvare le vite. Che prima si salva e poi si discute. Questi provvedimenti non fanno paura".

La nave era tornata in mare solo a fine marzo, dopo mesi di fermo dovuti anche ai blocchi amministrativi imposti dal governo Meloni. Il capomissione di Mediterranea, Denny Castiglione, ha dichiarato: "Non abbiamo invitato nessuno a lanciarsi dalla motovedetta libica. Bisognerebbe chiedersi perché lo hanno fatto. Il verbale della cosiddetta guardia costiera libica è pieno di menzogne, ci sono i nostri video a documentarlo". A Fanpage.it, Castiglione aveva raccontato pochi giorni fa della difficoltà di operare in mare con le linee imposte dall'attuale esecutivo:"Tutte le navi che sono sbarcate in Italia sono state poi poste tutte sotto fermo amministrativo per il decreto Piantedosi".

Lo stesso provvedimento ha colpito anche la Mare Jonio, che così sarà costretta a restare ferma in porto mentre sempre più persone continuano a tentare la traversata del Mediterraneo e, spesso, muoiono in mare. Negli ultimi mesi, più di una decisione di tribunale ha messo in discussione i fondamenti giuridici del dl Piantedosi. La più recente, del Tribunale di Ragusa, a fine marzo ha annullato il fermo subito dalla nave Sea Watch 5. Non solo, ma il giudice ha anche messo in discussione che i salvataggi in mare possano essere considerati un "illecito amministrativo". Per ora, però, la linea del governo non cambia e il decreto resta in vigore.

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