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In Puglia aiuti economici alle donne che vogliono congelare gli ovuli, è la prima volta in Italia

La Regione Puglia vara una misura pionieristica a sostegno della crioconservazione degli ovociti per fini sociali, il cosiddetto social freezing. Con un contributo economico una tantum fino a tremila euro, offre alle donne tra i 27 e i 37 anni la possibilità di posticipare la maternità, affermando il diritto all’autodeterminazione riproduttiva.
A cura di Francesca Moriero
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Per molte donne, oggi, la maternità non è più una tappa naturale che si compie entro i trent'anni. È, piuttosto, una scelta che si confronta con ostacoli concreti: la precarietà lavorativa, l'instabilità delle relazioni, l'assenza di servizi adeguati, la difficoltà a conciliare ambizione professionale e desiderio di famiglia. In questo scenario, il corpo femminile si ritrova stretto nella morsa di un tempo biologico che non coincide più con quello sociale. Da qui nasce il ricorso sempre più frequente alla crioconservazione degli ovociti, una tecnica che consente di congelare le cellule uovo in giovane età per poterle utilizzare, attraverso fecondazione assistita, anche molti anni dopo. Una possibilità che offre alle donne margini di libertà, ma che rimane accessibile solo a chi può permettersela: i costi, infatti, oscillano tra i 2.500 e i 5mila euro a ciclo, a cui si sommano farmaci e spese accessorie. È in questo vuoto che si inserisce la misura approvata dalla Regione Puglia, la prima in Italia a riconoscere un sostegno economico pubblico per il cosiddetto social freezing, ossia la crioconservazione per motivi non medici, ma sociali. Una novità che ha un forte valore simbolico e politico: riconoscere la fertilità come questione pubblica, e non più solo come biologica o privata.

Un aiuto concreto: il contributo regionale fino a tremila euro

Il provvedimento pugliese, finanziato con 900mila euro per il triennio 2025-2027, prevede un contributo una tantum fino a 3mila euro per coprire le spese mediche della crioconservazione. Il bonus è destinato a donne tra i 27 e i 37 anni, residenti in Puglia da almeno 12 mesi, con un Isee non superiore a 30mila euro. La misura si applica esclusivamente agli interventi effettuati presso centri per la procreazione medicalmente assistita (PMA), pubblici o privati, iscritti al registro nazionale. Restano esclusi i farmaci, le spese per esami diagnostici preliminari, il vitto e l'alloggio. La procedura per accedere al contributo sarebbe stata delineata con precisione: le interessate devono presentare domanda presso la propria Asl entro il 3 luglio 2025, allegando la documentazione Isee. Entro 60 giorni, l'azienda sanitaria comunicherà l'ammissione. Solo successivamente si potrà avviare il percorso clinico vero e proprio, documentandone l'inizio e, una volta concluso, presentare le spese sostenute per ottenere il rimborso.

Un'iniziativa che vuole parlare alle donne di oggi

L'intervento pugliese, nelle intenzioni dell'amministrazione, sarebbe più di un semplice bonus, cioè un messaggio politico chiaro: le scelte riproduttive non devono essere un lusso. A sottolinearlo è Valentina Romano, direttrice del Dipartimento Welfare della Regione Puglia: "Sostenere il social freezing significa riconoscere che la fertilità oggi ha una dimensione sociale e che le istituzioni hanno il dovere di accompagnare le donne nelle loro decisioni, senza giudizi e senza condizionamenti. Abbiamo costruito una misura chiara, trasparente e accessibile". Una visione condivisa anche da Ruggiero Mennea, consigliere delegato al Welfare, che evidenzia come il provvedimento punti a contrastare il calo demografico non con slogan o incentivi alla natalità imposti dall’alto, ma con strumenti reali di libertà: "Si tratta di rendere accessibile una tecnica ancora percepita come elitaria e di riconoscere il valore sociale della fertilità. Non imponiamo nulla, ma offriamo una possibilità", ha dichiarato.

Congelare la fertilità: come funziona il social freezing

Il congelamento degli ovociti è un procedimento medico che consente di prelevare, congelare e conservare le cellule uovo di una donna in età fertile, per poi utilizzarle in futuro nell'ambito di tecniche di fecondazione assistita. In genere, il processo inizia con una stimolazione ovarica farmacologica, seguita da un monitoraggio ecografico e infine da un prelievo chirurgico degli ovociti, che vengono poi vitrificati, ovvero congelati con un processo ultrarapido che ne garantisce un'elevata sopravvivenza. Si tratta di una pratica consolidata nella medicina riproduttiva, ma ancora poco diffusa in Italia per fini "sociali", cioè non legati a patologie che compromettono la fertilità (come i tumori). La possibilità di ricorrervi in modo preventivo, senza motivazioni mediche, è riconosciuta a livello normativo, ma priva finora di un sostegno pubblico. Con il provvedimento pugliese, per la prima volta in Italia, la crioconservazione viene inserita nel perimetro del welfare.

Fertilità come diritto, non come dovere

La misura varata dalla Regione Puglia si distingue anche per un impianto narrativo che rifugge ogni tono paternalistico o moralista. Non si propone infatti di incentivare la maternità a tutti i costi, né tantomeno di definire un modello familiare "giusto", ma di riconoscere alle donne il diritt, pieno e legittimo, di scegliere se e quando diventare madri, libere dalle urgenze imposte dal corpo e dalle costrizioni dettate dalla condizione economica o sociale. In un Paese che continua a evocare il tema della crisi demografica senza affrontarne davvero le cause strutturali, il social freezing promosso dalla Puglia si presenta come una proposta concreta, laica e rispettosa delle soggettività. Con il bando aperto fino al 3 luglio, resta ora da verificare quante saranno le domande effettive e come verrà gestita l'erogazione da parte delle Asl. Ma la misura pugliese solleva già interrogativi importanti su scala nazionale: aprirà la strada ad analoghe iniziative in altre regioni? E potrà davvero contribuire a colmare le disuguaglianze nell'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita?

Quel che è certo è che la Regione Puglia, con questo provvedimento, sembra aver introdotto un nuovo paradigma di welfare: più aderente alla realtà dei tempi, più attento alle libertà femminili, più moderno nella sua visione, trasformando una pratica finora elitaria e individuale in un'opportunità pubblica, condivisa e accessibile.

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