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In Italia quasi una persona su dieci viveva in povertà assoluta nel 2023

Il 9,8% delle persone che vivono in Italia era in povertà assoluta nel 2023. È il nuovo dato pubblicato dall’Istat, che segnala un leggero aumento rispetto al 2022. L’incremento riguarda anche le famiglie dei lavoratori, specialmente i dipendenti.
A cura di Luca Pons
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Nel 2023 c'erano 2,23 milioni di famiglie in Italia che vivevano in condizione di povertà assoluta, pari a 5 milioni e 752mila persone. Lo riporta l'Istat nel suo aggiornamento (con dati ancora preliminari) sulla povertà in Italia. Nel 2022, gli individui in povertà assoluta erano 5,67 milioni, circa 80mila persone in meno. La situazione è peggiorata anche per chi lavora, soprattutto se è dipendente.

Guardando alle percentuali, l'Istat afferma che il dato è sostanzialmente "invariato" rispetto all'anno precedente. Si parla dell'8,5% delle famiglie (era l'8,3%) e del 9,8% delle persone (era i 9,7%). C'è stato un aumento soprattutto nel Nord Italia, dove le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022. Nelle Regioni nel Sud, invece, il numero assoluto rimane più alto che nel resto d'Italia, ma la percentuale è scesa leggermente.

La percentuale di povertà è molto più alta tra le famiglie composte solo da stranieri (35,6%) rispetto a quelle di soli italiani (6,4%). Un peggioramento riguarda le persone in cui il capofamiglia (che sia uomo o donna) lavora: l'8,2% sono in povertà assoluta (era il 7,7%), e in particolare se la persona in questione lavora come dipendente questa percentuale arriva al 9,1%, mentre un anno prima era dell'8,3%. Insomma, più famiglie di lavoratori si trovavano in povertà nel 2023 rispetto al 2022.

Negli ultimi dieci anni, l'unico periodo in cui la percentuale di povertà è scesa in modo significativo è stato il 2019, con l'introduzione del Reddito di cittadinanza. L'anno dopo poi è arrivata la pandemia, che ha riportato il dato su livelli alti. Nel 2022 c'è stato un altro aumento, a causa della fortissima inflazione che ha colpito soprattutto le famiglie meno abbienti, e il 2023 ha confermato quel livello nonostante l'aumento dei prezzi abbia rallentato.

L'Istat poi segnala che l'anno scorso le famiglie hanno speso di più – in media 2.728 euro al mese – ma non è bastato per restare al passo con l'inflazione. I prezzi, infatti, sono saliti più di quanto sia aumentato l'esborso delle famiglie. Così, in termini reali (cioè tenendo conto dei prezzi) la spesa è scesa dell'1,8%. Non è cambiata la disuguaglianza nella spesa tra le famiglie più povere e quelle più ricche.

Le famiglie dunque hanno speso più soldi, ma sono riuscite ad acquistare meno cose. Questo vale soprattutto per alimentari e bevande analcoliche. L'istituto di statistica, infatti, sottolinea che il prezzo di questi prodotti è cresciuto del 10,2% in un anno: una corsa che ha obbligato le famiglie in Italia a sborsare di più per avere meno. Infatti, è cresciuto il valore della spesa, ma è calato il volume degli acquisti. Una conferma, ha scritto l'Istat, che " le famiglie continuano a modificare le proprie strategie di acquisto per far fronte all’aumento dei prezzi".

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