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In Italia il Pil è sceso dello 0,3% nel secondo trimestre 2023: pesa ancora l’inflazione

In Italia, nel secondo trimestre dell’anno, il Pil è sceso dello 0,3%. Sono le ultime stime dell’Istat a dirlo, mentre il Mef afferma di avere previsioni “lievemente superiori”.
A cura di Annalisa Girardi
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Nel secondo trimestre dell'anno cala la crescita del Pil, che diminuisce dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi del 2023, quando invece cresceva dello 0,6%. Sono le ultime stime preliminari dell'Istat, inferiori rispetto a quanto prevedevano gli economisti. "L’economia italiana registra una flessione dello 0,3% nel secondo trimestre del 2023 rispetto al primo trimestre dell’anno, quando la crescita era risultata positiva in misura dello 0,6%", si legge nel comunicato dell'Istituto nazionale di statistica.

E ancora: "Alla discontinuità dell’andamento congiunturale nel secondo trimestre, fa fronte l’evoluzione positiva del Pil in termini tendenziali in misura dello 0,6%, che rappresenta la decima crescita trimestrale consecutiva. Questo risultato, di cui va messa in evidenza la natura preliminare, è dovuto ad una flessione sia del settore primario, sia di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi. Dal lato della domanda la flessione proviene dalla componente nazionale al lordo delle scorte, con la componente estera netta che ha fornito un apporto nullo".

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Il ministero dell'Economia ha sottolineato che questo dato negativo sul Pil "non influisce sulla previsione annua formulata nel Def" e che "l'obiettivo di crescita è ancora pienamente alla portata e si continuerà a perseguirlo con le politiche economiche di responsabilità prudente apprezzate e riconosciute come valide in ambito internazionale". L'obiettivo menzionato è quello definito appunto nel Documento di economia e finanza e prevede una crescita dell'1% per il 2023.

Le stime interne del Mef, continuano da via XX settembre, sono "lievemente superiori". Sulla generale difficoltà economica, il ministero precisa che continua a pesare "l’impatto della fase prolungata di rialzo dei prezzi sul potere d’acquisto delle famiglie" e il conseguente "rialzo dei tassi di interesse".

In Italia, come nel resto d’Europa, la fiammata inflazionistica è stata una delle conseguenze negative del conflitto in corso, che continua a rappresentare il principale fattore d’incertezza.

Ad ogni modo nell'Eurozona migliorano le aspettative, dopo un primo trimestre statico. Tra aprile e giugno 2023, infatti, il Pil dell'area euro è aumentato dello 0,3%.

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