In arrivo la decisione del governo su Green Pass e nuovi parametri: cosa raccomandano gli esperti

La decisione del governo sul Green Pass e sui nuovi parametri per i colori delle Regioni è attesa ormai a giorni. Prima però si deve riunire il Comitato tecnico scientifico per decidere la linea che guiderà l'esecutivo di Mario Draghi nel stabilire le nuove regole. Gli esperti però, che si sono riuniti già alla fine della scorsa settimana per fare il punto sul nuovo aumento dei contagi che sta interessando tutta Europa per capire come arginarlo, dovrebbero confermare quanto già sottolineato: il Green Pass si potrà scaricare solo una volta completato il ciclo vaccinale e andrà richiesto per accedere a tutti i luoghi a rischio assembramento.
Nel verbale della riunione del Cts di venerdì scorso, seguita al monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità, come riporta il Corriere della Sera si ribadisce "l'allerta per l’evidente incremento dei casi dovuti alla variante Delta", più contagiosa e capace di scatenare la malattia grave oltre che nei soggetti non vaccinati anche in chi ha ricevuto solo la prima dose del vaccino. Fattore che spinge il governo a cambiare le regole per il rilascio del Green Pass, adattandole a quelle europee: quindi ok al Green Pass solo a chi ha completato il ciclo vaccinale, che potrà scaricarlo nelle solite modalità dopo 14 giorni dalla seconda dose.
Il governo pensa inoltre ad ampliare la lista dei luoghi dove il Green Pass verrà obbligatoriamente richiesto per accedervi: si va verso un utilizzo non solo per concerti o grandi eventi sportivi, ma anche treni, aerei, navi, discoteche e ristoranti al chiuso. La cabina di regia del governo dovrebbe riunirsi entro mercoledì, mentre oggi il Cts dovrebbe ribadire quanto già indicato a inizio luglio: certificazione verde solo a due settimane dal richiamo vaccinale, test diagnostico o guarigione infrasemestrale.
Un altro punto sottolineato venerdì scorso dagli esperti riguarda la necessità di potenziare la campagna vaccinale per gli over 60 ancora senza copertura. Che dovrebbero essere quasi due milioni e mezzo di persone: si tratta di soggetti potenzialmente a rischio che, anche utilizzando il sistema sanitario nazionale per identificarli, vanno immunizzati.