Il Veneto mette la prima firma per l’Autonomia a pochi giorni dalle Regionali: cosa cambia ora

Quattro firme per avvicinare il Veneto all'autonomia differenziata, anche se si parla di poche materie e l'iter è ancora lungo. Ma sono anche quattro firme che la destra – e soprattutto la Lega – potrà spendere negli ultimi giorni di campagna elettorale verso le regionali del 23 e 24 novembre. La cerimonia ha coinvolto il presidente veneto uscente Luca Zaia e il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, compagni di partito e storici sostenitori dell'autonomia. Dalle opposizioni attacchi sull'opportunità di firmare quando manca così poco al voto, mentre il candidato di centrosinistra Giovanni Manildo ha sottolineato che "in otto anni non si è mosso nulla" e ha parlato di "operazione di propaganda".
La firma era stata annunciata nei giorni scorsi. È il primo di quattro appuntamenti nelle Regioni del Nord: oggi toccherà anche alla Lombardia, domani a Piemonte e Liguria. Si tratta di pre-intese, quindi non degli accordi che concludono l'iter, ma di indicazioni su come la Regione vorrebbe iniziare a gestire dei poteri che al momento condivide con lo Stato.
Cosa succede dopo la firma del Veneto sulle pre-intese per l'Autonomia
In particolare, le pre-intese riguardano quattro materie cosiddette non-Lep, cioè degli ambiti in cui secondo il governo non serve che il Parlamento intervenga per stabilire quali sono i criteri minimi che tutte le Regioni devono rispettare, sia quelle con l'autonomia, sia quelle senza. Queste quattro materie sono: sanità (o meglio, coordinamento finanziario nell'ambito della sanità), Protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa.
Non è la prima volta che il Veneto firma una pre-intesa, anche se non si parlava di temi specifici: era avvenuto già nel 2018, con il primo governo Conte, pochi mesi dopo il referendum consultivo in cui i veneti avevano chiesto maggiori autonomie. Da allora, però, i negoziati sono rimasti sostanzialmente fermi. Il governo Meloni ha rilanciato la questione, ma la riforma è stata in gran parte bocciata dalla Corte costituzionale perché scritta male e senza tenere conto della distribuzione dei poteri.
Come detto, ora l'iter proseguirà. Servirà l'intesa definitiva, poi il via libera del Parlamento. Nel frattempo potrebbero arrivare altri ricorsi alla Consulta, e non è ancora chiaro se la norma sui Lep – depositata al Senato – riuscirà a vedere la luce.
Polemica sulle regionali, Manildo (Csx): "Propaganda e favole"
Anche se nulla è concluso, la firma dà comunque l'occasione al centrodestra di rivendicare un risultato. Zaia ha parlato di "giornata storica". Il ministro Salvini, leader leghista, ha celebrato scrivendo: "C'è tanto Veneto in questa battaglia, i referendum che coinvolsero milioni di veneti e di lombardi. È un passaggio importante perché mai Venezia e Roma si erano incontrate per firmare dei temi assolutamente concreti e reali, fra cui la sanità".
Torni da campagna elettorale. E proprio questa sera è prevista a Padova la chiusura della campagna del centrodestra, dove parleranno Zaia, il candidato Alberto Stefani, Salvini, Antonio Tajani, Antonio De Poli (Udc) e Giorgia Meloni. Una coincidenza che non è sfuggita alle proteste delle opposizioni.
"Siamo di fronte ad una forzatura che costituisce un pericoloso precedente", una "bandiera di propaganda che farà solo danni al Paese", ha condannato il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, peraltro ministro per gli Affari regionali nel secondo governo Conte. Di "blitz sull'autonomia" per "indebolire il Mezzogiorno" ha parlato invece Roberto Fico, anche lui impegnato con le regionali, ma in Campania.
Il candidato veneto di centrosinistra, Giovanni Manildo, ha denunciato una "operazione di propaganda" specificando, come aveva già spiegato a Fanpage.it, di non essere contrario all'autonomia, "ma siamo per un'autonomia seria, non favole. A pochi giorni dal voto, Salvini, Zaia e Stefani annunciano l’ultima miracolosa “pre-intesa”, come se improvvisamente tutto fosse risolto. Ma davvero pensano che i veneti possano crederci ancora? In otto anni non si è mosso nulla".