18 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il Sud sarà penalizzato dall’incertezza politica e dagli effetti della guerra

Le anticipazioni del rapporto Svimez lanciano un chiaro allarme sul futuro del Mezzogiorno: l’inflazione cresce più rapidamente e l’incertezza politica – unita alla guerra in Ucraina – rischia di penalizzare particolarmente il Sud.
A cura di Tommaso Coluzzi
18 CONDIVISIONI
Immagine

La crescita del Mezzogiorno è in pericolo. Le anticipazione del rapporto Svimez parlano chiaro e lanciano l'allarme sulla prospettiva dei prossimi anni nelle Regioni del Sud. La pandemia, la crisi economica, la guerra in Ucraina, l'inflazione, l'incertezza politica. Sono tutti macigni sul futuro del Mezzogiorno. "La guerra ha riportato l’inflazione a livelli sconosciuti a quasi due generazioni – si legge nell'anticipazione – costi di produzione e prezzi alle stelle, nuovi rischi operativi per le imprese più esposte all'indebitamento esterno e erosione del potere d’acquisto per le fasce più deboli della popolazione". Ma il punto è che "le nuove turbolenze compromettono la ripresa soprattutto al Sud, dove la SVIMEZ prevede un picco di inflazione nel 2022 dell’8,4% contro il 7,8% nel Centro Nord. Con tensioni sul fronte dei costi dell’energia più accentuate per le imprese meridionali".

Il problema non riguarda solamente l'inflazione – che al Sud secondo Svimez colpirà ancora più duramente le famiglie – ma anche la ripresa che era cominciata dopo il crollo del Pil nel 2020, per via della pandemia di Covid: "A differenza delle passate crisi, il Mezzogiorno ha tuttavia partecipato alla ripartenza con il contributo delle misure di sostegno ai redditi delle famiglie, che hanno favorito la ripresa dei consumi, e dell’intonazione espansiva della politica di bilancio". Ma "le prospettive di ripresa sono state pregiudicate dai tragici eventi dell’invasione russa dell’Ucraina".

"Nel 2022 il Pil italiano dovrebbe crescere del 3,4%, in maniera più accentuata al Centro-Nord (3,6%) rispetto al Sud (2,8%) – si legge ancora – nel biennio 2023-2024, in un contesto di drastica riduzione del ritmo di crescita nazionale (+1,5% nel 2023; +1,8% nel 2024), il differenziale Nord/Sud dovrebbe attestarsi su 0,8 punti percentuali nel 2023 e 0,6 nel 2024".

A pesare, però, è anche l'incertezza politica. Se non altro in prospettiva: "In presenza di tensioni sui mercati finanziari dovuti all’instabilità politica, la crescita nazionale rallenterebbe ulteriormente rispetto allo scenario base con impatti più ampi nel Mezzogiorno dove maggiori sono i rischi di razionamento del credito per le imprese". Il Pnrr in questo è la soluzione ma anche una responsabilità enorme, per una sfida che l'Italia deve vincere unita da Nord a Sud.

18 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views