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Il racconto di due mamme a Fanpage.it: “Battezziamo in Chiesa nostra figlia, il prete ci ha accolto”

Cetty Costa è insieme a sua moglie mamma di una bambina di 5 mesi. A Fanpage.it ha raccontato la loro storia e il percorso, accidentato, per mettere al mondo la loro figlia, grazie alla fecondazione in vitro fatta a Madrid: “Siamo serene perché sappiamo che è nostra figlia, qualunque cosa accada, ci sentiamo comunque famiglia”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Cetty Costa è una mamma di una bimba di quasi 5 mesi, ma lo Stato italiano vuole privarla di questo diritto. Cetty vive a Reggio Calabria insieme alla donna che ama, e che è la mamma biologica della bambina. A febbraio 2022 hanno contratto l'unione civile, ma non possono dirsi ‘sposate' perché in Italia la legge non consente ancora il matrimonio tra due persone dello stesso sesso.

Gli ostacoli burocratici che in questo Paese rendono difficile la vita delle coppie omogenitoriali non hanno impedito a Cetty e a sua moglie di avere una figlia insieme e formare una famiglia, che nella loro città e nella loro rete sociale e amicale è sempre stata accolta, amata e rispettata. C'è voluta molta pazienza e dedizione, ma soprattutto è stata necessaria una considerevole disponibilità di soldi, per far nascere la loro bambina, venuta al mondo grazie alla fecondazione in vitro, fatta a Madrid (la bambina è poi nata a Reggio Calabria).

Cetty Costa è una scrittrice, e lavora anche come consulente immobiliare a Reggio Calabria. Sua moglie, che è psicoterapeuta, è rimasta incinta dopo diversi tentativi andati a vuoto e un esborso totale di circa 30mila euro. E Cetty non può non notare che il sistema è iniquo, perché di fatto impedisce a coppie meno benestanti della sua di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita per avere un figlio.

Certo riconosce di essere stata molto fortunata, perché nel loro caso, al netto dei sacrifici, alla fine è andato tutto bene. Ma se adesso volesse procedere con l'adozione ‘in casi particolari' per farsi riconoscere da un giudice la genitorialità, una condizione che non avrebbe bisogno di ulteriori passaggi burocratici perché per lei è assolutamente naturale, la strada sarebbe in salita.

"Inizialmente siamo andate a Bilbao – ha raccontato Cetty Costa, contattata telefonicamente da Fanpage.it – Lì non è andata bene e a quel punto ci siamo rivolte a un grosso centro di Madrid, il più grande e costoso d'Europa. Da giugno 2021 a febbraio 2022, quando poi mia moglie è rimasta incinta, siamo partite ogni mese, per dieci giorni. Con tutte le difficoltà che questo ha comportato, anche dal punto di vista lavorativo. Abbiamo dovuto sostenere tutte le spese. Ma questo non è morale, perché per lo Stato siamo famiglia solo quando paghiamo le tasse".

"Noi battezzeremo a giugno la nostra bambina, il vescovo della nostra Diocesi ci ha fatto sentire accolte, e il prete a cui ci siamo rivolte ci ha detto: ‘siamo noi che dobbiamo ringraziare voi per aver messo al mondo una bambina tanto amata'. E questo naturalmente ci ha avvicinato alla Chiesa. Abbiamo potuto iscrivere nostra figlia all'asilo, presentandoci come due madri, nessuno ci ha chiesto l'atto di nascita. Nella nostra comunità non abbiamo incontrato alcuna difficoltà, e nemmeno nelle nostre famiglie".

"Mia madre ha 78 anni, è rimasta vedova da due mesi, e mi ha detto che mia figlia le ha salvato la vita, perché la morte di mio padre l'aveva devastata. Lui nelle sue ultime settimane di vita baciava commosso il piedino della bambina. Non c'era la legge, c'era solo amore. A volte io vivo una dissociazione tra quello che sta accadendo in Italia a livello normativo e quello che viviamo quotidianamente a casa nostra e nella nostra città. C'è una discrepanza pazzesca", ha raccontato ancora Cetty.

"Qualunque cosa accada, è nostra figlia"

Le due mamme sono oggi preoccupate per il clima che si respira con il nuovo governo, per l'atteggiamento persecutorio che ogni giorno colpisce le famiglie arcobaleno, soprattutto dopo lo stop imposto ai Comuni dal Viminale alla registrazione degli atti di nascita dei figli nati da coppie gay. "Ci dispiace che nostra figlia possa crescere in un Paese che la pensi in questo modo", ha detto ancora Cetty a Fanpage.it. "Ma siamo serene perché sappiamo che è nostra figlia, qualunque cosa accada, ci sentiamo comunque famiglia".

La ministra della Famiglia Eugenia Roccella ha risposto ai sindaci ‘ribelli', che avevano annunciato di voler proseguire con le trascrizioni (solo quelle dei figli di due mamme con già un certificato fatto all'estero, non quelle dei bambini con due papà), chiudendo di fatto qualsiasi possibilità di dialogo: "Non c'è un confronto da fare – ha detto la ministra – Ci sono leggi e una sentenza precisa". In realtà la ministra fa confusione, perché la Cassazione si è espressa a dicembre sulla Gpa, (la maternità surrogata, che è vietata in Italia e su cui i giudici hanno sempre parere contrario), non sulle trascrizioni. Al di là del tentativo di Roccella di confondere le acque, il vulnus legislativo, evidenziato anche dalla Corte Costituzionale (sentenza 32/2021), ha un impatto anche psicologico sulla vita delle coppie omogenitoriali.

"Anche nel caso in cui una coppia riuscisse a far registrare un certificato di nascita di un figlio con entrambi i genitori si tratterebbe comunque di un atto impugnabile dalla Procura in qualunque momento. Non si può considerare un diritto in questo momento, è un palliativo, perché si finisce comunque con il vivere sempre sul filo del rasoio, con la paura. E questo non è per nulla tutelante nei confronti del minore", ha sottolineato Cetty.

"Siamo sicuramente contente che si possa ricorrere alla Stepchild adoption, ma non è una procedura così lineare. Oggi dicono che per le coppie omogenitoriali si può fare l'adozione ‘in casi particolari'. Ma vorrei ricordare che non è una norma, è sempre soggetta alla volontà di un giudice e di un assistente sociale, che frequenterà per tre anni l'abitazione della coppia, per stabilire se quei papà e quelle mamme, che dal punto di vista emotivo sono genitori a tutti gli effetti, sono idonei. Ma questo che costi ha per la Giustizia? Qualcuno se lo chiede? E poi quante sono le famiglie che possono sostenere queste spese? A noi questo non spaventa, perché siamo persone fortunatamente benestanti, con un'ottima rete sociale attorno".

Adottare un bambino per una coppia gay è praticamente impossibile

Cetty e sua moglie hanno subito accantonato l'idea di adottare un bambino, perché le possibilità che la procedura vada a buon fine per una coppia gay sono molto scarse. "Le facilitazioni ci sono soltanto se si tratta di bambini malati, come il caso di Luca Trapanese, il papà single che ha adottato Alba, la bimba con sindrome di Down. Però in questo modo non si fa altro che discriminare il single o l'omosessuale, e nello stesso tempo il bimbo malato, che avrebbe magari bisogno di maggiori cure, e quindi di due genitori".

"In Italia nel 2022 ci sono state circa 8mila richieste di adozioni, e ne sono andate in porto solo 200. Eppure sono migliaia i bambini chiusi nelle case famiglia. Ma per adottare un bambino ci vogliono circa 25-30mila euro. Quindi per lo Stato italiano sei un buon genitore solo se sei ricco. Però se un uomo e una donna mettono al mondo un bambino, ma arrivano a prendere al massimo 800 euro al mese, sono invece ritenuti idonei. Mi sembra una contraddizione".

"Mia moglie aveva trent'anni, e sentiva l'esigenza di diventare mamma, un'esigenza legittima per una donna, al contrario di quanto afferma la ministra Roccella, secondo cui non esiste ‘un diritto a diventare genitori'. È aberrante che una frase del genere la dica un ministro della Famiglia, donna per giunta. Nella maggioranza dovrebbero innanzitutto rimodulare il linguaggio, quanta violenza e volgarità c'è nell'espressione ‘utero in affitto'. E poi loro parlano di ‘mercato nero' dei bambini, sappiamo che esiste, così come esiste anche quello degli organi. Ma non ha nulla a che vedere con la gestazione per altri, che è normata in molti Paesi, ed è una pratica che può essere portata avanti esclusivamente da donne con un reddito alto che abbiano già altri figli".

"È giusto che due uomini debbano esibire dei documenti quando rientrano in Italia con un bambino, per dimostrare di aver fatto ricorso alla Gpa in modo legale. Ma perché dire a priori che due uomini non possono crescere un figlio? Se, come diceva De Andrè, continueremo a pensare che ‘Il dolore degli altri è dolore a metà', non usciremo mai da questo mondo malato".

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