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Il presidente di Confindustria ribadisce che il reddito di cittadinanza è un fallimento

Bonomi è tornato sul tema del reddito di cittadinanza, definendolo “un fallimento”. Il presidente di Confindustria si riferisce soprattutto alla parte rivolta alle politiche attive del lavoro, sulla quale è stato commesso “un errore gravissimo”. Per il ministro Orlando lo strumento è stato “fondamentale in questa pandemia”, mentre sul lavoro occorre “una rete pubblica che gestisca questo passaggio”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Confindustria non ha mai amato il reddito di cittadinanza, ma ora Bonomi torna all'attacco. Dopo aver esultato per l'arrivo di Draghi, come tanti altri, e avergli chiesto di intervenire su una serie di questioni, il presidente degli industriali è tornato a parlare dello strumento bandiera del Movimento 5 Stelle. La linea della confederazione è sempre stata chiara, in realtà, a partire da quando diceva che l'ammontare del reddito di cittadinanza era troppo alto e rischiava di scoraggiare le persone nella ricerca del lavoro. Solo pochi mesi fa, nei giorni dell'insediamento del nuovo governo, condizionati da un grande entusiasmo generale per la svolta politica, Bonomi chiedeva direttamente a Draghi di eliminarlo.

Il presidente di Confindustria è tornato ieri sull'argomento a Mezz'ora in più, su Rai 3, chiarendo ancora una volta il suo punto di vista: "È un fallimento". Lo è perché "del milione e 700mila persone che percepiscono il reddito di cittadinanza l’Anpal ha ricollocato 423 persone". Carlo Bonomi ha spiegato che "per il reddito di cittadinanza abbiamo sempre definito corretta la parte di intervento sulla povertà", ma sul tema delle politiche attive del lavoro "è stato un errore gravissimo". È fondamentale lavorare "sulla rioccupabilità delle persone". E in questo senso, Bonomi ha ricordato che "non c’è nessun antagonismo tra pubblico e privato", ma che bisogna "lavorare insieme per il bene del Paese".

Le critiche di Bonomi sulle politiche attive sono condivise in modo abbastanza trasversale, dalle forze politiche ai sindacati. È essenziale una riforma dello strumento per renderlo realmente utile anche su questo binario: "Il reddito di cittadinanza è stato fondamentale in questa pandemia perché un milione e mezzo di famiglie sarebbero sprofondate – ha spiegato il ministro Orlando durante la stessa trasmissione – Ma non è uno strumento per fare politiche attive per il lavoro". Perciò "occorre potenziare la rete dei servizi per la ricerca del lavoro, la riqualificazione della formazione professionale e strumenti che incoraggino il privato a fare formazione". Orlando ha anche aggiunto che, però, "occorre una rete pubblica che gestisca questo passaggio nel modo migliore".

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