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Il ministro Crosetto spiega cosa vuole fare il governo Meloni per aumentare le spese militari

Interrogato alla Camera durante il question time, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ripetuto che l’Italia arriverà al 2% del Pil in spesa militare quest’anno. Per farlo si calcoleranno in modo diverso le spese già effettuate oggi, mentre non è chiaro se ci sarà un vero e proprio aumento degli investimenti.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni farà raggiungere all'Italia il 2% del Pil in spese militari. Ma per farlo non spenderà più soldi: si limiterà a ‘spostare' alcune spese che già effettuava nella ‘categoria' delle spese per la difesa. Si considereranno "tutti i contributi alla difesa in senso lato di un Paese", ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto rispondendo al question time alla Camera. E in più bisognerà dare un "focus più militare" anche in ambiti che "fino a oggi ne avevano relativamente di meno", come la Guardia costiera e la Guardia di finanza.

Cosa ci sarà nella spesa militare dell'Italia

Per adesso, insomma, concretamente non si parlerebbe di comprare più armi. Si vorrebbe risolvere la questione con un ‘trucco' contabile che era già nell'aria da alcune settimane. Si useranno "criteri di computo tesi a considerare olisticamente, come molte nazioni già fanno, tutti i contributi alla difesa in senso lato di un Paese". Ovvero, un sistema di calcolo che tenga tutto il possibile sotto l'etichetta "spese militari".

Il ministro ha fatto qualche esempio: i soldi "per le capacità operative, quelli per le comunicazioni, per lo spazio". E ancora, quelli per le "infrastrutture critiche" (ci sarebbe anche l'ipotesi di includere i fondi per il Ponte sullo Stretto) e quelli per "migliorare la mobilità militare". Non solo, ma servirà un "focus più militare per forze e ambiti che fino a oggi ne avevano relativamente di meno". Non solo lo spazio, da cui vengono "crescenti e continue minacce", ma anche la Guardia di finanza, le Capitanerie di porto e i Carabinieri dovranno avere un'impostazione più militare.

Tutto questo "può bastare per raggiungere il 2%, ma non per quello che dovremo fare", ha insistito Crosetto. Infatti, al vertice di giugno la Nato darà ufficialmente "un nuovo livello di contribuzione" a cui puntare. "Ci aspettiamo un valore tra il 3,5 e il 5%", ha detto il ministro citando le anticipazioni già riportate dalla Nato e dagli Stati Uniti.

In replica ha risposto il deputato Luigi Marattin: "Mi pare di aver capito che non abbiamo aumentato le spese militari, abbiamo semplicemente riclassificato delle cose che prima avevano un'altra etichetta in spese militari. Quindi da anni stiamo parlando di questi 2% e c'eravamo praticamente già. Le cose non mi tornano granché", ha commentato.

Proseguendo il question time, Crosetto si è anche difeso dall'accusa del M5s di contribuire alla speculazione nel settore delle armi con l'aumento delle spese militari: "Io non decido nulla, il bilancio del ministero della Difesa viene deciso dal Parlamento. Il ministero della Difesa gestisce le risorse che il Parlamento gli mette a disposizione". In più, andare al 3,5% o al 5% "non la decide l'Italia. Al vertice Nato di fine giugno, il governo italiano esprimerà le sue idee e la Nato prenderà una decisione".

Poi ha insistito: "Il ministro della Difesa prende ordini dal Parlamento, siamo una repubblica parlamentare, e il bilancio viene discusso e votato in quest'Aula". Crosetto non ha sottolineato, però, che il partito di cui fa parte è lo stesso che guida la maggioranza in Parlamento, e che quindi la sua voce in capitolo può farsi sentire eccome.

Vendere e comprare armi da Israele

Infine, Alleanza Verdi-Sinistra ha chiesto a Crosetto delle forniture militari israeliane comprate dall'Italia. Il ministro ha detto che si parla dell'acquisto di una suite operativa che, in una delle sue tre versioni previste, utilizza componenti comprati da Israele, e che al momento quella versione è stata sospesa. Per quanto riguarda la vendita di armi a Tel Aviv, invece, sono state sospese le nuove concessioni, mentre per quelle che erano già attive prima del 7 ottobre 2023 l'Italia sta facendo "valutazioni caso per caso" per stabilire che "i singoli materiali non possano utilizzati per commettere violazioni dei diritti umani, crimini internazionali o colpire la popolazione civile".

"L'Italia continua a inviare ricambi e armi in Israele relativi alle vecchie licenze e a comprare tecnologia israeliana. Siamo amici di un esercito che apre il fuoco su una delegazione diplomatica europea? Ieri il Consiglio Affari esteri dell'Ue ha finalmente deciso, a maggioranza, una revisione dell'accordo di associazione con Israele. L'Italia si è tenuta fuori da questa maggioranza. Crosetto e il governo si stanno macchiando di complicità con il genocidio", ha risposto il deputato Marco Grimaldi.

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