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Il Governo non prorogherà lo stato di emergenza Covid oltre il 31 marzo

Secondo il sottosegretario alla Salute Sileri con questi dati non ha senso parlare della proroga dello stato d’emergenza, ma Cartabellotta (Gimbe) frena gli entusiasmi: “La pandemia non è finita”.
A cura di Giacomo Andreoli
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Il governo Draghi si appresta a dire addio allo Stato di emergenza a partire dal 1° aprile. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri è tornato a dirlo in maniera esplicita. «Osservando i numeri odierni e delle ultime settimane – ha spiegato a Sky Tg24- non vi è ragione per mantenerlo». Nonostante il ministro della Salute Roberto Speranza si dica ancora prudente e inviti alla cautela, la tendenza dell'esecutivo è quindi oramai chiara ed è confermata anche da quanto sostenuto dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, che auspica anche la fine del Green pass entro l'estate.

Secondo Sileri è improbabile che la pandemia possa riprendere con un'ulteriore variante più contagiosa di Omicron. I vaccini d'altronde funzionano e limitano gli effetti gravi e le ospedalizzazioni. «Anche questa pandemia – aggiunge il sottosegretario grillino- sta arrivando ad una fine che è una transizione da pandemia a endemia». L'Italia dovrebbe così allinearsi a quanto stanno facendo gli altri Paesi europei e gli Usa, cioè un graduale ritorno a una sorta di normalità, in cui ci si occupa del Covid come un trattamento ordinario di una patologia oramai nota.

In Francia, dopo lo stop definitivo allo smart working, il pass vaccinale potrebbe essere revocato tra marzo e aprile. In Inghilterra entro fine mese non ci sarà più la quarantena per i positivi. In Svezia i tamponi gratis a tutti sono stati sospesi e verranno fatti solo ai più fragili. Negli Stati Uniti, infine, New York ha abolito l'obbligo di mascherine al chiuso.

Stato di emergenza Covid, niente proroga a marzo

L'ultima volta lo stato di emergenza era stato votato con apposito decreto lo scorso dicembre e la sua validità è stata fissata fino al 31 marzo. Dal 1° aprile potrebbe quindi mancare la cornice giuridica fondamentale usata finora dal governo e dalla struttura commissariale del generale Figliuolo per combattere la pandemia, derogando ai classici passaggi burocratici.

Senza lo stato di emergenza, dunque, la macchina potrebbe rallentare. Non solo: con questo strumento vengono anche disposte le varie misure sanitarie, come l'obbligo delle mascherine all'aperto e il distanziamento, ma anche l'incentivo allo smart working, tramite i famosi Dpcm. Niente stato d'emergenza significa anche eliminazione o quanto meno ridimensionamento del Comitato tecnico-scientifico.

A rischiare sarebbe anche la struttura commissariale. Tuttavia, come sottolineato dal direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, il generale Figliuolo potrebbe rimanere alla guida della macchina organizzativa dei vaccini, gestendo un virus che si fa meno letale e pianificando le immunizzazioni senza urgenza.

Mascherine al chiuso, "obbligo da mantenere"

Nel clima di euforia degli ultimi giorni per il miglioramento della pandemia si rischia però di correre troppo. Ne è convinto il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Nell'ultimo report settimanale l'organizzazione indipendente che monitora la diffusione del Covid in Italia ha spiegato che è «irresponsabile parlare ad esempio di stop alle mascherine al chiuso».

Secondo Gimbe stanno scendendo ricoveri e contagi, ma i morti sono ancora circa 2600 a settimana e, nonostante l'effetto benefico dei vaccini, ancora non siamo usciti dalla cosiddetta "quarta ondata". Per Cartabellotta, intervenuto anche a Cusano Italia Tv, «si parla di un virus rabbonito o di fine pandemia. Sono distorsioni della realtà molto azzardate».

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