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Cosa succede se non viene prorogato lo stato di emergenza per il Covid

Secondo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, se la situazione pandemica non peggiorerà, dal 1° aprile non servirà più lo stato di emergenza per combattere il Covid.
A cura di Giacomo Andreoli
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Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri lo ha detto chiaramente: al momento, a meno di nuove varianti più letali e un peggioramento nella situazione pandemia, non si prevede alcuna proroga per lo stato di emergenza. L'ultima volta era stata votata con apposito decreto lo scorso dicembre e, nonostante le divisioni, la validità è stata fissata fino al prossimo 31 marzo. Dal 1° aprile in poi, quindi, potrebbe mancare la cornice giuridica fondamentale utilizzata finora dal governo e dalla struttura commissariale del generale Figliuolo per combattere il Covid, in deroga alle classiche procedure burocratiche.

L'esecutivo di Mario Draghi si allineerebbe in questo modo a quanto si sta facendo ad esempio in Spagna, dove il premier Pedro Sánchez ha chiarito che considera il virus come una sorta di influenza, oppure nel Regno Unito, dove il governo di Boris Johnson ha rimosso le restrizioni introdotte a Natale per combattere Omicron.

Stato di emergenza Covid, i poteri previsti

Lo stato di emergenza, precisamente, è una condizione giuridica che si può attivare in caso di eventi eccezionali, che garantisce poteri straordinari al governo per proteggere i cittadini italiani. Grazie a questo quadro di riferimento si può quindi derogare alle norme di legge (anche se bisogna rispettare i principi generali dell’ordinamento), con il potere di ordinanza. Nel caso del Covid questo potere viene utilizzato dal Ministero della Salute, ad esempio per far cambiare il colore delle Regioni da un giorno a un altro e dalla struttura commissariale, con il Commissario Figliuolo che può gestire rapidamente la logistica sulla campagna vaccinale.

Senza lo stato di emergenza, dunque, le procedure potrebbero rallentarsi. Non solo, con questo strumento vengono anche disposte le varie misure sanitarie, come l'obbligo delle mascherine all'aperto e il distanziamento, ma anche l'incentivo allo smart working, tramite i famosi Dpcm che non vengono votati dal Parlamento. Niente stato d'emergenza significa anche eliminazione o quanto meno ridimensionamento del Comitato tecnico-scientifico. Al momento è composto da 11 persone. Il coordinatore è il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, mentre il portavoce è Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità.

Fine dello Stato di emergenza, Figliuolo va via?

A rischiare, poi, sarebbe anche la struttura commissariale. Tuttavia, come sottolineato dal direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, il generale Figliuolo potrebbe rimanere alla guida della macchina organizzativa dei vaccini, gestendo un virus che si fa meno letale e pianificando le immunizzazioni senza urgenza.

«Se la situazione epidemiologica continuerà ad essere questa – ha detto Bassetti all'Adnkronos – abbiamo avuto un inverno senza i contorni di una vera emergenza, almeno a livello ospedaliero, ed è arrivato il momento che si esca da questa fase. Abbiamo avuto 26 mesi continui in stato di emergenza, credo che si debba tornare alla normalità». Della stessa opinione il virologo Andrea Crisanti, convinto che non prorogare il decreto significherebbe dare un segnale di ritrovata tranquillità ai cittadini italiani.

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