Il governo Meloni vuole Servizi segreti più potenti, meno limiti sulle intercettazioni preventive

Il governo Meloni starebbe lavorando a una riforma dei servizi di intelligence che consenta, in futuro, di effettuare intercettazioni preventive in modo più rapido e con meno paletti. Si parlerebbe anche, nei casi più estremi, di intercettazioni senza prima un'autorizzazione giudiziaria -che si potrebbe ottenere a posteriori. L'idea sarebbe inserita all'interno di un piano per potenziare i servizi segreti, arrivando a unire quelli interni (l'Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna) con quelli che si occupano dell'estero (Aise).
A riportare la notizia è stato il Fatto quotidiano. Le intercettazioni preventive sono quelle che gli agenti dei servizi possono usare non per indagare su reati che sono stati commessi – come fanno le Procure – ma per mettere sotto sorveglianza anche persone che hanno la fedina penale pulita. Negli ultimi anni, l'intelligence italiana per effettuarle ha usato anche il software Graphite, prodotto da Paragon.
È stato il caso, per esempio, di Luca Casarini: sottoposto a spionaggio insieme ad altri esponenti della Ong Mediterranea, nonostante l'accordo con Paragon prevedesse di non sorvegliare giornalisti né attivisti per i diritti umani (il governo si è giustificato dicendo che sono stati spiati "in riferimento alle loro attività potenzialmente relative all’immigrazione irregolare").
Non è ancora chiaro, invece, chi ha abbia spiato il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato, il caporedattore del giornale Ciro Pellegrino, così come numerosi altri giornalisti, persone vicine alla politica e alti esponenti del mondo della finanza. Dopo le polemiche degli ultimi mesi, il governo Meloni ha fatto cadere il silenzio sulla vicenda Paragon.
L'intervento ipotizzato riguarderebbe, dunque, queste intercettazioni preventive. Oggi è possibile effettuarle solo se c'è l'autorizzazione di Palazzo Chigi (il presidente del Consiglio, oppure l'autorità delegata ai Servizi segreti, che per il governo Meloni è il sottosegretario Alfredo Mantovano), e anche di un magistrato: il procuratore generale della Corte d'appello di Roma.
Il governo vorrebbe restringere i tempi necessari per ottenere questa autorizzazione. E, nei casi in cui magari c'è il rischio che la persona interessata lasci il Paese a breve, anche dare la possibilità di procedere senza il via libera del procuratore. L'ok si potrebbe ottenere dopo, a posteriori. Il rischio – anche se non c'è ancora un testo scritto di riforma a cui fare riferimento – sarebbe di aumentare i poteri del governo riducendo, almeno in parte, quelli della magistratura nel controllo dell'intelligence.
Questa è solo una delle modifiche che l'esecutivo avrebbe in mente. L'obiettivo più ampio sarebbe arrivare a non avere più due agenzie separate, una che si occupa delle questioni italiane e una che lavora all'estero. Ma un unico ente, più centralizzato, efficiente e potente, che incorpori entrambe.
Per il momento, comunque un testo complessivo non c'è. Il governo potrebbe partire dalle intercettazioni, con una proposta di riforma da presentare già all'inizio dell'anno prossimo. Il dibattito sulle intercettazioni e le attività dei servizi segreti, quindi, nei prossimi mesi potrebbe riaccendersi in Parlamento.