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Il governo Meloni propone la settimana corta per i deputati, niente lavori alla Camera il venerdì

Alla Camera, il venerdì mattina, si svolgono le interpellanze parlamentari al governo: ministri o sottosegretari rispondono alle domande poste dai deputati. Ma è difficile garantire che ci sia un rappresentante dell’esecutivo: per questo, il governo Meloni avrebbe proposto ai partiti di spostare il tutto al giovedì, ‘liberando’ il venerdì e permettendo di lavorare in Aula un giorno in meno.
A cura di Luca Pons
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Lavori della Camera chiusi il giovedì, invece del venerdì. Una ‘settimana corta', per così dire, per i deputati che oggi invece si presentano in Aula il venerdì mattina per sentire del risposte del governo alle interpellanze parlamentari. Sarebbe la proposta fatta dal governo Meloni, e in particolare dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, ai capigruppo di Montecitorio. Sollevando qualche perplessità nella minoranza, che nel frattempo ha visto le sue proposte di settimana corta (quella ‘vera', per i lavoratori dipendenti) respinte in commissione.

La proposta di Ciriani sarebbe arrivata all'ultimo incontro dei capigruppo della Camera, mercoledì. Per adesso sarebbe solo preliminare, in attesa di un confronto forse direttamente dopo l'estate, secondo quanto riportato da Repubblica. Si tratterebbe di spostare le interpellanze dal venerdì mattina al giovedì pomeriggio. Perché, banalmente, il venerdì diventa difficile trovare membri del governo che siano reperibili per apparire in Aula.

È noto da tempo che il venerdì, per quanto la Camera sia formalmente aperta, i lavori in Aula scarseggiano. Le interpellanze ricevono risposta da qualche sottosegretario, tra i seggi c'è un numero limitato di deputati, mentre tutti gli altri sono altrove: spesso hanno già lasciato Roma e sono tornati a casa. D'altra parte, al Senato è già ufficialmente così. Tutti i lavori si chiudono entro il giovedì, a meno di situazioni di particolare urgenza che richiedono lavori prolungati.

È dal giugno 2008 che le due camere hanno ritmi diversi. Fu l'allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, a proporlo ai presidenti delle commissioni per limitare l'abitudine dei parlamentari di presentarsi solamente dal martedì al giovedì. All'epoca la proposta era di lavorare da lunedì a venerdì, ma poi fermare l'Aula per una settimana al mese, da dedicare ‘ai territori'. Alla fine passò una via di mezzo: sì al venerdì, ma solo per le interpellanze. Che, non prevedendo votazioni, danno di fatto il via libera a tutti coloro che non sono direttamente interessati.

Anche la proposta del governo, naturalmente, lascerebbe spazio a delle eccezioni nei casi in cui ci sia del lavoro urgente in sospeso. In ogni caso per adesso nessuno dei partiti risulta aver preso posizione. Come detto, è probabile che la decisione arrivi nei prossimi mesi.

Dall'opposizione, comunque, si è registrato un certo fastidio. Soprattutto perché la settimana corta vera e propria, per portare i dipendenti a lavorare da 40 a 32 ore a settimana, è stata respinta dalla maggioranza. Proprio mercoledì, in commissione Bilancio alla Camera, il centrodestra ha votato contro la proposta di legge di Pd, Movimento 5 stelle e Avs. Naturalmente non c'è un vero legame politico tra le due proposte: una è una riforma del lavoro, l'altra una modifica delle pratiche parlamentari. Ma certamente, se la proposta sarà ufficializzata, diversi faranno notare che il governo è pronto a varare la settimana corta solo se riguarda ministri e sottosegretari.

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