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Il governo Meloni lancia l’attacco alla Corte Ue dei diritti umani: “Difende troppo i migranti”

Italia e Danimarca hanno lanciato una lettera aperta, già firmata da alcuni altri leader europei, che attacca la Corte europea dei diritti umani: l’accusa è di interpretare le convenzioni sui diritti dell’uomo in modo troppo “ampio”, e così impedire ai Paesi europei di gestire le migrazioni – ad esempio, le espulsioni – come preferiscono.
A cura di Luca Pons
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L'iniziativa è promossa da Italia e Danimarca, ma si sono già uniti Austria, Belgio, Cechia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. In una lettera aperta, disponibile sul sito del governo, i leader di questi Paesi hanno attaccato apertamente la Corte europea dei diritti umani (Cedu). Il motivo è che i giudici estenderebbero troppo la loro interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Concretamente: impedirebbero ai governi di fare ciò che vogliono in materia di migrazione, ostinandosi a tutelare i diritti delle persone migranti.

"Crediamo tutti fortemente nei nostri valori europei, nello Stato di diritto e nei diritti umani", si legge nell'apertura della lettera. "Crediamo profondamente nella dignità inviolabile dell'individuo nel ruolo delle istituzioni multilaterali, inclusa l'Onu, l'Ue e la Nato". E non solo: "Apparteniamo a famiglie politiche diverse e veniamo da tradizioni politiche differenti". Tuttavia, "concordiamo che è necessario aprire un dibattito su come le convenzioni internazionali si adeguino alle sfide che affrontiamo oggi. Ciò che era giusto una volta potrebbe non essere la risposta per il futuro".

L'attacco alle convenzioni sui diritti umani

L'attacco parte in modo più ampio, non rivolgendosi subito alla Corte ma mettendo in discussione l'idea che le convenzioni sui diritti umani debbano continuare a essere applicate in questo modo: "Il mondo è cambiato radicalmente da quando molte delle nostre idee sono state concepite, nelle ceneri della Seconda guerra mondiale. Le idee in sé sono universali ed eterne. Ma oggi viviamo in un mondo globalizzato dove le persone migrano e attraversano confini su scala completamente diversa".

I leader nella lettera si scandalizzano che alcune persone negli ultimi anni siano arrivate in Europa e abbiano "scelto di non integrarsi, isolandosi in società parallele e distanziandosi dai nostri valori fondamentali di uguaglianza, democrazia e libertà". Addirittura, aggiungono: "Va al di là della nostra comprensione come alcune persone possano venire nei nostri Paesi, prendere parte alla nostra libertà e al nostro ampio spettro di opportunità, e, però, decidere di commettere crimini. Nonostante questo riguardi una minoranza di immigrati, rischia di minare le basi delle nostre società".

Per questo, i leader dicono che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha "esteso la portata della Convenzione ben oltre le intenzioni originarie". E così facendo abbia "limitato la nostra capacità di prendere decisioni politiche nelle nostre democrazie".

Cosa chiedono i governi che accusano la Corte

Insomma, le sentenze hanno impedito ai governi di prendere le decisioni che volevano. Ad esempio nei casi "l'espulsione di cittadini stranieri criminali". Perché, quando si parla di espulsioni, "la sicurezza delle vittime e della stragrande maggioranza dei cittadini rispettosi della legge è un diritto cruciale e decisivo. E, come regola generale, dovrebbe avere la precedenza su altre considerazioni".

In sintesi, i governi firmatari – Italia in testa, come detto – chiedono di avere "più spazio a livello nazionale per decidere quando espellere i cittadini stranieri criminali", ma anche di dare più libertà alle autorità per "tenere traccia, ad esempio, degli stranieri criminali che non possono essere espulsi dai nostri territori". E, infine, di "contrastare gli Stati ostili" che "strumentalizzano i migranti alle nostre frontiere".

La difesa di Meloni: "Non vogliamo indebolire i diritti umani"

Nella conclusione, i leader prendono atto: "Probabilmente saremo accusati" di voler attaccare la democrazia. Ma, dicono, "crediamo di essere fortemente allineati nel nostro approccio alla maggioranza dei cittadini europei". Lo stesso tono che ha usato Giorgia Meloni nel presentare la lettera alla stampa: "Sgomberiamo subito il campo da eventuali polemiche: l'obiettivo non è indebolire le convenzioni, o i valori che quelle convenzioni incarnano ma rafforzarli. Cioè renderli più capaci di dare risposte al tempo in cui viviamo e ai problemi che oggi sono sentiti e oggi vanno gestiti". Parlando ai giornalisti, Meloni ha anche detto che è il momento di "saper ragionare con schemi nuovi, senza paura di affrontare i problemi dove li vediamo".

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